Per capire un testo scritto, lo devo leggere. Se non lo leggo non capisco, per leggere devo acquisire prima di tutto una “postura”. Leggiamo insieme l’incipit di “Se una notte d’inverno un viaggiatore” “ Stai per cominciare a leggere il nuovo romanzo Se una notte d’inverno un viaggiatore di Italo Calvino. Rilassati. Raccogliti. Allontana da te ogni altro pensiero. Lascia che il mondo che ti circonda sfumi nell’indistinto. La porta è meglio chiuderla, di là c’è sempre la televisione accesa. Dillo subito, agli altri: «No, non voglio vedere la televisione!» Alza la voce, se no non ti sentono: «Sto leggendo! Non voglio essere disturbato!» Forse non ti hanno sentito, con tutto quel chiasso, dillo più forte, grida: «Sto cominciando a leggere il nuovo romanzo di Italo Calvinol». O se non vuoi non dirlo; speriamo che ti lascino in pace.”
Per leggere, mi DEVO rilassare, raccogliere e allontanare ogni pensiero, in direzione inversa rispetto all’elencazione di Calvino. L’esperienza di lettura o di ascolto della lettura e, ancora prima dell’ascolto di una voce narrante costituisce la premessa di ogni atto successivo. Un bambino che ascolta le parole di una narrazione, allontana da sé il rumore della realtà esterna ed entra in magico cerchio, si rilassa e si raccoglie. Ognuno di noi ne ha bisogno, non della lettura in sé, ma di quello che la parola narrata consente.
Prima la sospensione dello spazio-tempo in cui si è immersi, poi l’ immersione in una dimensione che permette di dominare l’ansia.
Come sa chi legge, come sa ogni lettore, come sanno i neuroscienziati, la lettura profonda consente il rilascio della dopamina, quella stessa che viene rilasciata con lo scrolling compulsivo dei reel ,dei tiktok , con il ricorso alla life-gamification.
Ci sono videogiochi per bambini di un anno, stanno sperimentando per la fascia da 0 a 6 mesi.
Oltretutto, il “piacere” mediato dalla tecnologia è facile, economico e non richiede “impegno” di mediatori umani. Se si inizia a leggere a scuola , la lettura diventa un compito e la “dopamina” se la ricavano altrove, laddove sanno già di trovarla, dove sono abituati a “distillarla” e mi pare una cosa normale, assolutamente normale.
Non dimentichiamo , inoltre, che il piacere della lettura richiede una serie di situazioni e condizioni che Calvino aveva chiarito
“ Bene, cosa aspetti? Distendi le gambe, allunga pure i piedi su un cuscino, su due cuscini, sui braccioli del divano, sugli orecchioni della poltrona, sul tavolino da tè, sulla scrivania, sul piano del tavolo, sul mappamondo. Togliti le scarpe, prima. Se vuoi tenere i piedi sollevati; se no, rimettitele. Adesso non restare lì con le scarpe in una mano e il libro nell’altra.”
Per leggere servono tutte le cose elencate, il lettore “esperto” ha bisogno di stare da solo in una casa “comoda”, un interno “borghese”
Ma questo è un punto d’arrivo, a noi interessa chiarire che se nessuno ti ha mai fatto provare piacere, avvicinandoti a quella sostanza dopante chiamata lettura e ti si chiede di leggere per fornire una prestazione , tu eviterai di leggere. Anche le prove INVALSI. Nel caso leggessi, non sai farlo perché non l’hai mai fatto : nessuno ti ha mai raccontato storie, non hai mai visto nessuno farlo, vai in prima elementare e te lo chiede la maestra , vai in seconda e te lo chiede la scuola, ma solo per l’INVALSI. Non è che non capiscono quello che leggono, non hanno mai letto. Se avessi un Istituto Comprensivo, comincerei da qui.