Tra le storie che meritano di essere ricordate c’è quella del ventitreenne Nicola Nappo, vittima innocente, assassinato per errore nella tarda sera del 9 luglio 2009, dalla camorra, mentre era seduto su una panchina con una sua amica, in piazza De Marinis, zona centrale del piccolo paesino Poggiomarino, a trenta chilometri dalla città metropolitana di Napoli. Nicola fu ucciso perché scambiato per il giovane camorrista Carmine Amoruso, appartenente al clan dei Giuliano. Amoruso aveva qualche giorno prima sfidato il clan dei Campagnoli di Scafati colpendo davanti alla chiesa di Sant’Antonio Vecchio alla testa con un cric a fisarmonica il figlio del boss Sorrentino durante una rissa. L’amica con cui era in compagnia quella sera Nicola era proprio l’ex di Amoruso.E così una nuova giovane vita stroncata dalla criminalità senza alcun motivo. Inoltre nell’estate del 2020 l’ennesima beffa subita dalla famiglia Nappo, i giudici della Corte di Cassazione di Roma annullano la sentenza di condanna ai danni del boss Antonio Cesarano, accusato di essere tra gli organizzatori dell’omicidio. Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani ne rievoca la sanguinosa vicenda attraverso il racconto dello studente Migale Uljanov Piotr Walter, della classe I sez. D, del Liceo scientifico Filolao di Crotone:
“Nicola Nappo è una delle tante vittime della mafia italiana, nato nel 1986 e vissuto a Poggiomarino. Morto a soli 23 anni con 6 pallottole di pistola per uno scambio di persona. La sua famiglia composta dal padre Mario, la madre Elisa e i fratelli Antonio, Giulia e Andrea, a detta degli abitanti del pesino in cui vivevano, erano grandi “faticatori”. Nicola aveva deciso di fare qualcosa anche lui per aiutare i genitori e decise di imparare il mestiere del fabbro. La sera del 9 luglio del 2009 presso la piazzetta Marinis si avviava lo stradone di via Roma che era piena di negozi, botteghe e panchine di pietra levigata. Nella prima di queste era seduto Nicola con la sua ragazza. Poco dopo le 22:30 si avvicinarono due uomini camuffati con una pistola calibro 9 e spararono 6 colpi a Nicola uccidendolo all’istante. La sua ragazza venne colpita alla gamba, Fu portata prontamente in ospedale dove le tolsero il proiettile dalla gamba, sopravvisse, ma rimase sotto shock per lungo tempo. Il motivo per cui un ragazzo bravo, gentile e onesto come Nicola morì, per un tragico scambio di persona, fu la sua somiglianza con il giovane boss Amoruso, la cui morte probabilmente era stata decretata da Antonio Cesarano, boss del clan sorrentino e componente dell’organizzazione della cosca avversaria.Antonio Cesarano venne arrestato nel 2012 e dopo 3 anni fu condannato all’ergastolo. Nel 2020 la condanna venne annullata dalla Corte di Cassazione di Roma.
Sono passati circa 40 anni dalla sua tragica morte, ma la sua memoria è ancora viva. Dal 2013 sono stati organizzati una serie di eventi in suo onore per ricordare la splendida persona che è stata, ma soprattutto il modo tragico in cui è morto. Un dramma nel dramma da cui emerge tutta l’ignoranza, la crudeltà e soprattutto l’assurdità connesse ai disvalori di cui si alimentano i sistemi perversi, le cui azioni non possono trovare alcuna giustificazione in chi abbia assimilato il valore della legalità.” Il CNDDU nel giorno dell’omicidio di Nicola intende ricordare le nobili virtù, l’onestà del giovane vesuviano e il dolore mai rimarginato della sua comunità, soprattutto della sua famiglia, la quale spesso ha affermato di sentirsi dimenticata dallo Stato. Non si possono custodire i diritti dei cittadini senza proteggere anche la memoria di tutti coloro che sono morti da innocenti. E Nicola è morto da innocente. Il nostro impegno oggi è quello di continuare a mantenere viva nel tempo la memoria di Nicola, un bravo ragazzo napoletano, un grande lavoratore che, nonostante le difficoltà lavorative dei tanti comuni vesuviani, provava a costruirsi onestamente un futuro.
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani rileva come il progetto “#inostristudentiraccontanoimartiridellalegalità” stia diffondendo tra le giovani generazioni volti, storie, episodi veramente straordinari per la loro valenza educativa.Prof. Romano Pesavento
Presidente CNDDU. Grazie per la segnalazione alla prof.ssa Debora Cavarretta, Coordinamento Nazionale Docenti della Disciplina Diritti Umani