Tolkien arriva a Napoli. Dopo la tappa Romana la mostra a lui dedicata, voluta fortemente dal Ministro Sangiuliano (presente all’inaugurazione), viene ospitata dalle sale Belvedere di Palazzo Reale di Napoli. Un viaggio e un percorso per raccontare Tolkien uomo, professore, autore, come dice il titolo dell’ esposizione visitabile fino al 2 luglio 2024, attraverso oggetti come libri, lettere, disegni, copertine, edizioni firmate dall’autore a cui si aggiungono un balule, il suo studio, video con l’autore, scene dai film del Signore degli anelli, fumetti, disegni, giochi, serie influenzati da questa presenza: 1700 pezzi che raccontano non solo la Terra di Mezzo ma anche dettagli della vita umana e professionale del suo autore.
Il baule, all’ingresso, sotto l’immagine di Tolkien, è la prima chiave di lettura. Ricorda che si tratta di un viaggio, proprio come quello fatto da lui con sua madre mentre lasciavano il padre in Sudafrica, poi scomparso. Ma anche e soprattutto un viaggio nella sua Terra di Mezzo, nella straordinarietà fatta della capacità della sua parola di rispondere alle esigenze di tutti, non importa di che religione o cultura, come dimostrano le sue 52 traduzioni del Signore degli Anelli che circolano in 70 paesi differenti in 52 lingue che arrivano all’armeno, gaolico, giapponese, hawaiano. Le traduzioni riescono a sottolineare l’universalità di un’opera che, come ricorda il professore Giuseppe Pezzini nel testo- catalogo che accompagna la mostra ” Con più di duecentocinaquanta milioni di copie vendute, il Signore degli Anelli è il terzo libro più letto nella storia umana dopo la Bibbia e il Corano“. Come evidenziano anche le varie accademie tolkieriane in Inghilterra come in Italia. Come dimostrano gli 80mila visitatori della mostra a Roma, che ci si aspetta anche a Napoli, e poi nelle prossime tappe come Torino.
La mostra continua le celebrazioni per la sua scomparsa, avvenuta nel 1973, rilanciando nel 2024 con la celebrazione dei 70 anni dalla pubblicazione dei primi due volumi che compongono il Signore degli Anelli : la compagnia degli anelli e le due torri.
UNA MOSTRA DI OGGETTI
Tornando al baule, che apre la mostra, non è solo metafora del viaggio ma è anche di per sè un pezzo della storia umana di Tolkien. Una chiave per capire una mostra che non intende esaurire o trattare il valore letterario di Tolkien quanto raccontare la storia di un Uomo, Professore e Autore attraverso gli oggetti che lo riguardano. Sul coperchio del baule, spiega il curatore Oronzio Cilli, la scritta M. Tolkien si rifà, come aveva racconta lo stesso Tolkien, al nome della madre Maben, e venne incisa dal padre. Simbolo di quel legame che si spezzò quando tornarono in inghilterra perchè il padre morì in Sud Africa. “Era uno degli oggetti a cui Tolkien teneva di più, era a Birmingam, non era mai stato esposto in un mostra e non aveva mai lasciato l’Inghilterra”, sottolinea Celli. Apre la mostra in una vicinanza emotiva all’autore attraverso libri, foto, lettere, che ricordano l’infanzia, la famiglia. Per ricordare la madre sono esposti un libro di preghiere e un’agenda economica, quasi a ricordare che lo stesso Tolkien l’aveva definita ” martire della fede” in una lettera perché, convertitasi al cattolicesimo, vide togliersi il sostegno economico della famiglia. La perse giovane, adolescente e con suo fratello venne cresciuto da padre Francis Morgan. Di oggetto in oggetto ci si lascia trasportare nei passaggi della vita di Tolkien, compreso in un ambiente in cui si ritrova il suo studio e una parte di un documentario dell BBC del 1968, pochi anni dalla sua scomparsa.
