
Essere libero/a di dire o di scrivere ciò che si pensa non ha prezzo, senza offendere nessuno e senza mentire.
Infatti direi la verità è un lusso che pochi si concedono: inoltre ho sempre pensato che il popolo sia sovrano, per cui ritengo giusto prendere atto della sua volontà senza per questo osannare i vincitori o denigrare i vinti.
Ma, come in una democrazia degna di tal nome è doveroso esprimere il proprio voto alle elezioni, cosí lo è manifestare pensieri e parole su un giornale, una rivista, un libro, un’assemblea.
Il bavaglio e la censura sono propri dei regimi totalitari che non voglio nemmeno esplicitare in questa sede: ognuno di noi ha antipatie e simpatie e quelle non sono opinabili, ma allo stesso tempo c’è chi le esterna palesemente e chi non lo reputa necessario.
Io faccio parte della seconda schiera solo perche non credo sia auspicabile confondere i giudizi personali con la professionalità e l’onestà intellettuale.
Insomma per indole preferisco scindere l’ideologia della deontologia, fermo restando che non biasimo chi non lo fa: le differenze generano comunque arricchimento e dibattito e sono sempre costruttive.
Da ciò ne consegue che l’imparzialità rivesta per la sottoscritta rilevanza pregnante e che l’ottimismo della volontà unito al pessimismo dell’intelligenza siano sempre il leit motiv del mio modus cogitandi ac vivendi.
Annalisa Capaldo