“Nero, bianco e nessuno: l’intricato tris di gialli” della scrittrice nocerina Letizia Vicidomini.Riflessioni post lettura ad alta voce di Rosalba Canfora, ma l’autrice cosa ne pensa?
Quando finisco di leggere un libro mi piace fermarmi a riflettere per capire quel testo dove mi ha portata, cosa mi ha insegnato e, ancor di più, cosa mi ha “donato” e l’idea, poi, di poterne discutere con l’autrice, credetemi … non ha prezzo! Eppure, quando ho finito di leggere “Nero Diario di una ballerina”, la dolce ed esile Simona (non posso dire di più per non spoilerare, ma chi ha letto, sa, perfettamente!) mi ha molto sorpresa, tanto che ho preferito riflettere, ma in silenzio, perché mi sono sentita … non so come spiegare, forse … “allo scoperto”, ecco!
Come da mia abitudine, ho lasciato trascorrere un po’ di tempo dedicandomi ad altre letture, ma quell’interrogativo che si era aperto dentro di me “m’infastidiva” e non poco!
Avevo bisogno di fare chiarezza, capire cosa aveva voluto dirmi l’autrice e, così, ho cominciato a leggere “Notte in bianco”, attratta anche dalla storia che mi sembrava ripercorresse in maniera romanzata un fatto vero, avvenuto anni fa nella mia città.
I personaggi dei libri di Letizia Vicidomini, nei quali anche quelli di contorno hanno la loro storia per una giusta collocazione, hanno tutti la stessa ottima caratteristica: ti prendono per mano, ti fanno entrare nelle vicende e nel luogo dove si svolgono e non riesci a lasciarli prima di saperli tutti “sistemati” in un modo o … nell’altro, purtroppo.
E così, anche i fatti della tabaccaia, i racconti della sua giovinezza e in particolare l’efferato delitto per mano di … – ops, mi stava scappando! – mi hanno rafforzato quell’interrogativo interiore: “ma è possibile reagire con tanta violenza? Ne siamo davvero capaci, tutti, se la vita ci offre l’occasione?”
A differenza delle atre volte, dopo una brevissima pausa, ho letto tutto d’un fiato “Lei era nessuno” e sono rimasta letteralmente sconvolta e dalla violenza, descritta così minuziosamente sia a livello fisico che mentale, e dall’amore malato, frutto anch’esso di … amore malato. Intanto, lasciatemelo dire Ines, lei NON era nessuno, semmai tutte le altre, sì, visto che solo a lei è stato dato di conoscere anche il lato umano di un uomo spiccatamente cattivo, che ben conosceva le due facce della violenza; ma lei, aveva saputo veramente capire fino in fondo chi era l’uomo che amava? Eppure, nel loro rapporto, i segnali di qualcosa di misterioso e poco spiegabile erano davvero tanti!
Così mi è stato tutto più chiaro e ho sentito che il momento di parlare era arrivato: il comune denominatore tra le tre storie, “il filo” che unisce i protagonisti è la particolare circostanza, cioè, il fatto che sempre più spesso vediamo solo quello che vogliamo, quello che ci fa piacere e, di conseguenza, non pensiamo, invece, di poter essere capaci anche noi di atti di violenza disumana o di subirli, perché all’apparenza siamo persone normali; oppure, crediamo di conoscere perfettamente una persona che abbiamo accanto da anni, ma che potrebbe rivelarsi un perfetto sconosciuto perché ognuno di noi, probabilmente, è portato a pensare, anche se non lo dice “questa cosa non mi tocca, io non la farò mai” e, invece, difficile a crederci, “siamo tutti dei probabili aguzzini nel caso di Nero e Notte in bianco, ma anche tutti probabili vittime, come in Lei era nessuno” … perché, Ines sono io, sei tu, siamo noi, tutte brave persone che vogliono continuare a crederci anche a costo di chiudere un occhio e, forse, anche Giuseppe lo era, una brava persona, ma di certo, a modo suo e non meno del suo amico di merenda.
Ascoltiamo ora, direttamente dalla sua voce, cosa pensa l’autrice, Letizia Vicidomini, che ringraziamo per la sua squisita disponibilità (MONTAGGIO DI MAURIZIO GALLO)