Odessa, sotto il tiro dei carri armati e degli aerei russi, ha un forte legame con la città di Napoli. A fondarla nel 1794, infatti, fu un napoletano, Josè de Ribas, nome completo José Pascual Domingo de Ribas y Boyons, conosciuto in Italia come Don Giuseppe de Ribas y Boyons, (Napoli, 24 settembre 1749 – San Pietroburgo, 14 dicembre 1800), figlio di un diplomatico spagnolo, entrato nell’esercito napoletano a sedici anni, ammiraglio al servizio della Spagna, nel 1772 arrivò in Russia, con il grado di capitano. Nel 1783 entrò al servizio del nuovo favorito dell’imperatrice, il principe Grigorij Aleksandrovič Potëmkin, promosso al grado di colonnello, partecipò alla conquista della penisola di Crimea, per poter costruire la nuova base della flotta del Mar Nero, a Sebastopoli. Con lo scoppio della Guerra russo-turca (1787-1792) divenne l’ufficiale di collegamento tra il generale russo Potëmkin e l’ammiraglio statunitense John Paul Jones. Sul finire del 1789, i granatieri di De Ribas catturarono Khadjibey, il piccolo villaggio di baracche, dove sorgerà la città di Odessa, senza combattere, uno scontro che durò solo una mezz’ora. Infatti, la guarnigione ottomana, alcune dozzine di soldati con i loro ufficiali, si arresero in pratica subito. Al termine della guerra, il napoletano propose a Caterina II la Grande di trasformare il vecchio borgo ottomano di Khadjibey in uno dei principali porti russi, in un luogo che non correva il rischio di ghiacciare in inverno. La zarina accettò l’idea e il 27 maggio 1794 emise un editto per la fondazione di un centro commerciale e di scambio marittimo di cui de Ribas divenne amministratore capo. Era l’inizio della futura città di Odessa.
Scrive Charles King che de Ribas si impegnò “a costruire da zero la sua città, che sarebbe diventata tutto ciò che non era la sua Napoli natia (nuova, moderna, organizzata in modo razionale) e sarebbe stata la meta prediletta di uno dei maggiori imperi del mondo”. Suggerì anche il nome, Odessos, preso in prestito da un’antica colonia greca che esisteva in passato sulla costa settentrionale del Mar Nero, terra di Sciti e Cimmeri, popoli oscuri della notte, del sottosuolo e delle steppe gelate. Fu, però, Caterina II la Grande, in un impeto protofemminista, a cambiare di genere al nome della città: da Odessos (che comunque richiamava Omero e Ulisse) nell’attuale e più aggraziato Odessa. Il merito di de Ribas è stato quello di fornire un’impronta napoletana e italiana anche alla città sul Mar Nero. Sognò il Vesuvio che aveva lasciato e decise che avrebbe convinto gli zar a fare di quel golfo una città, la Napoli del Mar Nero. E ci riuscì. Infatti, tra XVIII e XIX secolo a Odessa si formò un ceto di napoletani e italiani agiati che svilupparono enormemente la città: la prima impresa commerciale fu di tal Stefano Venturi, la prima agenzia d’assicurazioni fu istituita nel 1806 da Benedetto Mercadalli e la prima banca commerciale nel 1826 da Giovanni Verani. Molti italiani trovarono la loro vocazione nell’artigianato, producendo vasellame, decorazioni e gioielli. La maestria del lavoratori italiani e il loro contributo nello sviluppo economico dell’Ucraina trovarono la loro massima espressione nei mestieri marinari: si occuparono della pesca, lavorarono nei porti, nei cantieri, molti si arruolarono come marinai. L’Opera di Odessa e la Chiesa della Trinità sono stati realizzati su progetto del napoletano Francesco Frapolli, e al fondatore De Ribas sono dedicate due statue, una in via Deribasovskaya dello scultore ucraino Alexander Knyaz, inaugurata per il bicentenario dalla città, e un busto nella zona strategica del porto. Il luogo più noto e fotografato è la mitica Scalinata Potëmkin, anche in questo caso con un pizzico di italianità, visto che è stata progettata nel 1815 dagli architetti Francesco Boffo (Orosei 1796 -Odessa 1867) e Avraam Mel’nikov e quindi edificata tra il 1837 e 1841. Lo stesso Boffo fu autore dei palazzi che contengono l’attuale Museo d’arte, la sede dei pompieri e l’albergo Londonskaja in stile neorinascimentale nella città sul Mar Nero dove finì i suoi giorni terreni. La scalinata, considerata la porta di accesso nella città dal mare, originariamente era chiamata Boulevard gradini, Grande Scalinata, Gradinata Richelieu o Primorski, costruita con lastre di marmo grigio-verde importate dal porto di Trieste che, sottoposte ad una forte erosione, nel 1933 sono state sostituite con altre di granito rosa, provenienti da cave ucraine. Degli originari 200 gradini, otto andarono persi con l’ampliamento del porto, riducendo pertanto il numero agli attuali 192. Nel 1906 venne edificata una funicolare sul fianco sinistro, sostituita nel 1970 da un ascensore che funzionò fino al 1990. Nel 2004 venne realizzata una nuova funicolare a scalinata, alta 27 metri e lunga 142. La scalinata è l’immagine cardine di un capolavoro del cinema muto, “La corazzata Potëmkin” di Sergej Michajlovič Ėjzenštejn, del 1925, che raccontava la rivolta di Odessa durante la Rivoluzione russa del 1905. Qui venne ambientata la lunga scena dell’attacco alla folla inerme da parte dei cosacchi dello zar e la celebre sequenza della carrozzina, spinta da una madre appena fucilata, che scivola giù per la scalinata. In realtà tale scena non rispecchia gli avvenimenti realmente accaduti, dato che la strage di civili durante la rivolta si verificò non di giorno sulla scalinata, ma di notte nelle strette vie della città.
