Che la prospettiva per quest’estate 2023 fosse il rafforzamento di condizioni favorevoli per l’invasione di specie di zanzare invasive, lo avevano già annunciato i dati dell’anno scorso sui casi di Dengue, Chickungunya, Febbre del Nilo Occidentale. Una «malattia emergente» – comparsa sulla scena negli ultimi decenni, a sostituire antichi flagelli scomparsi: nel 2022 ha provocato sotto il cielo d’Italia – non in un paese tropicale o subtropicale- 723 casi di infezione (acquisiti localmente, non importati) e 51 decessi . Caratterizzata dall’insorgenza improvvisa di un ventaglio di sintomi – quali mal di testa, malessere generale, febbre, affaticamento e dolore agli occhi- rappresenta una minaccia soprattutto per persone anziane e immunocompromesse che corrono gravi rischi.
La conquista di aree geografiche delle popolazioni di zanzare invasive avanza anno dopo anno, interessando nuove aree. In trent’anni, tra il XX e il XXI secolo, hanno fatto registrare nel Belpaese – liberato nel dopoguerra dall’antico flagello della malaria – malattie nuove e dai nomi esotici, a conferma del ruolo dei cambiamenti climatici che hanno portato a rilevanti mutamenti epidemiologici negli agenti di malattia. La «febbre del Nilo» – che colpisce uccelli e cavalli e occasionalmente l’uomo – è comparsa nel 1998 in Toscana.
Recente è anche la malattia Chikungunya («che fa piegare» dal dolore), considerata sino a poco tempo fa una patologia tropicale di scarso impatto. L’irresistibile avanzata dell’Aedes Albopictus dalla nicchia ecologica d’origine, l’Asia, fino agli Stati Uniti e qui da noi, dimostra come e quanto il nostro pezzo di mondo stia cambiando, sotto la pressione convergente di fattori quali i cambiamenti climatici, il degrado ambientale, il commercio globale, la mobilità che creano le condizioni ecologiche e le opportunità per la veloce diffusione di questa specie invasiva.
ZANZARA
Della marcia di occupazione di nuovi territori della zanzara tigre, dà conto la mappa dell’Ecdc (Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie), aggiornata al 31 maggio. L’Italia compare contrassegnata in rosso come buona parte dell’Ue. In un decennio, dal 2013 ad oggi, per dire, l’A. Albopictus, insediata allora in 8 Paesi UE/SEE, con 114 regioni colpite, ha colonizzato, stando ai rilevamenti, 13 Paesi e 337 regioni.
Nessun termine come «invasione» – usato, non per caso, in tutte le lingue- è più adatto a rappresentare la rapidissima avanzata di questa zanzara, arrivata solo negli anni Novanta nel nostro Paese, attraverso copertoni usati. Aiutata dalle condizioni climatiche e ambientali, si è diffusa in pochi anni, in altre regioni. Niente a che fare con le noiose, ma innocue zanzare «nostrane», che abbiamo imparato a combattere con un armamentLa zanzara tigre non agisce col favore delle tenebre: furtive e resistenti, entrano in azione di giorno, alla luce del sole e le loro punture possono causare anche reazioni allergiche.
La presenza di questo «occupante» – vettore di alcuni arbovirus e responsabile di patologie di interesse sia medico che veterinario – è ormai un serio problema di salute pubblica. Le operazioni per l’eradicazione della malaria, condotte dalla Rockfeller Foundation nella Sardegna del dopoguerra, con l’aiuto del DDT, danno un esempio del grande sforzo collettivo, necessario per condurre una battaglia preventiva. Uno sforzo che chiama in causa i vari soggetti che operano nelle aree interessate – amministrazioni pubbliche, servizi sanitari, entomologi, varie tecnici e specialisti impegnati nel controllo e nel monitoraggio.