Capitolo 2
Lord
L’amore ha tante forme, l’ho sempre pensato: quello per un animale è forse una delle manifestazioni più autentiche e sincere che possano esistere. Quando poi l’animale in questione è un cane dall’intelligenza sopraffina e dalla bontà innata che traspare dai suoi occhi, beh allora, tutto assume toni e contorni magici e spettacolari. Lord era il suo cane, la sua spalla, la sua forza, alla stregua di un figlio, lo era da anni, da quegli anni bui, tristi e disastrosi in cui aveva avuto solo Lord, e forse un paio di amici veri. Lord era presente quando non avevano una casa, quegli agi a cui tutti siamo abituati: avevano vissuto per anni in una tenda, affrontando condizioni meteorologiche avverse, gli sguardi impietosi della gente, l’indifferenza vergognosa ed inaccettabile delle istituzioni che vedevano e sapevano ma non agivano. Lui e Lord vivevano anche di espedienti, com’è immaginabile, ma il sorriso velato di dolore nessuno poteva toglierglielo. Potevi sempre aspettarti una parola buona o un incoraggiamento a star meglio da parte del mio alter ego: lo chiameremo così d’ora in avanti.
Non avevamo fatto l’amore, non vi era stato ancora nessun rapporto sessuale tra me e lui, eppure mi sembrava di averlo già sperimentato. Anche con il solo sguardo, persino tramite una videochiamata mi sembrava di fare l’amore con lui. Mi aveva letto nel profondo, mi aveva incoraggiato a non essere infelice troppo a lungo, ma io avevo come un freno che mi teneva ancorata alla realtà, alla comodità e alla monotonia. Mio marito non mi amava più, da anni, non mi fidavo minimamente di lui e chi avrebbe potuto darmi torto? Ma nello stesso tempo non volevo che i miei figli soffrissero o pagassero ancora per i suoi errori: un pessimo marito, un fedifrago, un bugiardo, ma tutto sommato, un discreto padre ed un gran lavoratore. Gli riconoscevo queste qualità e volevo evitare in massimo grado lo squilibrio emotivo dei miei due figli. Ma io non ero felice, non pienamente almeno: mi mancava l’amore vero, la fedeltà mai rinvenuta in nessun uomo, a parte mio padre, l’unico finora che avesse meritato il mio amore. Ecco, il vero problema era questo: i miei figli amavano il loro papà ed io non avevo alcun diritto di modificare la nostra specie di unità familiare. Poi mi ritrovavo a piangere senza lacrime pensando a lui, avrei voluto dirgli tante cose, ma dopo pochi giorni che ci frequentavamo assiduamente che diritto avevo di scombussolare la mia e la sua vita, nonché dei miei figli?
Lord mi guardava con lo stesso sguardo dolce del suo padrone ed io mi scioglievo e mi ritrovavo a mia volta a sorridere senz’accorgermene.
Ero in una gabbia dove per un verso mi sentivo al sicuro, per un altro in trappola, sconsolata. Io sapevo e so per certo che se avessi trovato un uomo davvero leale, fedele, onesto sarei stata integerrima e devota, senza alcun dubbio. Ma lui chi era? Il mio alter ego o l’ennesima illusione che mi avrebbe fatto soffrire e con me anche altre persone?
Annalisa Capaldo