
Silvio Berlusconi è morto: si è spento all’ospedale San Raffaele di Milano. Accanto a lui i figli Eleonora, Barbara, Marina e Pier Silvio e il fratello Paolo. Ricoverato da venerdì, nelle ultime ore si era aggravato. Aveva 86 anni.
Alla fine anche Silvio Berlusconi ha dovuto arrendersi. Lo ha fatto dopo aver raggiunto gli 86 anni. Di questi gli ultimi 29 lo hanno visto protagonista della politica italiana. E non solo perché ha dato vita a un partito, Forza Italia, che è stato per più di un decennio il primo partito italiano. Ma soprattutto per aver imposto un cambiamento radicale nel rapporto con la politica. Qualcuno l’ha definita una vera e propria rivoluzione. Fino al 1993 a contare erano stati i partiti: la Dc, il Pci, il Psi ma anche repubblicani, liberali ecc..Il concetto di leadership, la stessa definizione di leader raramente veniva utilizzata anche nelle cronache giornalistiche. Con Berlusconi invece il leader diventa assoluto protagonista e il partito ne diviene una sua diretta espressione, governato come un’azienda. Non a caso in Forza Italia massiccia è stata la presenza di dirigenti Mediaset.
Per metà Italia fu una cosa, per metà un’altra: per tutti fu un’ossessione durata quasi trent’anni. La storia di Silvio Berlusconi, il più influente e controverso politico italiano degli ultimi trent’anni, imprenditore di enorme successo e presidente del Consiglio per tre volte tra il 1994 e il 2011, capace di accentrare sulla sua figura la vita pubblica di un intero paese per quasi un ventennio e di dividerlo profondamente.
Uno dei primi politici a commentare la morte di Berlusconi è stato l’ex presidente del Consiglio Romano Prodi, a lungo uno dei suoi principali avversari politici: «Nel nostro lungo confronto politico abbiamo rappresentato mondi diversi e contrapposti, ma la nostra rivalità non è mai trascesa in sentimenti di inimicizia sul piano personale, mantenendo il confronto in un ambito di reciproco rispetto. Ho apprezzato il suo sostegno alla causa europeista, soprattutto perché confermato e ribadito in un periodo in cui il nostro comune destino europeo era messo duramente e imprudentemente sotto accusa».
La decisione di scendere in campo arrivò contestualmente alla fine della prima Repubblica travolta da Tangentopoli. Fino ad allora il Cavaliere, titolo che gli venne conferito nel 1977, aveva fortemente appoggiato il leader del Psi Bettino Craxi (testimone alle sue nozze con Veronica Lario e padrino della figlia Barbara), che aveva sempre sostenuto il suo ruolo di tycoon anche attraverso l’approvazione di provvedimenti legislativi a tutela delle sue tv.Tra il ’92 e il ’93 Berlusconi decise invece di intervenire in prima persona. Il primo atto politico arrivò a novembre del ‘93 quando a sorpresa dichiarò che se fosse stato residente a Roma avrebbe sostenuto Gianfranco Fini, allora ancora segretario del Movimento sociale italiano, come sindaco della Capitale contro il candidato della sinistra Francesco Rutelli. Fino ad allora nessuno si era impegnato pubblicamente a favore di un partito che non rientrava nel cosiddetto arco costituzionale. Ma era quello che voleva il Cavaliere. Il messaggio che inviò era chiarissimo: dar vita a una alleanza quanto più estesa contro la sinistra e “lo spettro del comunismo”.
«L’Italia è il Paese che amo»: è il famoso incipit del discorso con cui il 26 gennaio del 1994 annuncia ufficialmente il suo ingresso nell’agone politico davanti a una telecamera. Il partito è pronto. Berlusconi cambia tutto: linguaggio, approccio. Le sezioni sono sostituite dai Clubs; introduce un un dresscode e corsi di formazione “televisiva”per chi ha dei ruoli politici. I suoi interventi sono veri e propri show. Nel faccia a faccia alla vigilia delle elezioni del 1994 con Achille Occhetto, segretario dell’allora Pds, Berlusconi mostra tutta la sua capacità e conoscenza del mezzo televisivo. I suoi avversari ci scherzano, i sondaggisti lo sottovalutano ma intanto il Cavaliere ha costruito la sua rete.
Unisce il diavolo e l’acquasanta e arriva a palazzo Chigi
Berlusconi capisce che ha bisogno di Umberto Bossi e della Lega per vincere al Nord e di Fini e i centristi per aggiudicarsi il Sud. La nuova legge elettorale, il Mattarellum assegnava infatti il 75% dei seggi con il sistema uninominale e quindi senza alleanze a prevalere sarebbero stati i candidati della sinistra. Nasce così il Polo delle libertà al Nord con la Lega secessionista e quello del Buon governo nel centrosud assieme al Msi già ribattezzato Alleanza nazionale che sventola la bandiera italiana. Berlusconi mette assieme il diavolo e l’acquasanta, si fa – come rivendica – “concavo e convesso”. La scelta è vincente e lo porta direttamente a Palazzo Chigi. Effetto anche questo non scontato. Solitamente l’incarico di presidente del Consiglio veniva affidato dal Capo dello Stato dopo la consultazione dei partiti, nel senso che rientrava nel negoziato per la formazione della maggioranza di governo. Con Berlusconi non è più così. Che il leader di Fi sarebbe stato il Premier in caso di vittoria era dato per scontato. E così avverrà anche quando a vincere sarà il suo avversario, il leader dell’Ulivo e poi dell’Unione, Romano Prodi. Un cambiamento drastico per un Paese che doveva solitamente attendere settimane dallo scrutinio per conoscere il nome del premier e delle forze politiche che avrebbero dato vita al Governo
Il Berlusconi I però avrà vita breve. E non tanto per quell’avviso di garanzia recapitatogli durante il G7 di Napoli, quanto per la rottura con Bossi che decise di stracciare il patto con il Cavaliere («Signor presidente la Lega la manda a casa!» ) per i contrasti sulla riforma delle pensioni e per la mancata indipendenza della Padania. Berlusconi sperimentò così il passaggio all’opposizione dove resterà fino alle politiche del 2001. Quando darà vita alla nuova alleanza con Bossi e Fini nella Casa delle Libertà, presentando a Porta a porta il “contratto con gli italiani” che lo porterà a stravincere le elezioni, dando vita al Governo più longevo della storia repubblicana. Sono questi gli anni della Bossi-Fini sull’immigrazione, della riforma costituzionale nota come Devolution (bocciata dal referendum), delle leggi sulla giustizia “ad personam” e della nuova legge elettorale, il famigerato Porcellum. Ma anche del forte sodalizio con il presidente statunitense George Bush, post 11 settembre.
