Cos’hanno in comune il wrestling e il teatro? In realtà, molto più di quanto si pensi, se il saggio di Roland Barthes del 1972 sul tema del wrestling non mente. E da questa premessa parte anche “Tonno e carciofini – una storia wrestling”, terzo spettacolo della rassegna L’Essere & L’Umano di Artenauta Teatro, in scena al Teatro Diana di Nocera Inferiore.
“Tonno e carciofini” è la storia di Alessandro (Alessandro Testi) e Silvio (Silvio Impegnoso), due amici un po’ sfaccendati alla ricerca del successo – un successo “facile”, calcolabile con un bizzarro teorema che coinvolge Achille Lauro, Carmelo Bene e Francesco Guccini. I due si presenteranno ad un’audizione per un non meglio specificato premio, e si ritroveranno invischiati in un vortice di dolore, wrestling e finzione mescolata alla realtà grazie alla bislacca guida di Ludovico (Ludovico Röhl), un soggetto istrionico che alimenterà alcune tensioni sopite tra i due amici.
Lo spettacolo è zeppo di citazioni alla cultura pop, esplicite e implicite, e si muove su piani multimediali differenti – l’uso di una voce narrante, ad esempio, dà quasi l’idea di trovarsi in un cartone animato di fine anni ’90-inizio anni 2000 – “Ultimate Muscle”, ad esempio, se si vuole restare sul tema del wrestling – e gli interventi video deliranti fanno sì che lo spettatore non voglia perdersi un minuto di questo match. Anche il design luci contribuisce a portare lo spettacolo in una dimensione “altra”, con l’uso delle silhouette e dei tagli bruschi, quasi scomodi per gli occhi. Abbondano poi sediate e testate, tutte coreografate come se fossero un balletto classico – e la differenza tra danza e wrestling scompare a poco a poco, perché in fondo si tratta di due discipline che si distinguono soltanto per la stazza di chi le pratica, dato che la calzamaglia è una tenuta papabile per entrambe.
L’attore-maschera e la maschera del wrestling diventano un unico concetto in “Tonno e carciofini”, uno spettacolo in cui la quarta parete viene appropriatamente sfondata a spallate, con i personaggi che interpellano la platea e sono anche disposti a cacciarla via all’occorrenza. Lo stesso concetto di spettacolo viene spezzettato e rimontato ad uso e consumo dell’attore e di un pubblico complice, soprattutto quella fetta di pubblico culturalmente più vicina ai riferimenti da cui parte la pièce.
I temi su cui gli attori in scena vogliono portare a riflettere vengono serviti al pubblico con la leggerezza di una chiacchierata di fronte ad una birra. “Tonno e carciofini” è quindi un esperimento divertente e ingegnoso, che quando non arriva attraverso la metafora riesce comunque ad arrivare attraverso un’altra arma, molto più efficace: il delirio totale.