Visto il clamore suscitato dalla vicenda di nostra figlia che nonostante seri problemi di ENDOMETRIOSI ed ADENOMIOSI debitamente documentati è stata bocciata pochi giorni fa, sentiamo la necessità di fare alcuni chiarimenti.
Innanzi tutto respingiamo con decisione l’accusa di aggressione a pubblico ufficiale rivelata dalla dirigente perché mai e poi mai ci permetteremmo di far ricorso alla violenza. Questa storia è costellata da una serie di incontri e di pec, strumenti con cui abbiamo, invano, cercato di far valere le nostre ragioni, ma mai ci sogneremmo di aggredire nessuno.
Ci teniamo anche a chiarire che sappiamo che nostra figlia è stata bocciata per la mancanza di molte valutazioni, mero epilogo di una storia lunga e complessa, sappiamo anche che tantissime erano le assenze, ma sappiamo anche che nulla è stato fatto per cercare di aiutarci ad affrontare i problemi derivanti dalla patologia di nostra figlia e sappiamo addirittura che alcuni docenti si sono rifiutati di interrogarla a fine anno. Chiariamo che il discorso della “media dell’8”, cui fanno riferimento i titoli di alcuni articoli, è frutto di un malinteso su cui non abbiamo nessuna responsabilità.
E’ opportuno precisare che quando abbiamo deciso di rendere pubblica la storia di nostra figlia ovviamente non volevamo una trattazione di fatto e di diritto della questione, avendo volontariamente omesso moltissimi elementi estremamente importanti e delicati, destinati ad adeguata trattazione da parte delle Istituzioni competenti e dirimenti per la valutazione del caso specifico. Abbiamo deciso di parlarne per due ragioni fondamentali.
Innanzi tutto volevamo sensibilizzare l’opinione pubblica su alcune malattie minori, “invisibili” e spesso per ignoranza declassate a mero capriccio. Se dal 2014 c’è una Giornata Nazionale per l’Endometriosi (28 marzo) e se è inserita nell’elenco delle malattie invalidanti è perché si tratta di una condizione cronica e progressiva che può stravolgerti la vita. Si tratta di una malattia che colpisce almeno 3 milioni di donne in Italia e conta molte associazioni che se ne occupano ma, evidentemente, risulta ancora poco conosciuta.
Inoltre ritenevamo che questa storia poteva avere un interesse più generale in quanto dimostrava che, anche nel caso di un’alunna piuttosto brillante e motivata, la Scuola non era riuscita a trovare il modo di accompagnarla in un periodo molto difficile per i suoi problemi di salute. Noi non pretendevamo nulla, la DAD ci era stata proposta da loro e, dopo sole 48 ore, ci era stato detto che non era possibile. Il problema è che non ci hanno offerto nient’altro, nessun aiuto se non la proposta del ritiro. Eppure a ben guardare la legge considera l’inclusività un valore assoluto e prevede diversi strumenti da utilizzare in situazioni analoghe. Palese è stata l’impreparazione e l’approssimazione nella trattazione di tutta la vicenda.
La nostra forte delusione e la conseguente denuncia dell’accaduto deriva dal profondo rispetto che nutriamo nei confronti dell’Istituzione Scolastica e dalla consapevolezza del ruolo fondamentale e delicato da essa svolta. Per questo motivo riteniamo inaccettabile il comportamento di QUESTA specifica scuola che, secondo la legge, avrebbe potuto e dovuto mettere in atto una serie di strumenti a garanzia del diritto allo studio dell’allieva. Mai abbiamo avuto intenzione di criminalizzare l’intera categoria dei docenti o dei dirigenti che non dovrebbero sentirsi colpiti per mero corporativismo. Infatti noi abbiamo biasimato i comportamenti di alcuni ma abbiamo sentito al nostro fianco tanti altri che, con sensibilità ed affetto, ci sono stati vicini.
Se tutto ciò è avvenuto con una alunna “brava”, una che fino all’anno scorso aveva in pagella voti altissimi e ancora al primo quadrimestre di quest’anno, a parte una sola insufficienza in filosofia superava in modo più che soddisfacente lo scrutinio di metà anno, mi chiedo che speranze hanno i ragazzi con maggiori difficoltà, quelli ancora più fragili che provengono da contesti e famiglie disagiate, quelli insomma per cui la scuola dovrebbe svolgere al meglio il suo ruolo. Sia chiaro che questo non è un incitamento a “regalare” voti e promozioni, è piuttosto la dimostrazione che la scuola è una realtà a macchia di leopardo, che ci sono ancora troppi luoghi in cui la differenza tra quel che la Scuola DOVREBBE ESSERE secondo il nostro Ordinamento e ciò che la Scuola è effettivamente risulta ancora troppo ampio.
Lettera firmata