Quando si ritorna a casa dalle vacanze, da un viaggio, da anni di lavoro all’estero o in altra regione ci si ritrova inevitabilmente a fare i conti con le cose e le persone vecchie lasciate e cambiate.
Naturalmente noi stessi siamo cambiati grazie a nuovi stili di vita, a conoscenze e luoghi totalmente differenti, alle esperienze belle e brutte: infatti da un lato ci si sente più forti, quasi sollevati dall’esserci distaccati per breve o lungo tempo dalle vecchie abitudini, dall’altro ci pervade la nostalgia di aver perso qualcosa per strada.
Capita di ritrovare un amore dimenticato, il suo sguardo sempre uguale, con la differenza che col senno di poi non era così speciale; difatti le persona ti appaiono per quello che realmente sono, né meglio, né peggio, semplicemente reali, prive di artefizi.
Anche i luoghi rivelano la loro essenza: pregi e difetti di sempre, comportamenti atavici e consolidati duri da scalfire, la politica pedestre e qualcuno illuminato, ma soprattutto la parvenza di intelligenza facilmente smascherabile della maggioranza.
Chi si fa pubblicità sui social, chi si arroga il diritto di dire la sua in radio, in televisione, sui giornali, chi cerca voti tramite WhatsApp, chi si fa i selfie con i filtri o con i corpi di altri esseri umani, chi va al concerto di Vasco e canta le sue mediocri canzoni perché è figo.
Insomma, quando si va via e si ritorna a casa, tante cose si dipanano ineluttabilmente dinanzi ai nostri sguardi e noi finiamo per sentirci rassegnati, a tratti indignati, raramente felici: di sicuro avviene un cambiamento della weltanschauung, ossia della nostra visione del mondo e della vita.
Viaggiare, vivere anche parecchio tempo fuori, scoprire nuove mentalità è sempre consigliabile, quindi, se non altro per appurare l’insostenibile leggerezza dell’essere e della pesantezza di taluni.
Tutto ciò ci inebria di euforia e ci spinge a raggiungere obiettivi ambiziosi, a dare il nostro apporto alla società civile e a sorridere di noi stessi e delle fanfaluche altrui.
Viaggiate, se potete, perché vale più un viaggio che un Rolex o una Ferrari.
Annalisa Capaldo