In una corposa relazione, il comune di Corbara, che detiene l’8,33% della quota, annuncia il suo no all’approvazione dei bilanci del Mercarto Ortofrutticolo che appare sull’orlo di una crisi irriversibile, tenuto conto anche della diffida del Ministero e della grave condizione in cui versa, con una gestione commissariale fortemente criticata dall’ente locale. Il mercato ortofrutticolo rischia difatti l’estinzione, tenuto conto dell’uscita di scena della Regione, le mancate scelte dei due comuni maggiormente proprietari come Pagani (87% delle quote e Nocera Inferiore 13%), e una gestione commissariale che sarebbe andata ben oltre le sue funzioni. Cosi si legge nella relazione: “Pur se in stato di liquidazione, la Società opera in esercizio provvisorio ai sensi dell’art. 2487, 1° comma, lett. c), c.c. L’atto di apertura della liquidazione riconosceva al liquidatore di compiere anche atti eccedenti l’ordinaria amministrazione quando gli stessi fossero necessari alla conservazione del valore economico-patrimoniale dell’azienda.È ulteriormente da notare, en passant, che la Società risulta scaduta nella durata, che in atto costitutivo fu fissata fino al 23 luglio 2017. Il tentativo di ripristinare la gestione ordinaria, allo studio da oltre un anno e mezzo, si è rilevato a tutt’oggi impercorribile per la permanenza del Patrimonio Netto negativo che, di fatto, costituisce un ostacolo pressoché insormontabile per un operazione di trasformazione societaria. Non è secondario ricordare, per i riflessi economici e patrimoniali sul bilancio in esame, la configurazione della proprietà della struttura che vede il Comune di Pagani proprietario dell’87% e il Comune di Nocera Inferiore proprietario del restante 13%. La proprietà dei due enti si fonda su atto unilaterale della REGIONE CAMPANIA, precedente proprietaria della struttura che, nel corso dell’anno 2016, ha provveduto unilateralmente e d’ufficio a trasferire in capo agli Enti la titolarità degli immobili nella proporzione sopra indicata e sulla base delle incidenze territoriali di riferimento. Gli Enti suddetti, per ovvie ragioni, hanno provveduto ad iscrivere a patrimonio, in tempi diversi, che qui non vale ripercorrere, gli immobili per le rispettive competenze. Ne è seguito un comprensibile processo di valorizzazione delle aree che dovrebbe necessariamente essere seguito, di conseguenza, da un’ inevitabile presa in carico delle strutture per adeguamenti e ristrutturazioni. Questo passaggio ha determinato, ancora determina e determinerà, una situazione difficilmente governabile nei rapporti tra la proprietà , la gestione ed i concessionari. I pesi economico-patrimoniali derivanti da questo passaggio di titolarità, nonché la difficile configurazione dei rapporti giuridici sottostanti, la natura degli ENTI proprietari , i cambiamenti continui di approccio ( a cui ha dato un contributo importante anche la liquidazione con atteggiamenti gestionali, talvolta incomprensibili e contraddittori) nei rapporti bilaterali hanno provocato una situazione oggi particolarmente complessa. Questa sintesi in premessa è volutamente concisa in quanto nulla deve aggiungere ad uno stato di cose che gli attori della vicenda ( nel senso strettamente giuridico del termine) conoscono perfettamente”.
La ricostruzione storica
La Società “Consorzio Ortofrutticolo dell’Agro Nocerino Sarnese” venne costituita con atto per Notaio Catello D’Auria del 23 luglio 1987, rep. 60264 in forma di Società Cooperativa a responsabilità limitata a mutualità prevalente. A seguito del venir meno del numero minimo dei soci, la Società è stata posta in liquidazione per la mancanza del requisito di cui all’art. 2522, c.c. con verbale di assemblea straordinaria del 9 febbraio 2017, redatto con atto per Notaio Carmine Ferrentino, rep. 4744. La gestione di liquidazione è iniziata in data 21 febbraio 2017, data di iscrizione della nomina del liquidatore nel Registro delle Imprese ed è tutt’ora in corso.
Il Comune di Corbara detiene una quota dell’8,33% del capitale sociale.
La Società svolge attività di gestione del mercato all’ingrosso di prodotti agricoli- alimentari presso la sede di Pagani (SA), via Mangioni, 1; all’interno del mercato operano circa 60 imprese che espongono la propria merce negli stand di cui sono titolari a titolo di concessione onerosa. Ad oggi dal punto di vista giuridico-economico il rapporto tra Consorzio e Concessionari si fonda su un’occupazione di fatto degli stands protrattasi nel tempo, mai rinnovata e mai codificata in un nuovo atto concessorio, che trova rapporto sinallagmatico di fatto nel pagamento mensile di un canone da lunghissimo tempo immutato né mai aggiornato neppure su base statistica annuale.
