Ieri sono stata a Cava de’ Tirreni perché volevo intervistare due candidati alle Elezioni Europee, Laura Marchetti e Maurizio Acerbo della lista Pace, terra, dignità, in cui è candidato anche il noto giornalista salernitano Michele Santoro.
Indimenticabile resta la sua audacia nel controbattere in diretta telefonica le accuse di Berlusconi circa il suo presunto uso criminoso delle reti pubbliche. A qualcuno verrebbe da dire: da quale pulpito…
Tre parole chiave per il Parlamento europeo: pace, terra, dignità: a me sono state tolte tutte e tre!
Naturalmente la pace, intesa ad ampio respiro, è quella che si deve perseguire contro la brutalità e la molteplicità delle guerre attive nel mondo, ma io la intendo anche come pace individuale, interiore. Essa è strettamente legata all’amore per la propria terra e alla dignità del singolo.
Se penso alla mia terra, il Sud dell’Italia, non posso fare a meno di evidenziare la mancanza di lavoro, per laureati e non, e la disperazione che l’accompagna quotidianamente. La necessità di abbandonare il borgo natio per cercare un’ occupazione che permetta di vivere dignitosamente, la gavetta e le lacrime si intrecciano alla mia terra da sempre depredata e frantumata sotto le mentite spoglie dell’unificazione italiana e demolita nel corso dei secoli da una politica insensata, scellerata e mortificante. La Quistione meridionale di Gramsci, attuale e scottante, ci ricorda quanto l’egemonia del Nord abbia depauperato un Sud tuttora infangato.
Infine la dignità, calpestata, cancellata, disprezzata. Anni passati a studiare e a maturare esperienze di lavoro con ogni tipo di contratto, anche a nero, sfruttati e mal pagati, per poi ritrovarsi disoccupati a causa di un datore di lavoro che, per arricchirsi, ha commesso nefandezze e reati.
Ma perché accadono simili scempi? Perché pagare per i peccati degli altri?
Io l’ho sempre chiamata “guerra dei poveri”: i criminali e gli imbroglioni lucrano sulle spalle della povera gente, operai, docenti, assistenti amministrativi, chiunque, facendoli lavorare senza contributi e perdere in seguito dignità, lavoro e pace. Le loro false dichiarazioni ricadono sull’ ignaro lavoratore che da un giorno all’altro, per colpe non sue e reati mai commessi, si ritrova in mezzo alla strada.
Cosa resta da fare?
Pagare gli avvocati, fare ricorsi, ripartire dalle proprie origini, votare chi ha a cuore tematiche tanto cogenti: la mia storia politica, dopo l’associazionismo universitario, si è consolidata sui libri prima, a Cava, poi.
Mancavo al Partito da tanto tempo, infatti esso ha cambiato sede ed ho sentito, fortissimo, il calore degli anni passati a combattere per un mondo migliore, contro i soprusi dei potenti e mi sono sciolta nel parlare con vecchi e nuovi compagni, prima che di ideologia, di lotta e di azioni concrete contro le ingiustizie.
Ho respirato di nuovo aria buona, di lealtà e di solidarietà universale, di quella lotta comune che già a vent’anni incendiava il mio spirito marxista e gramsciano.
Ho parlato con giovani studentesse che tanto mi hanno ricordato me stessa alla loro età ed ho suggerito loro di non abbattersi mai e di combattere strenuamente contro un sistema iniquo e balordo, di continuare a sognare, a leggere, a scrivere, a dire la verità, senza alcun dubbio, remora o timore.
Ho riabbracciato persone che mi hanno insegnato a non chinare il capo, ad essere pessimista nell’intelligenza e ottimista nella volontà: non faccio propaganda, non chiedo voti (anche per questo non mi sono candidata nella mia cittadina) perchè rispetto profondamente l’essere umano e so che ognuno deve ragionare con la propria testa e scegliere secondo le proprie idee ed esperienze vissute.
Detto ciò non ci resta che continuare a sbugiardare i menzogneri, usare l”arma più potente che abbiamo, ossia il voto, la penna quindi come strumento, e soprattutto, lottare contro lestofanti, criminali e beceri sfruttatori. Usiamo ancora le emozioni che ci animavano a vent’anni, continuiamo ad istruirci e ad istruire le nuove generazioni perché solo la cultura rende liberi e consapevoli e ci impone di non commettere grossolani errori alle urne.
Annalisa Capaldo