Solo un PADRE che ha saputo guardare al di là del ruolo genitoriale paterno e pensarsi UOMO tra altri uomini, accomunati da una cultura di potere che oggi li costringe ad interrogarsi di fronte alle sue manifestazioni più violente, poteva eclissare la figura del Patriarca, a cui ancora molti guardano con malcelato rimpianto.
La guerra tra i generi ha avuto nella famiglia il suo radicamento più forte e insieme la sua più forte copertura per la perversa confusione tra amore e violenza. Solo una famiglia, come quella di Giulia Cecchettin, di straordinaria sensibilità e consapevolezza del rapporto tra gli affetti primari, più intimi e un dominio maschile che dura da millenni, poteva dare finalmente voce ed incisività politica alle parole che generazioni di femministe hanno gridato da tanto tempo sulle piazze, inascoltate.
Dopo che un vescovo ha parlato dal pulpito della necessità di mettere fine alla “guerra tra i generi”, e dopo che il padre di Giulia ha parlato nel suo ultimo abbraccio alla figlia dell’importanza di una EDUCAZIONE che parta dai primi anni di scuola, non sarà più così facile per parrocchie e genitori animati da spirito conservatore, agitare lo spauracchio della “Gender Theory” per impedire un reale cambiamento della scuola.
Una straordinaria lezione, quella di Gino Cecchettin, da cui si può capire quanto possa cambiare quello che abbiamo chiamato finora amore.
Con emozione e gratitudine.