Fabrizio Mangoni è stato originale, brioso e autentico fino alla fine. Sul suo profilo Facebook ha salutato gli amici, prima di andarsene, e i suoi cari e la moglie, Caterina Marmo, l’hanno pubblicato postumo: «Care amiche e amici, scrivo questa letterina in un momento in cui la salute mi fa nutrire un po’ di speranze. Sarebbe stato difficile altrimenti. Ho sempre amato raccontare e la fine è l’unica cosa che non possiamo tare. Quindi ho deciso di raccontarmi un dopo».
Era il lontano 1986, quando da Guida editori con la grafica di Sergio Prozzillo, raffinatamente attento a non farlo diventare un libro di “cucina” uscì il singolare “Dolcipersone” di Fabrizio Mangoni. Le fotografie di Mimmo Jodice erano opere d’arte – come sempre: fingendo di strappare l’immagine trasversalmente in parte a colori, in parte in bianco e nero, conduceva l’osservatore nella grana segreta del dolce e della “dolcepersona”, il suo corrispondente “umano”.
Agli amici, nel suo messaggio d’addio, ha chiesto di tirare “un respiro e dedicatemi un bel sorriso. Poi siccome vi mancherò, ma anche voi mi mancherete certamente, vi chiedo ogni tanto di ricordare qualche episodio comune. Sarà il mio modo di stare ancora un po’ insieme. Un bacio a tutti. Fabrizio, vostro amico del cuore».