Ma la relazione continua, evidenziano tutta la situazione complicata degli ultimi anni.
“Tale antefatto risulta tuttavia indispensabile quando si deve giungere alla determinazione finale delle decisioni da prendere in relazione al futuro di una struttura giuridica che, ancora oggi sulla carta, è destinata alla estinzione una volta chiuso il procedimento di liquidazione dell’attivo e del passivo. Resta sullo sfondo il compito primario di salvaguardare il sistema economico-aziendale sottostante; quale che sia il destino del Consorzio si ha , secondo il nostro sommesso avviso, il compito di rendere quanto piu’ agevole la continuazione delle attività dei concessionari in forme, modi e tempi che , nelle attuali condizioni, non ci è dato di sapere.
Il fatto che oggi stiamo ancora discutendo su quale progetto di bilancio per l’esercizio 2021 dobbiamo approvare la dice lunga sugli ostacoli che il Consorzio ha sul suo cammino gestionale; se è cosi difficile predisporre e licenziare un prospetto di documento che deve dare la fotografia vera , trasparente e coerente , della gestione aziendale non si vede in forza di quale miracolo si possa tracciare la strada che porti alla fine della liquidazione con eventuale nascita di un nuovo soggetto; oppure porti alla revoca dello scioglimento e con conseguente ricomposizione della ordinaria struttura societaria a cui affidare la gestione futura del MOF.
Se non fosse intervenuta ( provvidenzialmente) , l’attività ispettiva ordinaria del MISE che ha diffidato, senza alcun dubbio, per la mancata approvazione del bilancio 2021 , si deve pensare che questa situazione che vede intrecciare alla gestione aspetti economici, patrimoniali , giurisdizionali sarebbe continuata per inerzia in un’insopportabile navigazione a vista.
Il punto centrale di questo bilancio è a nostro avviso il seguente : come possiamo accettare di licenziare un bilancio che viene approvato a giugno 2023 come frutto di un accordo che ha portato alla riscrittura di uno schema contrattuale, peraltro ancora non avviato, tra gli Enti ed il Consorzio caricandone di fatto gli effetti sia in fase prospettica che in fase retroattiva sul risultato gestionale degli esercizi 2021, 2022 e 2023.?
Caricando sul bilancio 2021 la frazione di 394.000 euro annuali maturati e dovuti in base alle richieste provenienti dagli Enti proprietari si determina una situazione assolutamente contraddittoria perché monca ed incompleta di determinazioni inevitabili se si vuole salvaguardare l’equilibrio economico- patrimoniale del Consorzio.
La grave condizione del consorzio
Per assurdo, per gli anni 2021, 2022 ed anche per il 2023 ( finchè la rotta non sara’ corretta) il Consorzio si troverebbe nella paradossale situazione di avere costi maggiorati del 30% in più ( 394.000, euro quale canoni di locazione su un totale attuale di costi di poco inferiore al 1.300.000,00 euro ) rispetto a quanto succedeva prima del 2016 (ovvero prima del trasferimento della proprietà delle strutture ai Comuni da parte della Regione), mantenendo gli stessi ricavi e nulla avendo fatto per adeguarli.
Il liquidatore accetta di mettere a bilancio somme consistenti che sono il frutto non di nuovi accordi convenzionali ( che potevano essere anche transeunti ma comunque utili e giustificabili nella fase di traghettamento verso una nuova struttura giuridica) e certo meno incompatibili di altri che pure sono stati arbitrariamente compiuti ; questi oneri sono inseriti a bilancio solo per essere stato disturbato nel possesso da atti (in alcuni casi del tutto irrituali e confusi ) provenienti dagli Enti proprietari.
La liquidazione non si è preoccupata di definire l’an e il quantum con gli Enti; è andata avanti in maniera disomogenea (oggi accetto, domani mi oppongo) secondo uno schema apparentemente illogico e insensibile ai continui inviti alla definizione convenzionale concordata a cui pure , in assemblea , si è piu’ volte invitato.
Altra cosa sarebbe stato riconoscere agli ENTI il giusto canone e pretendere due cose: adeguamenti strutturali della proprietà e adeguamenti di canoni da concessioni firmando atti cha avessero doppia valenza regolamentativa- concessoria e patrimoniale.
Alla fine si sceglie, nel prospetto di bilancio 2021 che si porta per l’approvazione, di caricare gli oneri derivanti dalla richiesta di canoni di locazione fino a capienza cioè finche i fondi di Riserve Patrimoniali disponibili sono in grado di assorbire le perdite consistenti (parliamo di un monte perdite rebus sic stantibus che al 30.06.2023 supera abbondantemente la cifra di 600.000,00 euro ).
