“Settembre, andiamo. È tempo di migrare”: da quale poesia è tratto il celebre verso di Gabriele D’Annunzio ? E vai col quiz “Settembre, andiamo. È tempo di migrare.” Il primo giorno di settembre porta con sé la promessa di un nuovo inizio, il che si collega direttamente all’idea di movimento e alla prospettiva di avanzare in una direzione ben precisa.
In un solo verso Gabriele D’Annunzio, il poeta vate, è riuscito ad esprimere entrambe queste sensazioni tipicamente settembrine: l’inizio e il movimento, tramite l’accostamento di due verbi “andare” e “migrare” che appaiono quasi sinonimici, eppure esprimono due moti differenti. L’uso dell’imperativo “andiamo” riflette la necessità di muoversi, di spostarsi, appare come una chiamata alle armi: levatevi, alzatevi, sottintende un incitamento. L’infinito “migrare” invece rimanda all’idea dell’erranza e al proposito della ricerca di un luogo più accogliente, quindi, in breve, al cambiamento. Nel verso di apertura della lirica I pastori, D’Annunzio esprime una sorta di “passaggio di stato”: dalla stasi al moto, dalla pace alla irrequietezza, tutte sensazioni che, a ben vedere, la fine dell’estate porta con sé. Settembre è iniziato, è tempo di andare; ciascuno torni alle attività consuete nella stagione che porta il profumo dell’uva matura evocando il tempo della raccolta e della vendemmia. La poesia I pastori (il cui titolo originale era I pastori d’Abruzzo, Ndr) fu scritta da Gabriele D’Annunzio nel 1903 ed è contenuta nell’ultima sezione dell’Alcyone intitolata Sogni di terre lontane.
Ma dove andiamo ? Innanzitutto mettiamo alle spalle agosto, troppi lutti e tragedie, troppe sciagure e fatalità. Senza dimenticare stupri, omicidi, prezzi esorbitanti da vacanza e da routine quotidiana. C’è sempre una guerra quasi alle porte, per fortuna non c’è un virus. Ripartire è anche andare oltre: nella politica, nei rapporti personali o amicali, negli amori in corso o deviati, nella scuola, nel lavoro, nell’imprenditoria, nello sport, nella cultura e, perchè no, anche nell’informazione. Non bisogna i treni, quando passano. Non bisogna fare del campanile una bandiera: l’unica nostra bandiera ha tre colori. Andiamo ma stiamo attenti dove e come. Ha scritto Barbara Balzerani (valente scrittirice, sì proprio lei, l’ex brigatista): “Fermate la locomotiva”. L’ha fatto dopo la tragedia sul lavoro nel Torinese. E su Caivano cosa possiamo, invece, aggiungere: Fermiano la barbarie, senza divisioni politiche o religiose.