Dei suoi libri non sono menzionati passaggi o frammenti della storia ma una filologica sequenza delle sue prime edizioni e una lunga sequenza a muro delle prime edizioni di traduzioni tra cui stupisce, ma non del tutto, trovarne una anche in latino. E poi i disegni delle copertine, i disegni a lui ispirati che poi prendono vita nelle proiezioni di un ambiente immersivo. Mentre non mancano personaggi come Bilbo Baggins a disposizione per ogni selfie. Un altro elemento importante è il legame con Benedetto Croce, noto nel circolo di intellettuali che frequentava Tolkien. Ma il legame diretto tra i due, per i quali non si può parlare di influenza o contaminazioni, è rappresentato da due libri in mostra: uno che è il discorso inaugurale del 1923 di Croce inviato a Cambridge quando diventa presiedente dell’associazione Modern Humanities Research Association a cui si iscrisse anche Tolkien. Mentre poi Tolkien, professore universitario, fa avere a Croce che entra nella sua biblioteca Beowulf,the monster and the critic del 1936, dove i due mondi si incrociano in qualche modo. Un segno, che racconta uno squarcio di cultura europea in cui anche il Sud Italia è rappresentato, ben studiato anche da Emma Giammattei e che ha un saggio sul tema nel libro-catalogo.
Il catalogo è accessorio fondamentale per entrare in questo orizzonte. Pubblicato dalla casa editrice Skira è strumento di conoscenza e di approfondimento della mostra stessa. Non si tratta dell’elenco delle opere ma di chiavi di lettura complessive attraverso saggi che parlano della vita e degli studi di Tolkien fino alla deriva contemporanea con la fortuna dei suoi film.
TOLKIEN E LA DESTRA
Ultimo tasto che sembra doveroso toccare è quello dell’importanza di un autore misurabile anche per quanto viene strumentalizzato. Tutto il mondo inventato di Tolkien, le sue morali, la sua lettura del reale nelle vesti di mondi altri, porta a delle possibili intepretazioni e utilizzazioni. La mostra di per sè ha un approccio filologico, un taglio umano che la sgrava di questo peso, e fa dire a Cilli (la mostra ha anche la cocuratela di Alessandro Nicosia e la cosulenza di Andriano Monti Buzzetti e Giuseppe Prezzini) che “ognuno poi ci trova qualcusa, Tolkien non è di nessuno: quando scrivi un libro lo lasci libero nessuno è titolato a ingabbiarlo in qualche categoria. Un classico riesca a dare a tutti qualcosa, alcuni autori magari esauriscono il loro ruolo ma Tolkien riesce sempre a intercettare nuovi lettori.”. E questo è un dato. Ma si trovano tracce del legame tra Tolkien e la destra di Fratelli d’Italia un po’ ovunque, anche sui social. Un percorso figlio dei Campi Hobbit, dell’utilizzo della simbologia del mondo mitico e fantastico. A onor del vero, a parte le allusioni dello stesso Premier Meloni, una donna presente in mostra, rappresentante di Fratelli d’Italia racconta che lei, invitata per la inaugurazione e grande appassionata della saga, riconosce l’utilizzo tutt’ora di alcune frasi dell’autore inglese. “Lui era di destra perchè è provato dall’unione della compagnia dell’anello in cui l’anello rappresenterebbe la fiamma: uno solo per dominarli tutti. questa è la chiave di lettura. Noi usiamo diverse frasi ma la frase che ci rappresenta meglio e che noi ripetiamo spesso in Fratelli d’Italia è quella di Sem che dice ” C’Sam: C’è del buono in questo mondo, padron Frodo: è giusto combattere per questo!”.
All’inaugurazione il Ministro Sangiuliano sottolinea i valori che esprime Tolkien come ‘la difesa dell’umano” ecco le dichiarazioni rilasciate sulla mostra durante l’inaugurazione