“Una grande palla propagandistica ed elettorale: non dicono con quali soldi e con quale personale far lavorare gli ospedali nei fine settimana e nelle feste comandate. Serve una riforma complessiva, non provvedimenti elettorali che offendono i cittadini e non risolvono i problemi”.Così il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, ha risposto a una domanda sul decreto del Governo per la riduzione delle liste d’attesa, a margine di una visita all’ospedale di Ariano Irpino (Avellino).
Parte tra le polemiche il piano contro le liste attesa, approvato in Consiglio dei ministri, che ha dato il via libera sia a un decreto legge sia a un disegno di legge.
Due diversi provvedimenti che per il ministro della Salute Schillaci sono “frutto di un lavoro che ci ha visti confrontare con Regioni, ordini professionali e associazioni dei cittadini”. Ma proprio le Regioni, chiamate ad applicare la maggior parte delle misure, ribadiscono “l’assenza di concertazione”. Raffaele Donini, coordinatore della Commissione Salute per Conferenza delle Regioni che già da ieri aveva riferito una posizione critica delle Regioni, conferma il giudizio negativo definendolo un decreto “astratto e privo di coperture”. Con l’aggravio di un mancato confronto.
Per difendere i provvedimenti scende in campo anche la premier Giorgia Meloni che in un video sui social parla di “passi in avanti molto significativi”, ricordando che tutti saranno chiamati a “maggiori responsabilità” compresi i cittadini. Se non si dovessero presentare alla visita, senza disdire con un preavviso di due giorni, “dovranno comunque pagare il ticket anche se in misura ridotta”. La premier annuncia anche 60 milioni per i dipartimenti salute mentale.
Sono due i testi nei quali si è sdoppiato l’intervento del governo. Da una lato il decreto legge, in tutto 7 articoli con una piattaforma nazionale per il monitoraggio, che dovrà dialogare con quelle regionali, nasce un Cup unico regionale o infraregionale con tutte le prestazioni disponibili del pubblico e dei convenzionati. Se le visite non vengono erogate nei tempi previsti dalle classi di priorità, viene garantita la prestazione in intramoenia o nel privato accreditato.
Divieto di sospendere o chiudere le agende. Un sistema di ‘recall’ eviterà il fenomeno delle prestazioni prenotate e non effettuate. Si potranno poi fare visite e ed esami anche il sabato e la domenica. E in ogni azienda ospedaliera le ore di intramoenia non dovranno superare l’attività ordinaria.
Sale la spesa per il personale: il 15% dell’incremento del Fondo sanitario rispetto all’anno precedente. Il tetto di spesa dal 2025 viene abolito ma ci sarà il calcolo di un fabbisogno standard di personale. Il decreto prevede anche un piano d’azione per il rafforzamento dei servizi sanitari e sociosanitari nelle 7 regioni del sud destinatarie del Programma Nazionale Equità nella Salute 2021-2027. Prevista anche una flat tax al 15% delle prestazioni orarie aggiuntive dei sanitari impegnati nella riduzione delle liste.
Tra le misure principali del disegno di legge (15 articoli) c’è l’aumento del 20% delle tariffe orarie per il personale per i servizi aggiuntivi contro le liste d’attesa, la possibilità per gli specializzandi di incarichi libero professionali fino a 10 ore settimanali. Confermate le misure contro i gettonisti con la possibilità di assumere con contratti di lavoro autonomo. L’aumento dei limiti di spesa per l’acquisto di prestazioni sanitarie da privati accreditati. Inoltre le Regioni assegnano obiettivi annuali sulla riduzione delle liste di attesa per la valutazione e la verifica dell’attività dei direttori regionali della sanità e dei direttori generali delle aziende. In base al raggiungimento o meno di tali obiettivi sono previsti premi, sanzioni e anche la sospensione