Dopo aver completato l’allestimento permanente delle opere di Terrae Motus, che raccoglie le opere messe assieme da Lucio Amelio, lungo il percorso museale, la Reggia di Caserta propone un approfondimento di uno degli artisti che hanno partecipato alla nota collezione: Nino Longobardi. Fino al 16 marzo si può visitare nelle Sale della Quadreria al piano terra del secondo cortile del Palazzo reale “Nino Longobardi alla Reggia di Caserta”.
Ed è solo il primo degli approfondimenti e della valorizzazione degli artisti presenti nella raccolta di Lucio Amelio che propone opere artistiche come risposta creativa alla forza della natura generata esprpessa dal terremoto del 1980. Per Terrae Motus Longobardi aveva creato il grande dipinto su tela del 1983, ora esposto negli Appartamenti reali che viene accompagnato dalla selezione di più di 30 lavori, tra disegno alla pittura alla scultura, scelti da Longobardi, incentrata sulla figura umana, tra mistica e materia. I lavori di Longobardi fanno riflettere sulla vita terrena citando la morte, attraverso un immaginario fatto di teschi, ossa e figure scarnificate, elementi fortemente legati alla tradizione napoletana, che non costituiscono però un semplice rimando alla morte, ma diventano simbolo di qualcosa di immutabile ed eterno.
Nino Longobardi (Napoli, 1953) si è formato da autodidatta attraverso la frequentazione di artisti, critici e galleristi, tra cui Carlo Alfano, Joseph Beuys e Achille Bonito Oliva. Fondamentale è l’incontro nel 1968 con Lucio Amelio, con il quale avvia un sodalizio umano e professionale che continuerà fino alla scomparsa del gallerista nel 1994. Dopo la sua prima mostra nello studio di Giovanni Pisani nel 1978 e una personale nella Galleria di Lucio Amelio l’anno successivo, espone a Europa 79 di Stoccarda, Arte Cifra da Paul Maenz, a Colonia, al Centro d’Arte Contemporanea di Ginevra e alla galleria Venster di Rotterdam. La sua ricerca si concentra sulla figura umana resa in maniera essenziale, asciutta, con pochi tratti sintetici e una ridotta gamma cromatica, indagata attraverso l’utilizzo di varie tecniche, dal disegno, alla pittura, alla scultura.
Nel 1982 partecipa a Italian Art Now: an American Perspective, al Guggenheim di New York, e ad Avanguardia e Transavanguardia alle Mura Aureliane a Roma. Seguono le esposizioni all’Istituto d’Arte Contemporanea di Boston e alla Fondazione Mirò di Barcellona (’83), alla Nationalgalerie di Berlino (’86), al Grand Palais di Parigi (’87) e al Museo d’Arte Contemporanea di Copenaghen (’88). Molte mostre personali si susseguono tra Palazzo Reale di Milano (1998), a Castel Nuovo di Napoli (1999), alla Galleria Civica di Modena (2000) e al Museo Archeologico Nazionale di Napoli (2001). Nel 2013 espone al Museo Nazionale di Capodimonte. Nel 2015 partecipa alla 56a edizione della Biennale di Venezia nella mostra Codice Italia nel padiglione nazionale e nel 2017 espone a Galleria II Ponte a Roma.