Dopo aver annunciato il suo consenso al corteo in un post su Facebook, il sindaco Pasquale Aliberti ha deciso di fare marcia indietro e non procedere con l’autorizzazione all’evento. La ragione del dietrofront, nella parole del Primo cittadino, è stata la reazione «arrogante» del Circolo Arci Corto Circuito – che in un post ha dichiarato di non aver bisogno di alcun permesso del sindaco a procedere – oltre che alla coincidenza tra la manifestazione e l’evento religioso del Rinnovamento dello Spirito.
La prima apertura allo Scafati Pride – e la successiva retromarcia – del sindaco Aliberti potrebbero ricordare, ad alcuni, quanto avvenuto a giugno tra gli organizzatori del Pride romano e il presidente della regione Lazio Francesco Rocca. O quanto avvenuto a Latina con la sindaca Celentano. Nella vicenda di Scafati, tuttavia, l’intoppo non sarebbe stato determinato dai temi della manifestazione – come fu per Roma la questione dell’«utero in affitto» – bensì dalla mancata collaborazione tra gli organizzatori e il Primo cittadino.
Per me non si tratta neanche di un processo di integrazione di una parte della società, perché se così fosse significherebbe che esiste una ghettizzazione. La Scafati che io immagino e che io voglio è una città libera, nella quale però si rispettano le regole “. È da un post su Facebook del Circolo Arci Corto Circuito – in cui l’associazione afferma di «non aver bisogno del permesso di Aliberti» per sfilare – che nasce l’irritazione del sindaco e la conseguente marcia indietro. Ma secondo alcuni esponenti politici cittadini si tratterebbe una scusa del momento, ricordando la battaglia condotta anni da fa dallo stesso Aliberti sull’istituzione del registro delle unioni civili.