Niente più magliette 88 sui campi di calcio. Scelta consapevole o meno da parte del giocatore, negli ambienti neonazisti il numero richiama il saluto ‘Heil Hitler’ (l’h è l’ottava lettera dell’alfabeto).
La dichiarazione è composta da 13 punti che le parti si impegnano a promuovere. Si tratta, ha affermato Piantedosi, della “prosecuzione di un percorso virtuoso che abbiamo intrapreso anche su sollecitazione dello stesso mondo dello sport. Una risposta adeguata ed efficace ad un intollerabile pregiudizio che, ancora troppo spesso, si manifesta nei nostri stadi”. Col protocollo, ha detto da parte sua Abodi, “rilanciamo l’impegno contro l’antisemitismo nel calcio, che allargheremo a tutte le altre discipline sportive e alle varie forme di discriminazione, partendo dalla prevenzione e dando maggiore concretezza al contrasto di comportamenti e linguaggi discriminatori” Su queste tematiche, ha sottolineato Gravina, “non si indietreggia di un centimetro, perché la credibilità del calcio, anch’esso ferito e danneggiato da comportamenti discriminatori, ha un riflesso diretto sulla società”. Il decalogo, dunque. Il secondo punto mette nero su bianco l’impegno a “non assegnare ai giocatori la maglia con il numero 88, considerato un richiamo esplicito alla simbologia nazista”.
Le 13 azioni che i sottoscrittori dell’intesa si impegnano a realizzare.
– Stop della partita nel caso di cori antisemiti, ecco le altre:
– Inserire nel Codice etico un riferimento esplicito alla definizione di antisemitismo dell’Ihra (International holocaust remembrance alliance) e all’inammissibilità di qualsiasi atteggiamento o espressione antisemita da parte degli associati, dei tesserati, dei tifosi organizzati, prima, durante e dopo le manifestazioni sportive, prevedendo un adeguato sistema sanzionatorio.
– Non assegnare ai giocatori la maglia con il numero 88, considerato un richiamo esplicito alla simbologia nazista
– Responsabilizzare i tesserati delle società sportive a tenere un linguaggio non discriminatorio in tutte le manifestazioni pubbliche, anche in occasione di interviste, comunicazioni, messaggi sui social o commenti televisivi, prendendo immediatamente e ufficialmente le distanze da gesti/parole/simboli/post riconducibili a frange della tifoseria che inneggino all’antisemitismo.
– Impegnare i tesserati delle società sportive a partecipare, sostenere e promuovere campagne di comunicazione finalizzate al contrasto di ogni forma di antisemitismo, adottando anche iniziative premiali che promuovano l’obiettivo.
– Manifestare immediata solidarietà alle vittime di discriminazione antisemita negli stadi, anche attraverso iniziative concrete che testimonino la totale estraneità e l’avversione delle società sportive a questi episodi.
– Verificare, anche attraverso un più strutturato e significativo uso della tecnologia, il rispetto rigoroso dell’assegnazione nominale del posto negli stadi, così da rendere più agevole l’individuazione dei responsabili delle manifestazioni antisemite, prevedendo sanzioni se la società responsabile non si adopera adeguatamente affinché durante tutto lo svolgimento delle partite gli spettatori mantengano il posto assegnato.
– Potenziare il sistema di video sorveglianza e i servizi di stewarding tanto all’interno quanto nei pressi delle strutture sportive, in particolare nei luoghi ove si siano verificati episodi di antisemitismo.
– Prevedere che le sanzioni comminate alle società sportive per gli episodi di antisemitismo che avvengono in occasione delle manifestazioni sportive, siano valide anche nei campionati successivi, non solo al fine di evitare la prescrizione ma avendo come effetto – in caso di recidiva – l’inasprimento della sanzione stessa.
– Valorizzare il comportamento proattivo delle società sportive ai fini della puntuale osservanza del decalogo nelle eventuali determinazioni concernenti l’applicazione delle sanzioni previste per episodi di antisemitismo.
– Organizzare, in collaborazione con le società e le Leghe, visite al Memoriale della Shoah di Milano (Binario 21) o in altri luoghi della memoria della Shoah, in Italia e all’estero, per i rappresentanti delle tifoserie organizzate e per i tesserati delle società sportive, al fine di far conoscere la vicenda storica della deportazione degli ebrei e di sensibilizzare sul tema dell’antisemitismo.
– Promuovere, in collaborazione con i media specializzati e le piattaforme dei social network, iniziative di comunicazione sul tema dell’antisemitismo, anche svincolate da contingenti episodi di intolleranza.
ROSALBA CANFORA