Alle elezioni del 2006 verrà sconfitto, sia pure per soli 24mila voti, nonostante la promessa di abolire l’Ici e la tassa sui rifiuti. Ma nel giro di un paio d’anni torna a Palazzo Chigi. Il 2008 segna la nascita vera e propria del bipolarismo. Walter Veltroni a ottobre dell’anno prima aveva tenuto a battesimo il Partito democratico, cancellando Ds e Margherita. Berlusconi capisce che è giunta l’ora di realizzare il suo vecchio pallino: dar vita al grande partito dei moderati, che includa le varie anime del centrodestra. Esattamente un mese dopo,il 18 novembre, il Cavaliere, dal predellino della sua auto in piazza San Babila a Milano, annuncia la fine di Forza Italia e lancia il Popolo della Libertà, il Pdl, dove confluirà anche Gianfranco Fini con Alleanza nazionale (non invece l’Udc di Pier Ferdinando Casini). Le elezioni che seguirono furono un trionfo. Il Pdl sbancò ovunque.Nel frattempo però le inchieste giudiziarie che lo coinvolgono si fanno sempre più numerose e le frequentazioni con giovani ragazze diventano fattori destabilizzanti anche nei rapporti con i partner internazionali. Anche questo non era mai successo prima. La moglie Veronica Lario prende pubblicamente le distanze. Le cene ad Arcore vengono etichettate come quelle del “bunga bunga”. Il caso Ruby arriva in Parlamento. Ma soprattutto si fa sentire il peso della crisi economica che esplode nel 2010, contestualmente alla rottura con Gianfranco Fini («che fai mi cacci?!»).
Il 12 novembre 2011 è il suo ultimo giorno a Palazzo Chigi e segna anche la fine di un’era. Poi sarà un lento declino a cui Berlusconi tenta di opporsi caparbiamente e non senza qualche successo. Nonostante tutto resterà infatti protagonista delle successive e principali vicende politiche: a partire dalla la nascita del governo Monti e poi di quello guidato da Enrico Letta, dopo il pareggio alle politiche del 2013. Un anno che segnerà però anche la sua uscita dal Parlamento. Il 27 novembre l’ex premier viene espulso dal Senato a seguito della condanna definitiva per frode fiscale decretata dalla Cassazione il 1° agosto e dopo la quale non potrà ricandidarsi per 5 anni.
Una parte degli esponenti azzurri al Governo lo segue, abbandonando la maggioranza ma un’altra parte, guidata dal ministro dell’Interno Angelino Alfano sceglie di mantenere l’appoggio a Letta. Il Pdl non c’è più. Berlusconi ricostituisce Forza Italia e torna in partita grazie al patto del Nazareno, ovvero sulle riforme (costituzionali ed elettorale) siglato con Matteo Renzi nella sede del partito democratico il 18 gennaio del 2014 e che si romperà in occasione dell’elezione di Sergio Mattarella a capo dello Stato. Sono anni difficili in cui anche la salute vacilla. Ma Berlusconi non demorde.Alle politiche del 2018 il sorpasso della Lega su Forza Italia segna la fine della leadership del Cavaliere e l’avvento di quella di Matteo Salvini. Che però come primo atto politico farà l’accordo con Luigi Di Maio per dar vita al Governo Conte I con il Movimento 5 Stelle. I ricoveri al San Raffaele si fanno frequenti. Berlusconi viene sempre meno a Roma. Nel 2019, quando scoppia la pandemia, la figlia maggiore, Marina, lo porta via dall’Italia nella sua maison nel Sud della Francia per proteggerlo.
Ma quando arriva l’estate l’ex premier è ansioso di rientrare e di andare a fare qualche giorno di vacanza nella villa più amata, quella di Porto Rotondo in Sardegna. Tornano gli ospiti, le cene, le protezioni si allentano e come tanti il Cavaliere rientrato ad Arcore si ammala. Viene portato di corsa al San Raffaele. La preoccupazione sale ma ancora una volta ce la fa. A distanza continua a gestire il partito e soprattutto a dar prova che la politica continua a masticarla. Torna protagonista con interviste e lettere aperte sulle principali testate, prendendo le distanze dalla destra sovranista, rafforzando il rapporto con il Ppe ma allo stesso tempo mantenendo l’alleanza con Lega e Fratelli d’Italia.
Scrive di G20, di Biden e Trump, delle riforme da attuare con il Recovery. suoi “controlli” al San Raffele non fanno quasi più notizia tanto si fanno frequenti. Eppure quando arriva la notizia della sua scomparsa a prevalere è la sorpresa. Forse perché un’Italia senza Berlusconi è un’altra Italia e dobbiamo ancora capire quale sia.Stavolta per Silvio Berlusconi è davvero finita con lui se ne va un pezzo d’Italia. Nessun erede all’orizzonte.