‘ E fodere cumbattene e sciabole stann’appese : una società ”deponente”
L’antico proverbio napoletano definisce, deprecandola, l’inversione dei ruoli nelle obbligazioni, negli adempimenti e nei rapporti, a qualsiasi livello, a partire da quelli personali.
Per la sua validità universale l’azione verbale è al “presente storico”.
Sarebbe facile, ma non opportuno, ai fini di quella autotutela, richiesta dallo zeitgeist e dalle norme che ne discendono, illustrarne la perennità mediante concrete esemplificazioni, per cui come sempre mi nascondo nell’etimologia (il mio nume tutelare è Isidoro di Siviglia, lo so).
Come si dice in latino fodero? Si dice “vagina”, da cui in italiano guaìna, la cui corretta pronuncia fa sentire benissimo l’etimo .
Padre Dante nel I Canto del Paradiso invoca Apollo, chiedendogli l’ispirazione poetica :
«Entra nel petto mio, e spira tue
sì come quando Marsia traesti
dalla vagina delle membra sue.»
Vagina come pelle che copriva le membra di chi osò sfidare il Dio nella tenzone poetica : fodero , quindi,per definizione.
( Se ai ragazzi glielo racconti , stai sicura che non se lo scordano più, anche se poi il Canto I non lo leggeranno proprio)
Orbene, il “fodero” diventa un sostantivo femminile, conseguentemente la sciabola, di genere femminile, diventa maschile, nella sua essenza “penetrativa”.
Chi, per natura, dovrebbe accogliere, combatte, chi dovrebbe combattere in prima persona “sta appeso” senza nessuna intenzione di “schiodarsi”.
Quando ‘e fodere cumbattene e le sciabole stanno appese”, le leggi si fanno con l’obiettivo di trovare
l’ultimo anello della catena, nelle cui mani depositare il cerino, in quanto fodero lo DEVE accogliere, poi , trasformandosi in spada, deve combattere.
Si deve diventare verbi deponenti di forma “passiva” e di significato”attivo” : una società “deponente”
Lo so che ognuno deve essere insieme spada e fodero, ma m’aggio “sfastidiata”!