“La bellezza salverà il mondo” scriveva Fëdor Dostoevskij. In questa stessa visione si inserisce il progetto di inclusione sociale in cui detenuti potranno venire a lavorare nel Parco archeologico di Pompei. E’ stato firmato il protocollo d’intesa tra il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria – Casa Circondariale “Giuseppe Salvia” di Poggioreale, il Tribunale di Sorveglianza di Napoli e il Garante dei diritti delle persone private della libertà personale: un modo per reinserire, a livello sociale e occupazionale, chi è in carcere e aiutarli a costruire competenze attraverso attività di lavoro di pubblica utilità, non retribuita, presso i siti archeologici del Parco. La bellezza e la cultura per sostenere umanamente e professionalmente.
GABRIEL ZUCHTRIEGEL, direttore del Parco Archeologico di Pompei
Continuano le azioni del direttore Zuchtriegel nella direzione di un’apertura alla realtà sociale, alla comunità per contribuire concretamente al suo miglioramento. Si potrebbe dire che, al di là dell’archeologia, sia questo il taglio e l’aspettativa del direttore nella gestione del sito.
“La cultura, –ha dichiarato il direttore del Parco Gabriel Zuchtriegel –attraverso le istituzioni museali, può avere un ruolo importante nelle attività di reintegrazione sociale, o anche semplicemente di avvicinamento al patrimonio culturale. Tali progetti, come altri avviati dal Parco, di inclusione del territorio e delle scuole, fanno sì che l’archeologia possa contribuire concretamente a cambiare la vita delle singole persone, e dunque di una intera società “
CARLO BEDINI, Il direttore della casa circondariale di Poggioreale, presenta il progetto:
Verranno scelti da una commissione massimo 5 persone l’anno a cui sarà data l’occasione di partecipare al progetto, in base alla buona condotta. Verranno coinvolti in diversi ambiti di attività, a secondo delle competenze e attitudini: dalla manutenzione del verde, al supporto più generale alla manutenzione ordinaria del sito ad attività di digitalizzazione e archiviazione documentale presso gli uffici amministrativi e prevederà un corso di formazione, anche in materia di sicurezza e protezione, propedeutico all’inizio dei lavori. Un percorso che permetterà alle persone coinvolte di acquisire competenze lavorative spendibili poi al termine della pena. Il protocollo ha una durata di due anni, eventualmente rinnovabile.
Un modo per contaminare carcere e territorio, creare connessioni e speranze, come ci racconta LUCIA CASTELLANO, Provveditore regionale dell’Amministrazione Penitenziaria Campania, entusiasta dell’iniziativa.
Questo è il secondo protocollo di intesa, Reduce dall’esperienza positiva, tuttora in corso, che vede il Parco archeologico di Pompei già sede per lo svolgimento di lavori di pubblica utilità per imputati non ancora sottoposti a processo.