Non si può togliere la cera e avere comunque il pavimento lucido
Parte I
Diverse scuole sul territorio nazionale sperimentano l’abolizione del voto in itinere, mantenendo, in sede di scrutinio intermedio e/o finale, l’attribuzione dei voti numerici, da cui deriva, nel triennio superiore, il sistema di attribuzione del credito scolastico.
La norma ad oggi lo prescrive.
Se tale scelta sia opportuna e soprattutto efficace, anche ai fini del contenimento dell’ansia ingenerata dalla valutazione numerica sia negli studenti che nei genitori, lo sapremo quando i risultati delle sperimentazioni in atto saranno resi noti.
Se saranno positivi, sapremo che in QUELLA determinata Scuola, in QUEL determinato periodo, la sperimentazione ha funzionato e potrebbe estendersi anche in altre scuole, laddove il Collegio deliberasse in merito.
Si deve chiarire che il modello della scuola “ senza voti” di cui si discute è , da una parte, una scuola senza valutazioni espresse mediante i numeri,ma dall’altra, una scuola in cui la valutazione assume una funzione di assoluta centralità nel processo di insegnamento-apprendimento.
Biecamente, il tempo da dedicare alla valutazione “formativa” coinciderebbe con il tempo scuola in sé, poiché TUTTO diverrebbe oggetto di valutazione.
In uno scenario, in cui TUTTO quello che si insegna e si apprende non esiste , se non si configura in termini di competenze ,le scuole senza voto potrebbero diventare le scuole , in cui, per forza di cose si “valuta” di più, mediante strumenti diversificati e convergenti che, in sede di scrutinio, “diventano “ voti numerici.
Immagino che i voti non potranno che essere positivi da sei in poi, poiché in sede di contenzioso , non sarebbe facile dimostrare che la valutazione sia stata “tempestiva” , in quanto, lo studente e la famiglia potrebbero non aver compreso cosa fare per migliorarsi in tempo utile a recuperare.
Cosa che potrebbe accadere facilmente, se la sperimentazione di cui si parla consiste essenzialmente nel fare in modo che lo studente diventi capace di assumere su di sé il proprio processo di apprendimento ed è questa una competenza che è specifica dell’età adulta.
Perché questo non accada, dal momento che i Tribunali Amministrativi si basano su atti formalizzati, tutto l’iter della valutazione formativa che si traduce in voto numerico, deve essere tracciabile, soprattutto nella sua condivisione con lo studente e la famiglia.
Qualsiasi giudice, inoltre, se dovesse ricostruire TUTTO l’iter “dialogico” che porta al voto negativo non potrebbe che “ impazzire” consultando le griglie, diari di bordo, la valutazione condivisa,l auto valutazione nella loro rispondenza al PTOF., nonché tutti gli elementi che avessero condotto il consiglio di classe ad esprimersi in termini di non promozione o sospensione del giudizio o ,ancora, semplicemente, rispetto a un voto non ritenuto rispondente alle attese.
Non entro , quindi, nella querelle voti sì voti no , perché i voti ci devono essere per forza, mi chiedo solo se, in termini di opportunità sia praticabile una prospettiva che nella sua CONCRETA applicazione potrebbe essere peggiore del male che si propone di contenere .
Tralascio, perché se ne potrebbe fare solo un testo teatrale, tutte le ipotizzabili richieste di incontro con il ds e i docenti da parte di genitori che non comprendono cosa si intende per valutazione delle competenze chiave e trasversali e dei livelli conseguiti.
Rimane il fatto che alla scuola si chiede di insegnare e apprendere per competenze , che non sono esprimibili con i voti numerici, e ,contemporaneamente, di dare “ i numeri” obbligatoriamente perché il titolo di studio abbia valore legale.
Rimane il fatto che è nelle mani di ogni scuola trasformare le conoscenze in competenze e la valutazione formativa in valutazione finale, senza che si discostino fra loro e senza che “avanzino” pezzi non collocabili.
Una delle competenze che si dovrebbero sviluppare negli studenti è quella di prendere decisioni : cominciamo a decidere a livello normativo. La domanda di Totò : a quella si deve rispondere.
Poi ci attaccheremo al carro di Cleante.
Ex voto
Parte II
Voto è connesso etimologicamente alla sfera del sacro, è una richiesta agli dei accompagnata da un sacrificio. Presso i Romani c’era la pratica della devotio, si offriva in sacrificio la propria vita per ottenere un vantaggio per la comunità.
Anche scegliere la vita ecclesiale si dice “prendere i voti”
Il voto lega chi fa promessa di sé , quindi il voto non è solo ciò che si chiede , ma indica anche l’offerta come contraccambio, si tratta di uno slittamento semantico, se esprimi un desiderio a Dio perché lo realizzi , sei tu che ti “voti” alla divinità.
” Ex voto suscepto” era la formula che si iscriveva sugli oggetti donati a Dio o ai Santi per grazia ricevuta, spesso l’ex voto rappresentava l’organo malato o era una tavola dipinta che rappresentava l’evento da cui si era miracolosamente scampati .
Voto e scrutinio si legano anche nella sfera semantica delle elezioni e anche in questo caso si tratta di una devotio, offri il tuo sostegno a qualcuno che deve a sua volta “sacrificarsi” per il bene della comunità, si tratta di un “voto” cioè di un desiderio che si spera venga adempiuto : hoc erat in votis, si dice quando vediamo realizzato quello che speravamo.
Poi ci sono gli scrutini, anche scrutinio è etimologicamente interessante, viene da scruta /orum che significa “mucchio di stracci : bisogna essere attenti nella cernita del mucchio , quando si fruga tra gli stracci.
Eliminare i voti in itinere non significa non valutare, ma accompagnare l’apprendimento in maniera tale che lo studente abbia chiaro il livello raggiunto, così da eliminare gli “scruta” il mucchio (di stracci) dallo scrutinio.
La scuola come devotio : invece dei “quadri” appenderemo gli ex voto , anzi li inseriremo nel registro elettronico per non violare la privacy .