Sono rimasta profondamente sconvolta e addolorata nell’apprendere la tragica storia di Frederick Akwasi Adofo, un uomo di 43 anni originario del Ghana, che è stato brutalmente picchiato e ucciso a Pomigliano d’Arco il 19 giugno. La sua morte è stata causata da motivi futili e da un atto di crudeltà senza senso, come affermato dal giudice che ha accusato i due sedicenni responsabili dell’omicidio. Attualmente, i due giovani si trovano in stato di fermo nel carcere minorile di Nisida.
Era partito dal Ghana nel 2012, in cerca di un futuro migliore e pronto a rischiare la vita per realizzare questo sogno. Dopo essere passato attraverso i lager libici e aver affrontato il deserto del Sahara, Frederick era riuscito a salire su un barcone e a intraprendere il suo viaggio verso l’Europa. Il suo era un viaggio con un lieto fine, ma purtroppo ha avuto un epilogo amaro.
Quando Frederick è arrivato a Pomigliano d’Arco, aveva anche conseguito il diploma, dimostrando il suo forte desiderio di integrarsi e costruirsi una vita normale. I residenti della zona lo conoscevano e lo amavano. Erano abituati ai suoi cordiali saluti e cercavano di aiutarlo, donandogli pasti e talvolta offrendogli ospitalità quando veniva attaccato con pietre mentre dormiva per strada.Frederick era stimato da tutti per la sua gentilezza e bontà. Aiutava le persone a trasportare la spesa dal supermercato in macchina e il suo comportamento altruista aveva conquistato il cuore della comunità locale.
Purtroppo, il pestaggio subito da Frederick nella notte tra il 18 e il 19 giugno non è stato il primo.Frederick era già stato aggredito in precedenza da un branco. Si ipotizza che il colore della sua pelle fosse il motivo di fastidio per gli aggressori.
Frederick era stato preso di mira da quei giovani violenti che sono stati fermati il 21 giugno e gravemente indiziati di omicidio volontario, commesso con l’aggravante dei futili motivi e della crudeltà. Si trattava di un’aggressione violenta, improvvisa e immotivata da parte dei minori nei confronti di una vittima indifesa che si trovava da sola per strada. I due aggressori, dopo aver colpito l’uomo in volto, hanno continuato a sferrare calci e pugni, molti dei quali indirizzati alla testa, anche quando Frederick era già immobile a terra. Nonostante sia stato ricoverato in ospedale, gli sforzi dei medici sono stati vani. Frederick ha riportato un’emorragia interna addominale a causa dei numerosi calci subiti, il che è stato decisivo per la sua morte.
Ecco tutto quello che rimane di Frederick: un uomo che ha sopravvissuto a molte avversità per inseguire il sogno di una vita normale, ma che è stato ucciso dalla cieca furia di due ragazzini. Provo sgomento di fronte a questa notizia e mi dispiace immensamente per Frederick e per il suo buon cuore, che è stato colpito ingiustamente da ragazzi senza scrupoli. Immagino che Frederick non si sia difeso, ma abbia piuttosto ceduto di fronte alla brutalità della violenza.
Nessuno dovrebbe mai sentirsi autorizzato a decidere quando la vita di un’altra persona debba terminare, soprattutto in modo così crudele. Non abbiamo il diritto di scrivere con il sangue la parola “fine” nella vita degli altri. Vorrei che il rispetto per gli altri, senza alcuna forma di discriminazione basata sull’origine, l’età o il colore della pelle, tornasse ad essere una pratica diffusa nella nostra società. Vorrei che questi giovani potessero comprendere la gravità di gesti del genere, che uccidere una persona non è un gioco e che siamo nella realtà, non in un videogioco.
La morte di Frederick Akwasi Adofo è una dolorosa testimonianza della violenza e dell’ingiustizia che ancora affliggono il nostro mondo. Dobbiamo fare tutto il possibile per combattere l’odio, l’intolleranza e la discriminazione, affinché nessun altro debba subire una fine così tragica. Frederick meritava una vita felice e pacifica, e la sua memoria dovrebbe ispirarci a lavorare per un mondo in cui tutti possano vivere liberi dalla paura e dalla violenza.Nessuno dovrebbe mai sentirsi autorizzato a decidere quando la vita di un’altra persona debba terminare, soprattutto in modo così crudele. Non abbiamo il diritto di scrivere con il sangue la parola “fine” nella vita degli altri.
Vorrei che il rispetto per gli altri, senza alcuna forma di discriminazione basata sull’origine, l’età o il colore della pelle, tornasse ad essere una pratica diffusa nella nostra società. Vorrei che questi giovani potessero comprendere la gravità di gesti del genere, che uccidere una persona non è un gioco e che siamo nella realtà, non in un videogioco. La morte di Frederick Akwasi Adofo è una dolorosa testimonianza della violenza e dell’ingiustizia che ancora affliggono il nostro mondo. Dobbiamo fare tutto il possibile per combattere l’odio, l’intolleranza e la discriminazione, affinché nessun altro debba subire una fine così tragica. Frederick meritava una vita felice e pacifica, e la sua memoria dovrebbe ispirarci a lavorare per un mondo in cui tutti possano vivere liberi dalla paura e dalla violenza.