Il bilancio finale è stato di cinque manifestanti feriti dalle manganellate, costretti a farsi medicare e cinque poliziotti feriti, due del Reparto Mobile, altri tre afferenti al commissariato di polizia San Paolo, colpiti da sassi e aste di bandiere.
Momenti di forte tensione stamattina 13 febbraio, davanti la sede Rai di Napoli, in viale Marconi a Fuorigrotta, dove si è svolto un presidio pro-Palestina, conseguente le polemiche innescate dopo Sanremo e le dichiarazioni del cantante Ghali. C’è stata una carica della polizia, con alcuni manifestanti feriti, tre hanno poi riferito gli organizzatori della mobilitazione sul conflitto mediorientale. A mobilitarsi, la “Rete Napoli per la Palestina” che raggruppa Centro culturale “Handala-Ali”; Potere al Popolo; SiCobas Napoli; Laboratorio politico “Iskra”; Ex Opg “Je So’ Pazzo”. Presente anche l’ex sindaco di Napoli Luigi De Magistris.
Il presidio era iniziato intorno alle 11.30, davanti agli uffici Rai di viale Guglielmo Marconi. Presenti diversi attivisti e semplici cittadini per dire «basta al genocidio». Perché la manifestazione davanti alla sede regionale della Rai? Tutto nasce come risposta alle polemiche scatenatesi dopo il travagliato post Sanremo ed in particolare dopo un comunicato letto su Rai 1 da Mara Venier a nome dell’azienda televisiva nazionale in seguito ad una risposta che il cantante Ghali aveva dato ad un polemico tweet dell’ambasciatore di Israele in Italia.
Obiettivo dei manifestanti: ottenere dalla Rai un intervento televisivo per spiegare la posizione pro-Palestina, secondo loro troppo poco rappresentata dalla tv di Stato italiana, rispetto alle ragioni di Israele che invece motiva tutta la sua azione militare e civile come necessaria conseguenza dell’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 e il rapimento di quasi 150 cittadini israeliani.
Prima della manifestazione, alle persone considerate come “portavoce” della protesta era stato notificato a mano dalla Digos un avviso del questore di Napoli Maurizio Agricola che prescriveva ai manifestanti di «non creare intralcio alle attività Rai», di «non esporre vessilli, striscioni, bandiere discriminatorie o a carattere razziale o religioso» e infine di «non pronunciare slogan inneggianti all’odio razziale». Prescrizioni che molti manifestanti hanno sottolineato come inusuali, altri bollate come «minacciose».
M5s, Pd e AVS chiedono in Aula alla Camera una informativa urgente del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi su quesnto successo a Napoli, davanti la sede Rai, con l’intervento delle forze dell’ordine nei confronti dei manifestanti che volevano affiggere uno striscione. Piero De Luca (Pd): quelle che arrivano da Napoli sono «immagini indegne di un Paese civile.Dobbiamo difendere la libertà di pensiero in questo Paese, c’erano persone che manifestavano pacificamente». Da ultimo Francesco Mari, AVS, per il quale quanto accaduto a Napoli testimonia «la gravità della situazione democratica in questo Paese».
«Chiediamo al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi di assumersi la responsabilità di quanto è venuto a Napoli e di chiarire cosa abbia reso necessario una simile reazione». Così gli esponenti del Movimento 5 Stelle in commissione parlamentare di vigilanza Rai.
Domenico Pianese, segretario generale del sindacato di Polizia Coisp difende l’operato degli agenti:Il comportamento violento e aggressivo dei manifesti, ha reso necessari alcuni alleggerimenti sia per evitare che i poliziotti venissero sopraffatti e schiacciati dalla folla e sia per impedire l’assalto alla sede Rai. È sufficiente osservare le immagini che circolano in queste ore anche in rete per verificarlo.