Il Covid ha cambiato le abitudini degli italiani e di conseguenza anche i mestieri si sono in qualche modo dovuti adattare alle nuove richieste del mercato, a partire dal comparto artigiano che in Italia conta ben 1,3 milioni di imprese (22% del tessuto produttivo del Paese) e che più di altri consente a chi cerca un lavoro o a chi lo ha perso di inventarsi o di reinventarsi una occupazione.
ESTETISTA CORONAVIRUS
Negli ultimi 5 anni, secondo la fotografia scattata da Unioncamere-Infocamere che la Stampa è in grado di anticipare, sono soprattutto le attività legate alla cura della persona, alla manutenzione della casa, alla mobilità, ma anche alla cura del verde ed i servizi digitali ad aver offerto i maggiori sbocchi.
Di contro si è ridotta notevolmente la platea dei trasportatori in proprio, i cosiddetti padroncini, degli elettricisti, dei falegnami, dei servizi di lavanderia, dei panettieri e degli idraulici. In termini assoluti, il mestiere che ha fatto segnare l’espansione più consistente (8.802 imprese in più negli ultimi cinque anni) è quello degli estetisti, in cui sono inclusi i tatuatori ed i nail shop, i centri di ricostruzione e decorazione unghie spuntati un po’ ovunque come funghi.
A seguire troviamo i muratori (+3.451), quindi i tassisti riconducibili all’attività di noleggio auto con conducente (+2.339), i serramentisti (+2.234) e i giardinieri (+1.934). Sulla scia della trasformazione digitale crescono anche gli specialisti in servizi Ict (1.317 imprese in più), espressione dei nuovi mestieri legati ad attività come l’e-commerce o la cyber sicurezza.
[…] I più colpiti sono stati i piccoli trasportatori, diminuiti di 10.784 unità. A grande distanza seguono gli elettricisti (-4.281), i parrucchieri e barbieri (-4.056) e i falegnami (-3.503). Sul fronte opposto della graduatoria, la variazione percentuale negativa più significativa è quella delle imprese di lavanderia (diminuite del 21%) che, seppur di poco, supera quella dei trasportatori (-20,6%). Nel gruppo dei settori con cali a due cifre troviamo poi i falegnami (-19%), i calzolai (-18,1%) e i panettieri (-10,9%). […]