Nell’omelia l’arcivescovo di Milano (”Ecco l’uomo: un desiderio di vita, di amore, di felicità), monsignor Mario Delpini, ha raccontato Silvio Berlusconi come un uomo animato dal desiderio di vita, di amore e di felicità. Lo ha fatto soffermandosi su alcuni dei tratti salienti del carattere e dell’ex premier, sulla sua figura di imprenditore e politico, Ma soprattutto come «un uomo che ora incontra Dio».
Del Cavaliere l’arcivescovo evoca prima di tutto il profondo desiderio di una «vita piena», di una vita intesa come «occasione per mettere a frutto i talenti ricevuti» e «attraversare i momenti difficili», senza «lasciarsi abbattere dalle sconfitte» e credendo «che c’è sempre una speranza» di «riscatto», «una via d’uscita anche dalla valle più oscura». Dopo l’indiretto riferimento alla malattia affrontata dal Cavaliere, l’arcivescovo evoca la battaglia politica e umana del personaggio pubblico, quando parla di «vivere e non sottrarsi alle sfide, ai contrasti, agli insulti, alle critiche, e continuare a sorridere, a sfidare, a contrastare, a ridere degli insulti». E ancora (ecco la malattia che ritorna, ndr): «Vivere e sentire le forze esaurirsi, vivere e soffrire il declino e continuare a sorridere, a provare, a tentare una via per vivere ancora».
Ma Delfini non tralascia nella sua omelia l’aspetto più ludico di Berlusconi. L’uomo che ama le feste, nonché «godere il bello della vita» ed «essere contento senza troppi pensieri e senza troppe inquietudini. Essere contento degli amici di una vita. Essere contento delle imprese che danno soddisfazione». Essere contento e «desiderare che siano contenti anche gli altri». Ma anche essere contento «degli applausi della gente, degli elogi dei sostenitori. Godere della compagnia». E sperimentare nello stesso tempo che la gioia è precaria». E sentire (anche qui un riferimento probabile alla malattia, ndr) l’insinuarsi di una minaccia oscura che ricopre di grigiore le cose che rendono contenti». Ecco perché anche in questo caso il desiderio di gioia dell’uomo «trova in Dio il suo giudizio e il suo compimento»
L’arcivescovo ricorda infine chi è stato Berlusconi, un uomo d’affari, con «clienti e concorrenti», con « momenti di successo e momenti di insuccesso» che «si arrischia in imprese spericolate», «non può fidarsi troppo degli altri e sa che gli altri non si fidano troppo di lui». Così come è stato uomo politico, che in quanto tale «cerca di vincere. Ha sostenitori e oppositori. C’è chi lo esalta e chi non può sopportarlo». E non può che essere «sempre un uomo di parte, sempre in scena» con «ammiratori e detrattori». Perciò divisivo. Ma se è vero che Berlusconi è stato tutto ciò, in questo momento di congedo e di preghiera Delpini si sofferma sull’essenziale, ossia sull’uomo animato da un «desiderio di vita, un desiderio di amore, un desiderio di gioia». «E ora – sono le ultime parole – celebriamo il mistero del compimento.Ecco che cosa posso dire di Silvio Berlusconi. È un uomo e ora incontra Dio».