Due donne, una giovane e una più anziana, ogni giorno si recavano alla fontana pubblica per fare scorta d’acqua. Una vita dura la loro, che cominciava alle prime luci dell’alba.
Erano cummara e cummarella, la cummara era prodiga di aiuti e consigli, praticamente aveva insegnato tutto alla sua cummarella, rimasta orfana di madre troppo presto.
Dopo aver protetto la testa con un cercine, accomodavano sul capo una larga brocca , che avrebbero riportato piena a casa, prima di andare a lavorare nei campi.
La cummara precedeva sempre di qualche passo, segnando la strada.
Una mattina, la cummara inciampò e la brocca piena stava per cadere al suolo , la ragazza si slanciò in avanti riuscendo a prendere la brocca d’argilla prima che rovinasse al suolo .
La brocca che aveva sul capo cadde e si ruppe.
La ragazza iniziò a piangere, intonando un compianto, che faceva così
“ Cummaraaa miaaa, p’arreparà a toja s’è rotta ‘a mia!”
Zia Alfonsina era solita ripetere questa storia quando voleva sottolineare che prima di portare aiuto agli altri, bisogna valutare se l’aiuto non sia di danno a chi lo offre ( in verità, la storia giocava anche su un doppio senso, facilmente intuibile, riferito a coloro che per aiutare le amiche in liaison pericolose si ritrovavano esse stesse coinvolte e “svergognate”.)
Mi è venuto in mente pensando al dimensionamento scolastico