In verbis etiam tenuis cautusque serendis
dixeris egregie, notum si callida verbum
reddiderit iunctura novum
Orazio “ Ars Poetica” vv46-48
Il poeta,nel senso classico, è colui che fa, la poesia è opus, un lavoro, che è analogo e inverso rispetto al lavoro del docente.
Il docente, specie al triennio del Liceo, manipola la sua “materia”,in un processo senza fine, per offrire ogni giorno un costrutto, a lui ben chiaro, che deve diventare costruzione.
In questo, il lavoro del docente è inverso rispetto a quello del poeta, che “nasconde” il processo creativo, la costruzione, offrendo la poesia, il costrutto.
Il lettore può concentrarsi sul prodotto, anche senza aver “voglia” di comprenderne la genesi, mentre il docente “ nasconde” il costrutto ( quello “deve” rimanere allo studente) e il suo opus consiste nel far in modo che , attraverso la “ricostruzione”, si arrivi a sedimentarne il “costrutto”.
La Τέχνη, come arte del fare : Orazio suggerisce un metodo, IL metodo, che il poeta deve seguire e lo sintetizza con l’espressione “ callida iunctura”, di per sé non traducibile nella sua interezza.
Iunctura significa legame stretto, frutto dell’azione di un faber, legame che non si trova in natura, opus di un esperto: si capisce facilmente, tutti parliamo latino a nostra insaputa.
Il poeta deve “legare parole”, facendo in modo di dare novitas al verbum notum.
La “materia” della poesia classica è di per sé nota al suo pubblico, la novitas non può consistere in res , ma in verba..
Callida è più complesso da rendere.
Callida iunctura vale “accorta congiunzione”, accortezza di chi fa le cose sapendole fare, dopo averle studiate a fondo, dopo che ci ha fatto “il callo” , è la competenza delle competenze , è la capacità di “portarti” dove vuole, e tu mentre vieni “condotto” ricavi non solo un piacere intellettuale, ma anche una crescita sul piano etico : diverso dalla furbizia, di chi ti conduce per ricavarne un vantaggio solo personale. ( quello di chi esce ogni giorno dalla scuola senza che nulla sia cambiato, né in se stesso nè nei suoi studenti)
In questa calliditas si può sintetizzare l’analogia fra l’opus del poeta e quello del docente.
La differenza : il docente deve rendere noto un termine nuovo ( essenzialmente il suo lavoro è questo, al di là delle “materie”) .
Per lo studente tutto “deve” essere nuovo, se no ripete a memoria.
Ne consegue quella che in realtà è una premessa: per imparare il nuovo, bisogna agganciarlo al “vecchio”, la conoscenza è una catena, se salta un anello non c’è iunctura. Callidamente il docente deve “agganciare” e se proprio non ci sono “anelli”, il primo è l’alunno stesso , sanno più cose di quello che crediamo.
Li dobbiamo “scovare” gli anelli possibili, ogni giorno in maniera diversa.
Ma quanto li si deve pagare quelli che lo sanno fare perché ci hanno fatto il callo e sono callidi ?
Ce ne sono più di quelli che crediamo, esattamente come tra gli studenti.
Il docente è un fingitore, deve fingere di non sapere quello che gli alunni devono imparare.
Questo è il “capolavoro”: non credo che sarà immediatamente reperibile nell’e-portfolio degli studenti del triennio, ma “ qualcosa rimane tra le pagine chiare e le pagine scure”.