Odessa, tuttavia, è nel cuore degli italiani anche per un brano musicale famoso del 1898, firmato da Eduardo di Capua e Giovanni Capurro, “O Sole mio”, uno dei più celebri inni alla napoletanità e all’italianità nel mondo. La musica fu ideata proprio qui da Di Capua unendo Napoli e Odessa, il Mar Nero e il Mar Mediterraneo, il golfo napoletano a quello della città ucraina. Di Capua si trovava nella città, distante 2.700 chilometri da Napoli, in pieno regno zarista. Quelle note e quelle parole erano un malinconico ricordo evocativo della terra nativa lontana. Le note furono ispirate da una splendida alba sul mar Nero. Il brano è anche un omaggio alla nobildonna oleggese Anna Maria Vignati-Mazza detta “Nina”, sposa del senatore Giorgio Arcoleo e vincitrice a Napoli del primo concorso di bellezza della città partenopea. Capurro, giornalista e redattore delle pagine culturali del quotidiano “Roma” di Napoli, nel 1898 scrisse i versi della canzone affidando la composizione musicale a Eduardo Di Capua che si trovava a Odessa con suo padre, violinista dell’orchestra. Come testimonia Alexander de Ribas, dunque, nel libro Vecchia Odessa pubblicato nel 1913, “La vecchia Odessa fu principalmente italiana. Il cielo, il sole, l’architettura delle case, i dipinti delle chiese, il nome delle vie, strade e stradelle, la punta alla fine del molo Platonovskij, bagnato dalle onde del Mar Nero, le prime navi da Napoli e da Messina, le prime pietre di costruzione da Trieste e Malta, i primi commercianti, le prime gastronomie, le prime cantine di vini, la pasta, i primi pomodori e la bellissima Maria la Bella nel parco Gorsad, le prime opere, i primi cantanti furono la rappresentazione e l’eco della benedizione italiana”. Forse pochi sanno, per terminare, che un nostro patriota visse anche in quelle terre. Tra coloro, infatti, che in quegli anni lavorarono nei porti ucraini ci fu anche il giovane marinaio Giuseppe Garibaldi, il cui zio, Antonio Felice Garibaldi, era all’epoca viceconsole nella vicina Kerč’: il futuro “eroe dei due mondi” nel 1824 si imbarcò sulla nave “Costanza” comandata dall’amico di famiglia Angelo Pesante, giungendo a Odessa e a Taganrog, porto del Mare d’Azov. Nel 1833, con la sua goletta “Clorinda”, tornò a Odessa, dove frequentò la locale comunità italiana. Qui, dice egli stesso nelle sue memorie, Giuseppe Garibaldi ebbe le prime informazioni sull’organizzazione patriottica la “Giovane Italia” fondata e diretta da Giuseppe Mazzini, che lo avvicinò per la prima volta alla causa dell’unità nazionale italiana. Per approfondire l’argomento si rimanda a: Charles King, Odessa Splendore e tragedia di una città di sogno, Einaudi, Torino 2013; Anna Makolkin, A History of Odessa, the Last Italian Black Sea Colony. Titolo tradotto: “Storia di Odessa, l’ultima colonia italiana sul Mar Nero”, The Edwin Mellen Press, New York 2004; Ruggiero Di Castiglione, Josè De Ribas. Il napoletano che fondò Odessa, Atanor 2022.