“I tempi stanno cambiando, nella nostra nuova era la paura e l’odio ci tengono nella nostra gabbia. Stiamo fissando ancora una volta i nostri schermi. Vorrei che la vita reale non fosse così noiosa. A cosa siamo arrivati adesso? L’immaginazione è morta e tutte queste persone sono bloccate a letto…” Così recita il testo di Modern Tense, brano che da il titolo al disco dei King Tree & the Earthmothers. Un testo che fa riflettere, uno sguardo impietoso sul declino della società
moderna, troppo digitalizzata, poco umanizzata. La creatività, l’immaginazione e la ricerca della bellezza nell’arte e nella musica ormai fanno parte di un mondo ormai lontano. Come
professavano i teorici della de-evoluzione negli anni 70, i DEVO, l’umanità, invece di evolversi, deve cominciare a regredire. Ma questo è un altro discorso che non affronteremo adesso. Approfondiremo, invece, la conoscenza di questo trio americano: Henry James (voce/chitarra), Adam Ditt (basso), Derek Eglit (batteria). La genesi di questa band è comune a tante altre genesi: la scuola. Come gli U2 o i miei Moles, gli edifici scolastici sono
stati i luoghi di origine di molti gruppi musicali. Nel caso dei miei Moles, il liceo scientifico statale Nicola Sensale di Nocera Inferiore è stato il luogo d’origine delle talpe nostrane.
Anche nel caso dei King Tree & the Earthmothers, il liceo è stato il loro punto d’origine: Henry e Adam si sono incontrati a scuola ma si esibivano con band diverse. Derek si è aggiunto al nucleo primordiali un paio di anni dopo. La band muove i suoi primi passi nelle
jam sessions improvvisate dopo la scuola: il trio trae ispirazione da questi incontri di massima libertà creativa. Successivamente la band lavora su un primo lavoro, caratterizzato da atmosfere psichedeliche con un marcato accento rock. Con questo mix di ingredienti, il
trio ha man mano raggiunto un ottimo livello musicale e una grande notorietà nel sud della California, grazie soprattutto ad esibizioni dal vivo intense ed avvolgenti, mostrando doti da grandi musicisti. Nel 2023 pubblicano l’album di debutto e calcano i palchi di tutta Europa. Modern tense è, secondo il mio giudizio, un simbolo, un esempio di come le nuove generazioni hanno colto l’eredità di band e musicisti del passato e abbiano cercato di mantenere vivo quel determinato genere musicale. Basti pensare ai Greta Van Fleet, eredi
del rock dei Led Zeppelin o ai miei amatissimi Tame Impala, che hanno ravvivato il rock psichedelico degli anni 60-70.
A loro modo, i King Tree & the Earthmothers sono rimasi legati al cordone ombelicale del rock progressive, animandolo e contaminandolo con la psichedelia e una spruzzata di grunge.
La cosa più sorprendente è che il loro rock progressivo è molto più vicino a quello italiano che a quello anglo-americano. Non ci credete? E allora provate ad ascoltare l’album: fate partire il primo brano Be Free. Dite la verità….. vi aspettate o no la materializzazione della
voce di Fabrizio De Andre dopo l’intro musicale? A mio giudizio si! Il legame limpido, ma involontario, con Mussida e soci (PFM) è palese. L’ascolto è sorprendente, ti fa balzare dalla sedia. Un tuffo in quelle atmosfere che solo noi amanti della buona musica e del rock
possiamo cogliere. Il rock progressivo italiano è massicciamente presente in questo disco: dagli Area alla PFM, da BMS alle Orme. Una bellissima scoperta. L’album è bellissimo. La seconda traccia Great Beyond si muove tra atmosfere “sabbathiane” e quelle presenti in Innerspeaker dei Tame Impala. Belle anche Modern Tense, Light Keeper, Chasing Clouds, Dark Ideals, la ballad Falling Apart. Le tracce migliori, a mio giudizio, sono Be Free, All you
are e What You Feel. E pensare che sono un trio, quindi grande merito va a questi ragazzi per il loro talento, per la loro intensità e per aver portato avanti una tradizione musicale troppo preziosa da far svanire nei meandri insulsi della musica moderna. E come diceva Neil Young: Hey hey, my my Rock and roll can never die!
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