In termini di norme internazionali, l’intelligenza artificiale ha il potenziale per cambiare la forma e i principi della guerra e avere un impatto sulle leggi e sull’etica internazionali esistenti. Le sfide alla sicurezza e alla governance poste dalla tecnologia dell’intelligenza artificiale sono questioni che devono essere affrontate da tutta l’umanità.
I Paesi dovrebbero guardare al problema dal punto di vista della costruzione di una comunità con un futuro condiviso per l’umanità e discutere del futuro delle norme internazionali sull’intelligenza artificiale partendo dal concetto di sicurezza comune.
E va comunque detto che l’argomento e le questioni pertinenti all’intelligenza artificiale non sono delle derivate dalla diffusione di internet e delle cyberscienze nei recenti anni ma hanno un lontano passato.
Nel 1950, lo scienziato matematico britannico Alan Turing (1912-54) propose il concetto di intelligenza artificiale. Nel 1956 si tenne a Dartmouth, nel New Hampshire, negli Stati Uniti d’America, il primo simposio sull’intelligenza artificiale, e quest’ultima in seguito è stata ufficialmente riconosciuta come scienza dalla comunità internazionale degli studiosi.
Con l’entrata nel secondo decennio del sec. XXI secolo, la ricerca e lo sviluppo della tecnologia dell’intelligenza artificiale hanno accelerato il loro ritmo. Oggi, quasi settant’anni dopo i primi approcci teorici, l’intelligenza artificiale è ampiamente utilizzata in sempre più campi della produzione e della vita degli esseri umani e, in alcuni campi specializzati, è vicina o addirittura supera le prestazioni del cervello umano.
In quanto tecnologia onnipresente con il potenziale per trasformare il volto della società umana, l’intelligenza artificiale è stata ampiamente discussa nei campi della scienza e della tecnologia, dell’industria, dell’esercito, della società e dell’etica, come abbiamo accennato nell’introduzione.
Quindi, l’intelligenza artificiale avrà un impatto sulle relazioni internazionali? Che tipo di impatto avrà? È il caso di esplorare alcuni di questi problemi. Va notato che la stessa tecnologia di intelligenza artificiale è complessa, difficile da spiegare e incerta. Se non si è esperti del campo non si può entrare nel merito dei “funzionamenti”, però si possono fissare basi logiche e morali per discuterlo.
Si tenterà di analizzare l’intelligenza artificiale solo in base agli eventi che si sono verificati in funzione di essa, o alla tendenza di sviluppo in generale riconosciuta dalla comunità accademica, quale impatto sulle relazioni internazionali, con la speranza di cercare di esplorare la necessità e la possibilità di costruire una norma comune.
Di sicuro ci sono molte aspettative esagerate su come la scienza e la tecnologia influenzeranno le moderne relazioni internazionali. Alcuni, come Alvin Toffler nel suo libro La terza ondata. Il tramonto dell’era industriale e la nascita di una nuova civiltà – uscito in Italia nel 1987 (The Third Wave pubblicato nel 1980 negli Stati Uniti d’America) predicono che il mondo futuro sarà pieno di rischi e di armi nucleari, sull’orlo del collasso economico ed ecologico, il sistema politico esistente diventerà rapidamente obsoleto e il mondo dovrà affrontare una grave crisi.
Tali previsioni spesso sopravvalutano le difficoltà che la tecnologia porta agli esseri umani, ma sottovalutano la volontà e la capacità dell’uomo di risolverle. Dopo la guerra fredda, sullo sfondo della globalizzazione, il multilateralismo è diventato gradualmente un consenso internazionale – almeno sino all’implosione dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche –; così come l’efficacia del sistema internazionale di non proliferazione; il movimento globale per affrontare il cambiamento climatico e la cooperazione sempre più rafforzata tra i Paesi per affrontare un nuovo assetto ecologico. Così dicasi per lo sviluppo dei movimenti per la pace, i quali hanno mostrato il consenso e l’atteggiamento responsabile dell’umanità nel sostenere valori fondanti e rispondere alle sfide.
I problemi causati dalla tecnologia possono essere risolti attraverso la continua evoluzione della tecnologia stessa, e anche gli esseri umani devono costruire un sistema di prevenzione rigoroso attraverso l’etica e le leggi. Infatti, ogni rivoluzione tecnologica ha accelerato il processo di globalizzazione, portando una serie di questioni planetarie nell’agenda della politica internazionale, e così il mondo almeno è diventato più trasparente e integrato di ieri.
Però prima di entrare nella discussione, è necessario chiarire diverse questioni. La prima domanda è: di quale intelligenza artificiale stiamo parlando?
1. È l’intelligenza artificiale in senso stretto che può simulare i comportamenti individuali degli esseri umani, come il riconoscimento, l’apprendimento, il ragionamento e il giudizio?
2. O un’intelligenza artificiale generale, con coscienza autonoma e capacità di innovazione indipendenti simili al cervello umano che poi può porsi al di sopra dell’uomo stesso?
