Lo ha detto il governatore della Campania, Vincenzo De Luca commentando le parole con cui la premier Giorgia Meloni ha definito il Paese dopo l’autonomia approvata questa notte. “Il Governo – ha detto De Luca – andava di corsa stanotte, loro come sapete soffrono di insonnia. Non sapevano che fare stanotte e hanno approvato questo decreto”.
“Quando ci battiamo contro l’autonomia differenziata lo facciamo noi Campania in nome del Sud. Noi siamo i principali nemici del Sud della cialtroneria, delle chiacchiere, della disamministrazione. Noi rappresentiamo il Sud dell’efficienza amministrativa, del rigore nella gestione dei bilanci e siamo pronti ad accettare la sfida dell’efficienza nei confronti di chiunque”. Lo ha detto il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, commentando l’approvazione dell’autonomia avvenuta questa notte in Parlamento. “Le criticità sull’autonomia . ha detto – sono quelle che abbiamo detto, la Meloni non può non conoscerle. La prima riguarda il residuo fiscale: l’autonomia, così come concepita, consente alle Regioni del Nord di trattenere una parte dei tributi nazionali, Iva, Irpef, Irap, nelle Regioni di appartenenza. Questo significa che non ci saranno più le risorse per finanziare la perequazione. Poi è a rischio il sistema sanitario pubblico. L’autonomia differenziata significa infatti che le Regioni del Nord potranno fare, oltre il contratto nazionale per il personale sanitario, un contratto aggiuntivo regionale con cui possono triplicare le retribuzioni dei medici e infermieri. Questo significa la crisi definitiva della sanità pubblica, perché il Sud non avrà la possibilità di fare queste operazioni. Questo vale anche per la scuola. E poi ovviamente rimane il grande tema dei Lep. Dovevamo fare l’autonomia differenziata avendo deciso prima quali erano i livelli essenziali di prestazioni, cioè gli uguali diritti civili per tutti i cittadini italiani, dal Piemonte alla Sicilia. Questa cosa dei Lep è invece completamente saltata, quindi la prospettiva concreta è questa: chi è ricco sarà più ricco, chi è povero sarà maledetto nei secoli dei secoli”.
De Luca, referendum? Mi auguro ci sia discussione su cambiamenti
“Non so se bisogna fare il referendum, io mi auguro sempre che ci sia una discussione che tenga conto di due vincoli negativi: l’ideologizzazione del problema istituzionale e l’idea di tenere ferma la situazione così com’è”. Lo ha detto il governatore della Campania Vincenzo De Luca commentando la possibile iniziativa di un referendum da parte del centrosinistra contro l’autonomia approvata in Parlamento. “Se si attestano su questa posizione – ha detto De Luca – l’opposizione e la sinistra, non credo che sia una linea forte. Il sistema deve essere rinnovato, bisogna aumentare i livelli di efficienza, la capacità decisionale, i tempi di decisione. Ma questo non al prezzo della rottura costituzionale e dello svuotamento della democrazia nel nostro Paese. Quindi è necessario discutere di come ammodernare l’istituzione, far crescere l’efficienza e i tempi di decisione, ma mantenendo fermi i valori fondamentali della democrazia. Perché se poi dobbiamo immaginare di mettere l’Italia nelle mani di questi squinternati, la cosa mi dà qualche preoccupazione, perché tranne due o tre ministri che sono persone di qualità, obiettivamente per il resto è arte povera, poverissima”.
De Luca, l’autonomia differenziata rischia di spaccare l’Italia
“E’ una scelta grave che rischia di spaccare l’Italia, com’è ovvio, ma soprattutto di penalizzare in maniera drammatica il Sud”. Così il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, a margine dell’evento di apertura del complesso di San Marco a Rota a Mercato San Severino (Salerno), ha commentato l’approvazione in via definitiva della legge sull’autonomia differenziata. “Pensiamo a due o tre cose concrete: l’autonomia differenziata – ha aggiunto il governatore – può consentire alle Regioni del Nord di trattenere il residuo fiscale, cioè di trattenere nelle regioni d’appartenenza i tributi nazionali. Il totale di Iva, Irpef, Irap che matura in quelle regioni può essere trattenuto fino al 90% in quelle regioni. Dopodiché non si capisce da dove si prendono i fondi per la perequazione, cioè per recuperare il divario tra Nord e Sud. Se trasferiamo poteri ulteriori nel campo della sanità, mentre oggi abbiamo un unico contratto nazionale per il personale sanitario, con l’autonomia differenziata una Regione ricca può aggiungere al contratto nazionale anche un contratto integrativo regionale, cioè, in concreto, può pagare i medici il triplo di quanto non possa fare una Regione meridionale. Sarebbe un disastro per la sanità pubblica e avremmo ovviamente un fiume di emigrazione, anche di giovani medici, dal Sud al Nord. Questo discorso vale anche per la scuola. Abbiamo davvero una situazione di grande pericolosità”.