Capitolo 3
Alter ego
Quando dico che lui rappresentava e rappresenta il mio alter ego non intendo dire che eravamo o siamo uguali: tutt’altro! Lui aveva soltanto la mia stessa base caratteriale ma per il modo di reagire alle situazioni e agli even( eravamo agli antipodi. Se qualcosa non andava per il verso giusto s’infiammava a tal punto che dovevo calmarlo e coccolarlo. Ma io non vedevo in lui ciò che vedevano gli altri: io vedevo in lui ciò che non era ancora ma che sarebbe dovuto diventare. Con questo non intendo dire che desideravo il suo cambiamento caratteriale, o meglio non del tutto. Lui doveva cambiare solo vita. Per il resto lo trovavo perfetto così com’era, con i suoi pregi che amavo ed i suoi difetti che tentavo di addolcire.
Intravedevo in lui la persona che sarebbe diventata: un uomo soddisfatto della propria indipendenza economica e pronto ad intraprendere una nuova vita, con la donna di cui si era inaspettatamente innamorato. Poi poteva anche finire questa specie di storia d’amore, ma gli sarebbe rimasta la dignità di uomo e questo mi bastava, anche perché al di là del consolidamento del nostro rapporto, ritenevo fosse già valsa la pena rischiare per le emozioni provate. Insomma era quasi assurdo che gli fossi più grata io per questo che lui per tutto il resto.
M’immaginavo accanto a lui mentre, mano nella mano, suscitavamo l’invidia del mondo intero: io più giovane di lui di quasi 10 anni, ancora abbastanza bella. Avremmo potuto viaggiare, chissà magari anche cambiare regione. Ma le risate della cena della sera prima mi rimbombavano nelle orecchie e mi riportavano bruscamente alla triste realtà.
Ero al lavoro, stavo facendo carriera, avevo fatto il salto di qualità, ma non mi sentivo ancora completamente appagata: mi mancava l’amore di un uomo fedele che non avesse occhi che per me.
Dalla prima sera in cui eravamo usciti da soli non era passato più un solo giorno in cui non ci eravamo visti o abbracciati o parlati: ebbene sì, lui amava parlare con me, aveva capito benissimo che oltre ad essere intelligente, empatica, matura, saggia e lungimirante, ero anche innamorata di lui.
Avevamo deciso, tra discussioni e qualche lacrima, che avremmo dovuto vivere alla giornata, cogliere l’attimo senza badare al domani, senza crucciarci del presente, di questa storia monca, pericolosa per certi aspetti. Avremmo vissuto senza farci troppe domande, senza pretendere risposte, al momento,nella condizione assurda in cui lui viveva, non era possibile progettare nulla.
Io gli sarei stata vicina fin quando le cose non si sarebbero messe sul giusto binario. Poi se non fosse stato possibile cambiare lo status quo, sarei caduta sul morbido. La storia sarebbe finita, non sarebbe stato amore, basta.Ovviamente queste cose le dicevamo, ma non eravamo sicuri che sarebbe davvero andata così, ma almeno questo pensiero mi consolava. Nessuno, a parte me e forse lui, avrebbe sofferto.
Ma restava forte la voglia di andare a vivere con lui,vedere che padre sarebbe stato, che lavoratore sarebbe diventato, che amante fosse in realtà.
A questo punto è opportuno che vi parli della nostra storia in modo più dettagliato, anche perché era stata così bella e romantica che difficilmente potrei descriverne un’ altra simile.
Annalisa Capaldo