Tutto questo avviene in una fase in cui già i ricavi non riescono a coprire neppure i costi caratteristici operativi che a partire dal 2022 sono almeno il 20% superiori a quelli del 2021 (al netto dell’aumento dell’energia elettrica e di alcuni costi tipo gestione dei rifiuti per effetto nuova gara).
Quando si legge ( pag 1) nella relazione dell’Organo di Revisione “….che il Collegio dei Revisori ha invitato piu’ volte l’Organo Amministrativo ed i soci , per quanto di competenza, ad adottare tempestivi provvedimenti finalizzati a garantire che il risultato di gestione , prospetticamente realizzabile, non risenta dell’incidenza dei nuovi costi gestionali” significa che si porta all’approvazione un progetto di bilancio che va proprio nella direzione opposta rispetto a quanto evidenziato dall’Organo Di Revisione.
Lo stesso Organismo non omette di segnalare ( pag 3) come nell’esercizio cui il bilancio si riferisce “ non sono stati avviati i necessari indirizzi gestionali ed operativi individuati dai soci nel corso delle assemblee….”
In parole povere la situazione attuale è chiara ed inequivocabile : il Consorzio già nella fase di apertura della Liquidazione ( febbraio 2017) come si puo’ evincere da un’attenta analisi di bilancio si trovava in una condizione di redditività compromessa in quanto i ricavi caratteristici facevano fatica a coprire i costi della gestione caratteristica e qualche sporadico utile finale nasceva solo dall’incidenza di voci extra-gestionali di natura straordinaria ( sopravvenienze, atti transattivi,ecc.).
Quando poi, a partire almeno dal 2019 in poi, i Comuni proprietari hanno cominciato ad attivare procedure volte al recupero dei canoni di locazione dell’area ( non entriamo nel merito degli atti ma valutiamo solo la volontà sottostante espressa) è cominciata una fase snervante, infinitamente inconcludente e volta apparentemente solo ad una gestione tattica della questione.
Il no all’approvazione del bilancio
Oggi ci viene portato, per l’approvazione, un progetto di bilancio per il 2021, e cosi sarà ripetiamo anche per il 2022 ed il 2023 (se nulla cambia!), in cui l’unica attività svolta è quella di negoziare una condivisa allocazione contabile delle partite di costo competenti e della relativa contropartita patrimoniale, sperando che i fondi di Riserva del Patrimonio possano dare copertura alle perdite inevitabilmente generate.
Appare a chiunque che questa situazione ha determinato un grave vulnus nella gestione prospettica del MOF quale che fosse la forma giuridica con cui avesse operato; contestualmente è stata anche un ‘occasione perduta dal punto di vista strategico : nuova Proprietà, nuova gestione, nuove concessioni a nuove condizioni , accollo trasparente dell’obbligo di rilancio della struttura mercatale in termini di adeguamenti funzionali, tecnici ed operativi come sinallagma dei nuovi accordi contrattuali con gli operatori privati. Si legge a pag. 4 della relazione dei Revisori che “ nel periodo compreso tra la chiusura dell’esercizio sociale (2021) e la predisposizione della presente relazione si sono svolte 4 riunioni assembleari durante le quali sono emersi ulteriori elementi di discussione idonei a determinare un significativo mutamento delle condizioni di redditività caratteristica aziendale oltre che a compromettere significativamente la continuità aziendale. In particolare in più circostanze i Soci hanno rappresentato la necessità che fossero avviate con urgenza procedure finalizzate ad incrementare la capacità prospettica della Società di generare ricavi per sopperire al presumibile incremento delle spese gestionali derivanti dalle inevitabili richieste di pagamento per l’occupazione dell’area mercatale “. Come già preannunciammo nel corso della riunione tenutasi, in forma allargata, presso il Comune di Pagani, non avremmo potuto dare il nostro assenso al bilancio 2021 e seguenti se non in presenza di un’attività di recupero della redditività aziendale fatta di azioni, procedure e richieste concrete volte ad intervenire subito sulla difficile situazione economica dell’ Ente Consorzio.
Ritrovare la stessa posizione nelle osservazioni dei Revisori ci convince della sostenibilità della nostra posizione; il contributo che pure non abbiamo mai negato, nei fatti, per portare il MOF fuori dalle attuali condizioni non puo’ costringerci ad avallare comportamenti gestionali e scelte strategiche diverse da quelle che sono emerse in queste pagine. Peggio ancora non ci puo’indurre a votare un bilancio per il 2021 ( e inevitabilmente anche per il 2022) che sia formato su sistemi valutativi solamente dilatori rispetto alle decisioni ritenute necessarie per la salvaguardia della Società Partecipata.