Oggi convenzionalmente è la giornata in cui vengono ricordate le donne vittime di femminicidio ed io mi ritrovo a fare riflessioni sul destino di ognuno di noi.
Corriamo, ci affanniamo, sopportiamo beceri atteggiamenti dei nostri colleghi di lavoro abbozzando per non scivolare al loro livello, facciamo finta che anche il più meschino degli esseri umani sia in qualche modo in buona fede, e intanto persino in questo momento un marito sta uccidendo la propria mogliettina, un giovane si è suicidato, un’ amica sta lottando contro il cancro.
In fin dei conti, non trovando risposte soddisfacenti ai miei mille e più perché, incolpo o benedico il Fato: giustifico la morte prematura di chi ha atteso giusto il tempo che abbandonassi Milano e partorissi il mio terzogenito per spirare senza di me, spiego il mio ritorno a Nocera giusto in tempo per stare vicino alla mia sorellina nel momento più difficile della sua vita, esamino la conoscenza del mio direttore ringraziando il Fato di averlo messo sul mio cammino.
Potrei continuare a lungo con la storia dello zampino del destino: se penso a tutto ciò che mi è capitato da quando sono nata simo ad oggi non posso fare meno di credere alla rilevanza della predestinazione.
Tutto accade per un motivo ben preciso: conosciamo le persone perché esse ci siano esempi buoni o cattivi, inciampiamo perché quel sasso era lì apposta, addirittura il destino gioca coi nostri progetti, coi nostri sentimenti e ci mette continuamente alla prova.
Quindi se è vero che homo faber fortunae suae è altrettanto realistico ritenere che ognuno di noi abbia una storia già scritta, una vita decisa dall’ alto (o dal basso) che possiamo cercare di modificare ma alla fine è solo una vana illusione.
Non è pessimismo cosmico il mio, bensì una mera analisi di ciò che vivo ed è per questo che sono sempre più persuasa che la cattiveria sia degli sciocchi, che fare la guerra sia un errore ineluttabile, che essere gentili col prossimo sia un dovere morale che, ahimè, in pochi assolvono.
Annalisa Capaldo