Riuscì a conquistare il grande pubblico con la sua partecipazione al Festival di Sanremo 2015, presentando una raffinatissima “Galleggiare”,
E non conterò le dita
Fino a che sarà domani E non scioglierò i capelli senza teSe mi parli io ti guardo
Se mi guardi io sospiro E non posso immaginare un altro teMa tu chi sei
Che vuoi, che fai Per me La notte è giovaneSono passati otto anni, la Brancale non galleggia più. Illumina la scena della prima serata della rassegna nocerina al Castello Fienga con un’esibizione convincente. E’ un mix profondo: funk, jazz e R’n’B strizzando l’occhio al rap ma senza mai dimenticare l’elettronica. La Bracale sembra avere la carta vocale dell’espatrio: valica confini sonori, riesce a “manipolare” ogni possibile fermata alla frontiera. Una volta disse: “Facciamo che io sono così. E non son jazz, non sono soul. Sono Serena che canta la sua musica senza porsi mille domande. Potrebbe sembrare una scelta strana quella di inserire così tanti featuring diversi tra loro, ma il fil rouge tra questi artisti è l’attaccamento alla loro origine, alle loro radici. Voci distanti ma libere, provenienti dal sud. Un diverso Sud. La donna è al centro delle canzoni, non per essere cool e intavolare un discorso sull’emancipazione bensì ricordare che le donne sono madri, sorelle, amiche semplici. Che riempiono la loro giornata di semplici abitudini. Mi auguro che questo disco possa essere un piccolo passo per un nuovo rinascimento, che possa far ballare e riflettere. Che strappi un sorriso in questo momento in cui di felicità ce n’è bisogno e non dobbiamo mollare”. Già il sud, la sua Puglia in particolare, evocata in qualche modo, sentita non solo e non tanto nelle tradizioni ma soprattutto nella voglia di guardare e cantare avanti, con talento e versalità.