«Sul premierato Elly Schlein mi potrà rispondere e mi risponderà». E’ la sfida di Giorgia Meloni. «Siamo andati al confronto col governo. Il primo, l’unico, a giugno 2023. E quando siamo andati abbiamo portato sei proposte per rafforzare la stabilità dell’esecutivo con la sfiducia costruttiva. Non l’hanno nemmeno considerata» è la risposta di Elly Schlein. Sia la premier che la segretaria del Pd parlano dal Teatro sociale di Trento ospiti del Festival dell’Economia organizzato dal Gruppo 24 ORE e Trentino Marketing per conto della Provincia Autonoma di Trento, con la collaborazione del Comune e dell’Università di Trento.
Lo scontro Meloni-Schlein sul lavoro
Là dove tutte le tv hanno fallito, il Festival dell’Economia è riuscito: mettere a confronto le due leader. Seppur a distanza di due ore, Meloni e Schlein si sono confrontate sugli stessi temi e le stesse urgenze del paese. «Schlein parla di lavoro povero? Grazie alla segretaria del Pd perché ci ricorda i disastri della sinistra al governo” incalza la premier Meloni al Festival di Economia a Trento. «Puo’ chiedere a Schlein cosa ne pensa dei risultati portati da loro quando erano al governo. Io sono fiera che in un anno e mezzo abbiamo fatto ricrescere i salari. Quando siamo arrivati al governo i lavoratori che attendevano il rinnovo del contratto erano il 54% oggi sono il 35%» suggerisce la premier. E aggiunge: «Noi cercheremo di fare meglio, però le lezioni da chi ha fatto calare dell’1,5% i salari quando era al governo no» rivendica la premier. La parola a Schlein poche ore dopo. «Come rispondo? a Meloni sul tema lavoro? L’ho fatto più volte, se la sinistra avesse fatto tutto bene una come me non avrebbe mai vinto le primarie del Pd. Ma chiedo io a lei, dopo 19 mesi di governo, per quanto tempo intende scaricare le responsabilità sui governi precedenti anziché assumersi le sue?” risponde la segretaria Pd.
La sfida tra le due leader sul superbonus
«Io non ho bisogno di fare cassa sul superbonus ma di limitare l’emorragia perché i nostri conti non la reggono e non produce quanto promesso, a livello di Pil» dice la premier spiegando che «quello che stiamo facendo sul superbonus per molti è impopolare ma quando si viaggia a costi di 220 miliardi di euro, come il Pnrr, per ristrutturare il 4% degli immobili, una stretta la devi mettere altrimenti rischi di andare fuori controllo». Quando la domanda sul superbonus viene rivolta a Schlein, dalla segreteria dem arriva una stilettata alla leader di Fdi: «È innegabile che la misura nel momento in cui è stata presa ha cercato di dare una spinta all’economia. Il rimbalzo c’è stato. La cosa che trovo molto ipocrita da parte di Meloni e il governo è che quando sono state votate le proroghe al Superbonus, loro le hanno votate. Loro nel gennaio 2023 hanno bloccato la cessione dei crediti e non hanno fatto nulla in questo anno se non dare la proroga alle villette su cui tanto si sono scagliati. Hanno sempre due facce».
Meloni: ogni giorno mi alzo per risolvere problemi, voglio lasciare qualcosa
«Io non sono il tipo di persona che riesce a ripagare con la vanità le sue rinunce… Attualmente la mia vita si svolge così: mi alzo la mattina, cerco di risolvere problemi, vado a dormire. Mediamente sto un’ora al giorno con mia figlia. Qualcuno pensa davvero che io posso fare questo avendo come unico obiettivo quello di rimanere a fare questo?». Ospite del Festival dell’economia di Trento Giorgia Meloni parla della sua vita ’sacrificata’ da premier, a metà tra lo sfogo e l’orgoglio per il ruolo ricoperto. Una vita da stacanovista e mister Wolf nello stesso tempo, ’’al servizio’’ dei cittadini. La premier rivendica quanto fatto dal suo governo fino ad ora e ribadisce che non arretrerà di un millimetro sul premierato. »Per me vale la pena di fare questo vita -assicura la leader di via della Scrofa- se quando hai finito puoi guardare l’Italia e dire che ne valeva la pena. Quindi, io voglio lasciare qualcosa, e o la va o la spacca: nessuno mi chieda di scaldare la sedia e stare qui a sopravvivere, perché non sarei la persona giusta per ricoprire questo incarico»’.
Per la premier «il premierato misura economica»
Da qui la ’’necessità’’ di fare la riforma del premierato con la quale «rimettiamo il boccino delle decisioni in mano ai cittadini». Non solo, il premierato è una «misura democratica e pure economica perché garantisce la stabilità di un governo e la stabilità è una misura di rafforzamento delle opportunità di crescita della Nazione». Il governo, spiega, «’è arrivato con un racconto delle piaghe d’Egitto, è chiaro che se vieni presentato come Attila l’Unno e invece sei Giorgia Meloni, è possibile che tranquillizzi per il fatto stesso di essere Meloni». La premier spiega perché, nonostante i conti pubblici in affanno, le agenzie di rating non hanno declassato l’Italia: «La solidità della maggioranza è importante. Nessuno vuole investire in una Nazione nella quale tutto cambia ogni anno. Quando hai tempo, quando la tua maggioranza non è sempre in bilico, puoi anche costruire una strategia e questo fa la differenza anche agli occhi di chi investe. Noi stiamo cercando di costruire una strategia».
Sul redditometro è Schlein che sferra il colpo: «Sul redditometro abbiamo visto un governo confuso: prima lo hanno messo, poi hanno fatto marcia indietro. Ha dimostrato grande incoerenza anche Giorgia Meloni. Ma soprattutto mi preoccupa un governo che in 19 mesi ha fatto 19 condoni, strizzando l’occhio ai furbi, in barba agli imprenditori onesti, a pensionati e dipendenti, e ai tanti lavoratori autonomi che con sacrificio pagano le tasse».
Schlein: Stellantis irriconoscente, serve una legge chiara; sì a dazi su auto elettriche cinesi
Stellantis irriconoscenti? «Sfonda una porta aperta, non è solo irriconoscenza, ma non è possibile che siamo un Paese dove il pubblico ha dato dato e dato e poi permette di spostarsi altrove. vedo anche le responsabilità di un pubblico che deve essere più forte con una chiara legge sulle delocalizzazioni” chiarisce il suo pensiero la segretaria Pd Elly Schlein. Dazi sulle auto elettriche cinesi? “Non sono aprioristicamente contraria, bisogna valutare pro e contro. Non possiamo immaginare una competizione sfrenata con prodotti che vengono da paesi con standard di tutela ambientale e sociale non rispettati. Il protezionismo tout court non è la strada, ma non siamo un’isola».