Viene restituita la spiaggia dell’antica Ercolano a turisti e visitatori. La discesa fino al bordo del mare dell’epoca romana da sempre è stato uno dei momenti più suggestivi nella visita nell’antica città bloccata nella terra dalla forza del Vesuvio nel 79 d.C: proprio qui furono ritrovati negli anni ’80 i circa 300 scheletri ammassati, fusi tutt’uno con il materiale piroclastico. Un mare inglobato nella violenta scarpata. A ricordare che di acqua si trattasse la presenza di un acquitrino paludoso, creato per la differenza di quota tra il mare e la falda acquifera, mentre pompe evitavano che l’acqua prendesse il sopravvento. E lì piante e animali di palude, immancabili le rane e il loro intrigante canto. Una dimensione surreale che si poteva attraversare grazie a una passerella metallica che permetteva di avvicinarsi ai fornici dove sono collocate copie degli scheletri antichi.
Oggi, invece, viene restituita la spiaggia di Ercolano, a cui si torna ad accedere dalla galleria Martusciello,che, però, perde questo volto ‘bucolico’ in nome di una necessità di protezione e tutela perchè quell’acquitrinio rappresentava un pericolo per la conservazione degli edifici e della struttura cittadina. Per conservare questa parte con i suoi fornici, sull’onda di una progettazione donata dal Packard Humanities Institute nell’ambito del partenariato pubblico-privato denominato “Herculaneum Conservation Project”, una volta irrigimentata l’acqua di falda è stata ricostruita una spiaggia, proprio come se fosse quella del 79. Sabbia nera, vulcanica, cupa, graniglia di basalto, su cui è possibile camminare e passeggiare e vivere pienamente la suggestione di immaginarsi un ercolanese dell’epoca.
Il processo-progetto è partito nel 2021, ha dato diversi risultati di cui i più clamorosi sono stati, dopo l’irrigimentazione dell’acqua, poter vedere il banco di tufo com’era sotto la spiaggia (già scoperto in precedenza) e studiarlo. Si è arrivati a capire che i solchi erano i segni della riutilizzazione del tufo, al tempo, come materiale per costruire e nello stesso tempo che quest’aria fosse stata interessata da movimento della bradisismico. Anche scoperte legati agli ercolanesi: tirar fuori la sofferenza dell”ultimo fuggiasco’, lui che aveva preso di faccia la nube ardente del Vesuvio e portava con sè, oltre al denaro, anche delle tavolette cerate (di cui la cera ovviamente si è fusa), documento prezioso per la sua vita evidentemente (se fosse tipo un documento che attesti che fosse un liberto, ad esempio, si scoprirà nei futuri studi). Un altro elemento non trascurabile e di grande fascino: il grande pezzo di legno tirato fuori intatto da sotto la scarpata: doveva essere stato sbattuto lì, sulla spiaggia, provenendo dalla città, dalla violenza del vulcano. 21 metri di palo in legno. La dinamica dell’eruzione del Vesuvio a Ercolano permette straordinariamente ma comunemente il ritrovamento del legno ma questa grande dimensione resta un unicum.
Un racconto dei lavori a Ercolano dell’ architetto Gianluca Vitagliano (RUP dei lavori) e l’architetta Serena Borea (direttore lavori SABAP NA MET)
I LAVORI, NELLO SPECIFICO
La rete idraulica di raccolta e drenaggio delle acque è stata messa in opera direttamente sul banco tufaceo, che è stato poi ricoperto con uno strato protettivo di ghiaia lavata in funzione drenante. Per ricreare il livello della spiaggia del 79 d.C. (eliminato durante gli scavi della fine del 1900), lo strato di riempimento vero e proprio è costituito da materiale di pezzatura variabile, decrescente dal basso verso l’alto, di cui l’ultimo strato costituisce il piano di posa dell’armatura alveolare ricolmata di graniglia di basalto. La stratigrafia per la ricopertura del banco tufaceo antico è altamente permeabile e consente il deflusso delle acque meteoriche che insistono direttamente sulla spiaggia e quello delle acque sorgive disperse ed il convogliamento delle stesse nelle vasche di raccolta esistenti; inoltre, gli spessori dei vari strati che costituiscono il riempimento sono calibrati per poter raggiungere le antiche quote di calpestio dell’area.
La scelta dell’utilizzo di graniglia di basalto come finitura superficiale, quindi materiale locale e di colore grigio, è tesa a rievocare l’aspetto dell’antico litorale al momento dell’eruzione, vale a dire ricoperto di sabbia scura. Inoltre, questa soluzione offre vantaggi dal punto di vista funzionale, tra cui l’ottenimento dello stesso grado di permeabilità all’acqua sull’intera superficie della spiaggia, senza nessun pregiudizio per gli strati di riempimento e drenaggio sottostanti; la facilità delle opere di manutenzione, che consistono nella ricopertura periodica delle celle dell’armatura alveolare, in maniera manuale e con l’ausilio di attrezzature comuni da cantiere (pale, rastrelli ecc.), recuperando la stessa graniglia che ha subito movimenti a seguito del passaggio delle persone e dei mezzi, o dell’azione dell’acqua piovana.
Per l’apertura della spiaggia si è attesa la possibile presenza del Ministro della cultura Sangiuliano che ha tagliato il nastro insieme al direttore del Parco di Ercolano Francesco Sirano.
LE VISITE, IL FUTURO
Innanzitutto i visitatori possono scendere sulla spiaggia, liberamente in visita. Percependo la difficoltà e la magnificienza, la terribilità e l’unicità dello scenario. Ma non solo. Si è già anticipato che, in un futuro vicino, questa spiaggia sarà utilizzata in maniera più coinvolgente durante visite serali, con proiezioni o eventi speciali. Mentre il futuro più atteso è quello che prevede la possibilità di arrivare dalla spiaggia direttamente alla villa dei Papiri, collegando la parte di struttura scavata della villa di fatto alla città antica. Operazione questa, finanziata nell’ambito del CIS Vesuvio Pompei Napoli coordinato gestito dall’Unità Grande Pompei, che permetterà di arricchire il percorso visitabile.
VIDEO DELL’INAUGURAZIONE DEL 19 GIUGNO