Un letto fatto di assi in legno e una rete realizzata in corda collocata al piano superiore di una bottega. Dormivano anche su brande così semplici i ceti meno ricchi nell’antica Pompei, e non erano situazione rara ma che riguardava più della metà degli abitanti dell’antica città. Dopo la riscoperta della ‘stanza degli schiavi’ nella villa extraurbana di Civita Giuliana, l’attenzione si è focalizzata sulla vita dei ceti non ricchi dell’antica città. In questi giorni, fino al 15 dicembre, su via dell’Abbondanza a Pompei, accanto alla casa del Larario d’Achille ( I, 6, 12), si può vedere questa branda di uno schiavo. Una copia del calco (oggetto ottenuto riempiendo di gesso i vuoti lasciati da legno e tessuto nella cinerite) realizzato nella villa extraurbana di Civita Giuliana.
Questa esposizione del letto antico nella bottega di via dell’Abbondanza, dove si ipotizza fosse collocata un’officina ferraia con retrobottega e ambienti abitativi al primo piano, sotto la scala (che si vede solo grazie alla traccia sul muro) è solo l’inizio di un percorso:’anticipa, infatti la mostra che verrà inaugurata il 15 dicembre nella Palestra Grande di Pompei “L’altra Pompei: vite comuni all’ombra del Vesuvio”, che verrà allestita nella “Palestra Grande” dell’area archeologica di Pompei.
“Quello che vediamo rispecchia le condizioni di vita dell’80% delle persone che vivevano a Pompei – spiega il direttore del Parco e curatore della mostra, Gabriel Zuchtriegel – mentre le case ad atrio che siamo abituati a considerare caratteristiche dell’architettura domestica romana, in realtà rappresentano una piccola minoranza. La mostra vuole raccontare questa ‘altra’ Pompei: la città dei ceti medio e basso, degli artigiani, dei negozianti, delle prostitute, dei liberti e degli schiavi. La gente comune che è rimasta nell’ombra dei grandi eventi della storia, ma la cui vita a Pompei può essere ricostruita in maniera unica. Quest’anno, la brandina, sotto la scala di una bottega pompeiana, è la nostra versione del presepe natalizio, di cui Papa Francesco dice che deve parlare alla vita: lo spazio degli ultimi dove la vita non è scontata ma un regalo prezioso.”
La copia è stata realizzata grazie a una scansione digitale, stampante 3d, tecnica FDM con materiale PLA di ottima qualità e rifinita a mano.
“Il letto è parte di una stanza di soli 16 mq, in cui vivevano probabilmente tre servi. La copia dell’intero contesto, ricreata grazie ai calchi, così come la riproduzione di altri due ambienti della Casa del Larario, costituiranno il fulcro della mostra. – sottolinea la co-curatrice della mostra, Silvia Bertesago- Questi ambienti sono stati teatro di vite reali, vite di persone comuni, vere protagoniste del percorso espositivo. In esso, attraverso sette sezioni e circa trecento reperti, si seguirà idealmente il corso dell’esistenza di coloro che appartenevano alla fascia sociale medio-bassa, partendo dalla nascita fino alla morte e attraversandone vari aspetti. Grazie ad un sistema ideato per l’app My Pompeii il visitatore potrà inoltre sorteggiare la propria identità antica, comprendendo quanto fosse normale e facile essere una delle tante persone comuni che abitavano uno spazio anonimo, che potrà poi essere fisicamente raggiunto seguendo le indicazioni fornite dall’applicazione stessa”