Mio padre era solito affermare che chi non ha paura di morire, muore una volta sola. Io aggiungo che chi non ha paura di morire è una persona che non teme l’aldilà, le punizioni derivanti dall’ipotetico giudizio divino, chi ha la coscienza a posto, l’animo puro e via discorrendo. Insomma più si è malvagi ed egoisti, più si teme l’ultim’ora e il tanto sbandierato prosieguo: lo riscontro quotidianamente e sto facendo una personale indagine sociologica sulla questione.
Infatti diventa sistematica la paura miscelata all’attaccamento ossessivo alla propria pellaccia, come sistemiche sono le visite mediche, le continue analisi, indagini d’ogni tipo, paranoiche invenzioni con tanto di ” passeggiate” in ospedale. Alcune persone, specialmente quelle più maligne, sentendosi sul viale del tramonto, avendo maturato già tante primavere, vogliono a tutti i costi riscontrare qualche patologia, anche se sono sane come un pesce. Poi c’è gente buona che pur con mille problemi di salute continua a sorridere, a preparare sorprese a chi ama e piatti deliziosi così, anche senza una ricorrenza speciale, solo per il gusto di rendere felici gli altri, estranei compresi.
Queste anime belle non bisogna lasciarsele scappare, anzi occorre custodirle e curarle, onorarle e mai abbandonarle.
La fortuna è duplice in entrambi i casi: nel primo, dagli esseri umani meschini s’impara a non diventare come loro e a stragli lontano il più possibile; nel secondo, con le cosiddette anime belle, s’impara a vivere appieno senza paura di morire e andare all’inferno.
Ovviamente credo che l’inferno sia solo la prima parte del capolavoro dantesco, ma chi sa affrontare le difficoltà della vita senza diventare cattivo, di sicuro non teme né Lucifero né l’ora fatale..
Ho conosciuto coloro che hanno oltrepassato le valli infernali e ne sono usciti indenni, ma anche chi non conoscendo le angustie e il dolore vero, ha giocherellato a fare il malato immaginario, a proferire calunnie e maldicenze, a non saper donare sorrisi e gioia gratis, senza nulla a pretendere, come si suol dire.
Mio padre aveva ragione: è stupido sia aver paura di morire, sia commettere azioni spregevoli: anche Alda Merini asseriva che la cattiveria fosse degli sciocchi, vista la caducità dell’umana esistenza.
Restando in tema di poesie, inoltre, leggere le liriche di Leopardi non fa sfociare nel pessimismo cosmico, rende solo consapevole ognuno di noi della periodizzazione delle illusioni e dei sogni, della brevità della vita e della necessità di volersi bene e di fare del bene.
Annalisa Capaldo