E sì, guarda un po’, sto viaggiando in treno (stipato all’inverosimile), e i pensieri si arrendono all’automatismo del mainstream. Una decina di scout imbranati si perdono la fermata per eccesso di indolenza, di bagaglio e di adipe, anche perché partono lemmi come bradipi dalle loro poltrone e noialtri stipati in piedi ingombriamo il corridoio di salmerie e sudore. Hai voglia di gridare “e fateli passare!” (mai che mi facessi i fatti miei), due sono giù e il resto rimasti su mi fanno morire dal ridere con la loro calmezza, che con due ore e dodici minuti a piedi li possono raggiungere.
Due fidanzatini snelli e decontestualizzati se ne stanno serafici nel loro mondo benché accerchiati da chiacchiere, carne e valigie, occhi dolci, pieni di promesse.
Un bel meticcio dal pelo nero lucido si stende lungo e sinuoso in mezzo a gambe e borse, sofferente anche lui, poverino, e si slancia verso le porte guaendo ogni volta che si aprono…libertà…libertà…pure ‘o pappavallo l’adda pruvà.
“Inaudito…nel 2023…sembriamo un carro bestiame, senza nemmeno aria condizionata”, e questa è la classica signora bionda di turno.
Mancava la schitarrata ed ecco che arriva, belle precise e armoniose le pennate della dodici corde, e pure una voce che fa tanto Coez, o qualcuno di più attuale che irrimediabilmente ignoro.
Non c’è la vocina che ti annuncia la stazione e bisogna stare attenti a non lasciarsi distrarre dalla varia umanità e lasciarsela scappare, perché mica siamo come gli scout che si fanno tranquilli e felici le due ore e dodici sotto il sole…
Esci dal treno e ti tuffi nel mondo, però mica male quel viaggio: tutto sommato un bell’esperimento sociale, pure ben riuscito, perché si respiravano, oltre ascelle e puzzette, anche empatia e solidarietà.
Che se poi ci vogliamo azzardare a fare letteratura, non dobbiamo inventarci nulla. Pirandello docet, a partire dalla sua “Notizia sul mio involontario soggiorno sulla terra”: il treno, grande metafora della vita, in cui ti ritrovi in corsa all’improvviso di notte, di cui non conosci né la stazione di partenza né quella d’arrivo e puoi accontentarti di restare nel tuo scompartimento o alzarti e iniziare a percorrerlo in lungo. In largo no. (E poi le novelle e Mattia Pascal…).
E chest’è.