Gioia, rivoluzione, storie di terre lontane. Questo il filo conduttore dello spettacolo “Conosci Victor Jara?”, in apertura dell’ottava edizione della rassegna “L’Essere & L’Umano” dell’associazione Artenauta Teatro di Nocera Inferiore, per la direzione artistica di Simona Tortora e il coordinamento di Giuseppe Citarella.
Protagonista della serata il compositore e sassofonista partenopeo Daniele Sepe, ospite al Teatro Diana insieme al suo ensemble, nella sua interpretazione e selezione di brani del compositore cileno Victor Jara. “Conosci Victor Jara?” nasce come album nell’ormai lontano 2000 per portare nella contemporaneità la storia non soltanto di un grande artista, ma anche di un rivoluzionario che fu assassinato per ordine dei golpisti del dittatore Pinochet. Una storia, quindi, non soltanto d’arte ma anche di prassi politica che viene portata al pubblico oltre che dai testi dei canti selezionati, anche dai racconti con i quali lo stesso Sepe intervalla le performance.
La versione live di “Conosci Victor Jara?” è un viaggio in Sudamerica, un luogo che secondo le dichiarazioni di Sepe stesso vive un legame quasi di sangue con Napoli e con tutto il Sud Italia in quanto terra di emigrazione non soltanto in cerca di maggior fortuna, come nelle storie di tanti che sono emigrati anche in Nordamerica nei primi decenni del Novecento, ma anche e soprattutto di protezione.
Si parla di musica e si parla necessariamente anche di poesia: un ponte fondamentale tra Napoli e il Cile è la figura del poeta Pablo Neruda, che con Victor Jara ebbe un prolifico sodalizio tanto politico quanto artistico. Jara, infatti, ha tradotto in musica i versi del grande poeta, e viceversa Neruda si è lasciato ispirare dalla maestria di Victor Jara. Un sodalizio, questo, che ha portato entrambi a soccombere durante il golpe di Pinochet ormai cinquant’anni fa.
Il progetto artistico di Sepe è un progetto che verte sulla possibilità immensa dell’arte di diventare una lingua franca che connette differenti contesti storici alle persone che aprono il proprio cuore e lo pongono in ascolto – è soprattutto quindi nell’interazione con un pubblico caldo e ricettivo che uno spettacolo come “Conosci Victor Jara?” trova il massimo compimento, perché quando si racconta una storia bisogna aver fiducia che ci sarà qualcuno dall’altra parte ad accoglierla. L’interazione crea anche un clima familiare, che fa a pezzi l’idea della necessità di una distanza tangibile tra artista e pubblico, e che diventa a sipario chiuso un momento di scambio costruttivo con un maestro.