La libertà che guida il popolo è un dipinto che mi suscita sempre delle emozioni vivide ed è lapalissiano, almeno per me, ritrovarvi l’unica via per la felicità di un’intera cittadinanza.
Mi piace pensare che la Donna che in questo quadro di Delacroix funge da simbolo di riscatto di un popolo, di ogni popolo se vogliamo, sia l’antesignana di quel meritato sogno di ognuno di noi. La donna vista come mera portatrice di valori sacri quali la libertà, l’uguaglianza e la fratellanza di rivoluzionaria memoria. Proprio quella donna incarna ciò che oggi sembra venire manipolato ed avvizzito dalle contingenze politiche e dalla grettezza elettorale, tesa solo all’acquisizione di voti e di cariche pubbliche.
Invece io in questo splendido ritratto voglio ritrovare la donna di Simone de Beauvoir: ella aveva pressappoco la mia età, ossia quarant’anni, quando ci avvertì dell’esigenza di analizzare l’essere donna; il suo essere donna, partendo dall’osservazione della condizione femminile.
“Donna non si nasce ma lo si diventa” questo fu il suo motto, dando una sua strutturazione filosofica ai secolari rapporti di relazione tra i due generi.
A Simone de Beauvoir interessa affrontare il nodo dell’emancipazione femminile, soprattutto le interessa la “differenza femminile” e la conoscenza profonda dell’essere donna, nella convinzione che l’esistenza preceda l’essenza. Il suo “femminismo dell’uguaglianza” punta a un’uguaglianza sociale e ontologica e alla libera costruzione di un’identità.
Esistere non solo per dare un senso alle quote rosa e fare da spauracchio ai colleghi politici di genere maschile, bensì esserci in quanto donna, con le peculiarità inestimabili che ne derivano: quindi, donne impegnate in politica, che avete saputo farvi eleggere dal popolo, date un senso alla vostra presenza nei luoghi decisionali della politica, lottate per la vera emancipazione delle coscienze di tutti, non fatevi mettere il bavaglio o zittire dall’usciere di turno, portate avanti ideali e prassi a vantaggio di chi vantaggi non ne ha. Solo così potrete impersonificare la libertà che guida il popolo, solo così ne trarranno vantaggio sia gli uomini che le donne, senza censure e senza sotterfugi, con coraggio e passione.
Rita Levi Montalcini diceva che non tanto il perseguimento del successo e il raggiungimento del potere contano quanto la compassione e la simpatia per il prossimo.
Insomma, si perde di vista quello che è importante nella vita come la curiosità e la creatività.
Mi rivolgo alle donne della mia città, elette per il nuovo consiglio comunale, sia nella maggioranza che all’ opposizione, e a quelle che potranno far parte della giunta in qualità di assessore: abbiate il coraggio di dire la verità e di non nascondervi dinanzi a ciò che vi sembra iniquo, nè tantomeno far credere che stiate facendo un favore quando in fondo è solo un’informazione di servizio, per poi rinfacciarlo. Non mescolate la politica e la riconoscenza alle azioni positive che porterete avanti e siate diverse da coloro che vi hanno precedute almeno per umiltà e competenza, lasciandovi affiancare da chi ne sa più di voi senza spocchia e saccenza.
Annalisa Capaldo