3. È un’intelligenza artificiale debole, che esiste per risolvere compiti specifici e specifici, ed è brava solo nel riconoscimento vocale, nel riconoscimento delle immagini e nell’intelligenza artificiale che traduce determinati materiali, come AlphaGo di Google e il traduttore intelligente di iFLYTEK? Ossia un semplice cameriere?
4. Oppure è ancora una forte intelligenza artificiale, capace di pensare, pianificare, risolvere problemi, pensiero astratto, comprendere concetti complessi, apprendere rapidamente, imparare dall’esperienza e altre intelligenze artificiali a livello umano, quali il ragazzino David capace di amare nel film “IA” (2001) o la ragazza Ava di “Ex Machina” (2015) con la coscienza di vivere una vita normale?
5. O è una super intelligenza artificiale, che attraversa la “singolarità” con capacità di calcolo e di pensiero che superano di gran lunga il cervello umano in tutte le sue aree compresa l’innovazione scientifica, la conoscenza generale e le abilità sociali? (Quale la definizione di superintelligenza del filosofo svedese di Oxford Nick Bostrom, noto per le sue riflessioni sul cosiddetto rischio esistenziale dell’umanità e sul principio antropico).
Quando discutiamo dell’impatto dell’intelligenza artificiale sulle relazioni internazionali e persino sul suo modello, possiamo solo limitarci alla nota tecnologia di intelligenza artificiale e alla sua applicazione basata su big data, deep learning, con potenza di calcolo e algoritmi, considerati come i suoi tre elementi maggiori. Non possiamo ancora parlare delle future tecnologie di intelligenza artificiale che non si sono ancora sviluppate (almeno che noi si sappia) quali la tecnologia di simulazione delle attività del cervello al 100% della sua operatività totale; mentre oggi conosciamo che il cervello umano lavora solo al 10% in settori ogni volta differenti e mai unitariamente al predetto 100%.
Una seconda domanda è: l’intelligenza artificiale può influenzare le relazioni internazionali e quindi l’ordine internazionale? Finora, la risposta è sì. Nella storia, l’innovazione e la diffusione tecnologica hanno rivoluzionato innumerevoli volte le sorti di uno o più Paesi, mutando modello regionali e persino la situazione mondiale. Basti pensare all’impatto delle rivoluzioni tecnologiche che si sono avute nel tempo sui militari, sui metodi di organizzazione del governo, sulle credenze e quindi sul trasferimento del potere tra i Paesi, con la relativa evoluzione delle strutture di potere.
Intorno al 1700 a.C., la scoperta/invenzione del carro in battaglia. cambiò la struttura del potere in Mesopotamia, Egitto, India e nella regione cinese del fiume Giallo. Ad esempio, gli Arii entrarono nel nord dell’India, e s’impose l’ascesa della dinastia Shang (1675-1046 a.C.). Dopo il 1200 a.C., l’emergere e la diffusione della tecnologia di fusione del ferro permise alla fanteria ordinaria dotata di armature e armi di tal metallo – relativamente economiche – di ribaltare i carri, che erano condotti dalle élite guerriere avversarie.
Ma non solo l’aspetto militare. Il consolidamento del dominio burocratico – ossia l’acquisizione prima e la padronanza di strutture alfabetiche e di calcolo aritmetico – rese possibile l’ascesa di imperi agricoli come l’Assiria e la Persia.
Nel sec. VII a.C., il numero e la tecnologia degli arcieri a cavallo ruppero ancora una volta l’equilibrio militare e politico in Eurasia, e i popoli nomadi della steppa – bastino i Mongoli per tutti – guadagnarono un vantaggio sui popoli agricoli, costituendo il più esteso impero di tutti i tempi (1206-1368).Per fare un altro esempio più vicino a noi, l’emergere della tecnologia nucleare ha cambiato il panorama politico del mondo moderno e consolidato ulteriormente la struttura di potere delle maggiori potenze formatesi alla fine della II Guerra Mondiale, che crearono e imposero a se stesse lo status di membro permanente del Consiglio di sicurezza dell’Organizzazione delle Nazioni Unite; esse potenze hanno prodotto una serie di norme internazionali come l’uso dell’energia nucleare per scopi pacifici, l’impegno dei Paesi dotati di armi nucleari alla non proliferazione delle stesse, e l’accesso dei Paesi non nucleari alla tecnologia pacifica dell’atomo; al contempo hanno varato una serie di accordi internazionali come il Trattato di non proliferazione delle armi nucleari, il Trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari, il meccanismo di negoziazione delle Nazioni Unite per il disarmo nucleare, il vertice globale sulla sicurezza nucleare e la zona franca nucleare del sud-est asiatico.Per cui non ci dobbiamo stupire per il fatto che non c’è alcuna differenza fra l’anzidetto carro da guerra e l’intelligenza artificiale, o il duplice uso dell’energia nucleare (militare o pacifica), i quali tutti mutarono e mutano gli equilibri del potere.