Che cosa è oggi la città, per noi? Penso d’aver scritto qualcosa come un ultimo poema d’amore alle città, nel momento in cui diventa sempre più difficile viverle come città. Forse stiamo avvicinandoci a un momento di crisi della vita urbana, e Le città invisibili sono un sogno che nasce dal cuore delle città invivibili.
il lettore scopre cinquantacinque città (organizzate in undici serie) inventate, non riconoscibili. Hanno esotici nomi di donna: c’è Adelma, la città dei morti in cui ogni viso somiglia a quello di una persona che ci ha lasciato; Ersilia in cui gli abitanti tendono dei fili tra gli spigoli delle case; Eufemia, dove “i mercanti di sette nazioni convengono a ogni solstizio ed equinozio” per scambiarsi le storie e la memoria. O ancora Ottavia, la città-ragnatela sospesa sull’abisso, e Fillide dai mille ponti intersecati.
Un viaggiatore visionario, Marco Polo, le racconta a un imperatore malinconico, Kublai Kan, condottiero dei tartari.
Con questi racconti prende forma la visione di un impero enorme che ormai è “uno sfacelo senza fine né forma”.
Nominandolo Marco Polo rende possibile l’impossibile, visibile l’invisibile. I loro fini scambi intellettuali parlano di memoria, desiderio, perdita, ricerca, menzogna.
Mentre Kublai dubita, dubita sempre, Marco Polo cerca di cogliere l’ordine invisibile su cui si reggono le cose degli uomini.
Le città non sono solo descrizioni immaginarie, frutto di una mente che fantastica. Sono spunti di riflessione su tutte le città del mondo e sulla città come organismo in generale.
Calvino le scrisse come un diario che seguiva i suoi umori e pensieri e solo in un secondo momento diede loro forma nella struttura a serie di questo libro che ha infinite soluzioni e uscite, come infinite in potenza sono le strade che lo compongono.
Ecco che le relazioni di viaggio di Marco Polo ci raccontano la materia di cui sono fatte le città: “un insieme di tante cose: di memoria, di desideri, di segni d’un linguaggio; le città sono luoghi di scambio, come spiegano tutti i libri di storia dell’economia, ma questi scambi non sono soltanto scambi di merci, sono scambi di parole, di desideri, di ricordi. Il mio libro s’apre e si chiude su immagini di città felici che continuamente prendono forma e svaniscono, nascoste nelle città infelici.”