È uno strano paese il nostro. Un Paese nel quale la pietà cristiana si trasforma in una sorta di condono per ciò che si è fatto in vita. Si dice che la morte di Berlusconi segni la fine di un’epoca. La sua personalità ha influenzato non solo la vita politica ma anche economica, sociale e culturale della nostro Paese, per oltre trent’anni, dopo la sua famosa “ discesa in campo” del 1994, ma anche prima.
Berlusconi ha vissuto la sua grandezza, abile uomo d’affari e politico, ha dimostrato concretezza ma allo stesso tempo spregiudicatezza, sia come imprenditore che come politico. Il suo modo di “agire” ha sdoganato la prepotenza della cultura del mercato in cui tutto si può comprare perché tutto ha un prezzo.
Le sue controversie giudiziarie sono state figlie di questo modo di agire. Una parte lo ha considerato perseguitato l’altra pensava che sfuggisse alla giustizia.
È stata sicuramente una personalità forte che ha segnato questo tempo perché ha incarnato gli ideali di un’epoca fondata sulla scalata sociale a discapito dei più deboli, calpestando valori e facendo leva sul potere materiale dell’acquisto in cui tutto si può comprare, dai senatori al corpo delle donne ostentato come simbolo di potere e rappresentazione sociale. Ha alimentato la macchina del populismo e con le sue TV ha plasmato e continua a plasmare usi e costumi degli italiani.
È stato un politico che ha diviso gli Italiani. Rispetto e umana pietà per i familiari e il loro dolore, sono comprensibili anche i funerali di Stato ma non si comprende la scelta del lutto nazionale che non è stata riservata nemmeno a personalità come Falcone e Borsellino.
La vita però ha un inizio e una fine e con la sua morte le cose non rimarranno le stesse per la politica di questo paese. Per il suo partito nato grazie al suo forte carisma che è un fattore non trasferibile, per il centrodestra e anche per la potenziale alternativa. Tutti dovranno fare i conti con la sua scomparsa. Ci aspettiamo tutti più attenzione ai valori, alla solidarietà, al rispetto, all’attenzione agli ultimi, soprattutto più competenza e più merito che nascano da attitudine e studio. Una società non centrata sul potere e sul danaro ma prima di tutto sui valori umani ed etici.