Mi è capitato di rivedere su facebook una foto degli anni in cui ero un’adolescente piena di sogni e di fiducia nel prossimo.
In realtà non sono cambiata molto sotto quest’aspetto anche se sono passati trent’anni da allora: tuttavia a 15 anni m’innamoravo più spesso e più facilmente mentre oggi è quasi utopistico, non in quel mondo almeno.
La visione dell’amore adesso è quasi ascetica, meno istintiva, meno materialistica: alla mia età si selezionano gli alimenti che non scatenino la gastrite latente, figuriamoci gli amanti o gli amici, insomma la gente tout court.
La preoccupazione a 15 anni era quella di racimolare i soldi per andare allo stadio a tifare per la Nocerina, comprare un pacchetto di Marlboro light da 10, indossare gli anfibi più fighi, cercare di non farsi fregare il ragazzo che ti piaceva da qualche amica che amica non era, ma solo più frivola e gatta morta.
Oggi, invece, i soldi li investo per i miei figli, per qualche viaggio in famiglia e l’automobile nuova, che poi sarà soprattutto per i pargoli ormai grandi.
Non mi batte più il cuore al pensiero di rivedere quel tipo alto che tifava per la Nocerina in equilibrio sul ferro e beveva Adelscott come se fosse acqua minerale (oggi l’alito che sa di birra lo odierei probabilmente, all’epoca lo trovavo irresistibile!), mi sembrava più bello di Achille e quando si girava e baciava me mi sentivo più affascinante di Elena, non diventerei matta dalla gelosia se il mio primo amore, per vendetta, baciasse una mia amica (mai perdonata) e non mi vendicherei spifferando tutto in diretta a sua madre, bigotta e pudica. Ricordo la complicità delle mie due amiche storiche, ancora oggi lo sono, e le risate che ci facemmo quando questa tipa le prese di santa ragione e noi origliavamo alla sua porta sghignazzando in silenzio.
Che splendide crazy girls eravamo!
Le risate sui motorni, i baci lenti e passionali che lasciano il segno, le lacrime per le delusioni dell’ umanità svelata, la prima ubriacata e il giuramento mai mantenuto di non rifarlo più, le Smemoranda piene zeppe di foto, cicche masticate, scritte segrete con l’alfabeto greco, le puntate di Beverly Hills abbracciata a lui; quello mi sembrava fosse il momento più felice della mia vita e pregavo durasse per sempre.
Mangiavamo senza pensare al colesterolo, fumavamo senza temere il cancro, piangevamo ascoltando i Doors e Pino Daniele, giocavamo a carte, al flipper, preparavano le coreografie della Nocerina senza sapere se i nostri genitori ci avrebbero mandato allo stadio, studiavano pensando a tutto tranne che a Virgilio e a Saffo.
Già all’ epoca era evidente la differenza intellettiva e caratteriale delle persone che oggi siamo, ossia coloro che erano meschini a 15 anni lo sono anche a 45, e le donne sciocche e le finte sante non se la passano certo meglio!
Coerenza, insomma!
Qualcuno che si sfondava di spinelli oggi fa il carabiniere fascistello, qualcun altro che si vantava di essere un latin lover è rimasto a bocca asciutta, altri che avevano preso il massimo dei voti alla maturità non hanno un impiego e sono frustrati e depressi, chi voleva fare numerosi figli ne ha messo al mondo uno o zero addirittura.
Cala il sipario e ognuno ha i suoi bei rimpianti oppure si è preso la propria rivincita, a dispetto delle chiacchiere fasulle che da volpi non arrivate all’ uva, poco Baldi giovani quelli, mettevano in giro.
Annalisa Capaldo