Il podestà era Matteo Silvestri, il vescovo invece si chiamava Teodorico De Angelis. Era il 25 luglio del 1943 e da quel giorno in poi tutto sarebbe cambiato, partendo ovviamente da Roma, dove la buonanima (consentiteci di usare il termine ironico che il crociano Michele Di Loreto usava per definire nelle lezioni liceali il fondatore dell’impero) venne sfiduciata dal Gran Consiglio del Fascismo. Permetteteci, con molta ironia, di usare un termine di paragone con l’accaldato consiglio comunale del 23 luglio ultimo scorso a Nocera Inferiore, quando c’è voluto il tono esperto dell’ex sindaco Romano per calmare una situazione che manco la stragrande parte della minoranza ha condiviso, nata da un improvviso e intempestivo intervento tra un argomento tecnico e l’altro. Chi è intervenuto in modo così inappropriato, è stato in un certo senso sfiduciato dalla Gran Parte del Consiglio Libero e Democratico di Nocera Inferiore. Con Mussolini, sconfitto nettamente quel giorno del ’43 rimasero in pochi: Carlo Scorza (segretario del PNF), Carlo Alberto Biggini (ministro dell’educazione nazionale), Gaetano Polverelli (ministro della cultura popolare), Antonino Tringali Casanuova (presidente del Tribunale speciale), Ettore Frattari (presidente della Confederazione agricoltori), Enzo Galbiati (capo di stato maggiore della MVSN), Roberto Farinacci (che, unico tra i presenti, votò per “l’ordine del giorno suo personale”), Guido Buffarini Guidi. Gli altri si comportarono diversamente:Emilio De Bono (quadrumviro), Cesare Maria De Vecchi (quadrumviro), Dino Grandi (presidente della Camera dei fasci e delle corporazioni), Alfredo De Marsico (ministro di grazia e giustizia), Giacomo Acerbo (ministro delle finanze), Carlo Pareschi (ministro dell’agricoltura e delle foreste), Tullio Cianetti (ministro delle corporazioni),[50] Giuseppe Bastianini (sottosegretario agli esteri),Umberto Albini (sottosegretario agli interni),Luigi Federzoni (presidente dell’Accademia d’Italia), Giovanni Balella (presidente della Confederazione industriali), Luciano Gottardi (presidente della Confederazione lavoratori industria), Annio Bignardi (presidente della Confederazione lavoratori agricoltura), Alberto de’ Stefani, Edmondo Rossoni, Giuseppe Bottai, Giovanni Marinelli, Dino Alfieri, Galeazzo Ciano. A distanza di 81 anni, risulta sotto l’aspetto storico ancora complicatissimo parlare di traditi e di traditori. Invece per il Consiglio dell’altro giorno a Nocera, alcun tradimento politico s’è consumato, al massimo quello del buongusto. Infine permetteci una digressione su un grande Fulvio, calcistico ovviamente, dell’epoca lontana. Fulvio Bernardini: calciatore universale, laureato, allenatore, giornalista, dirigente federale e infine commissario tecnico della Nazionale. Rimase fuori dalla politica negli anni bui e difficili del fascismo (in seguito si professò simpatizzante dell’Uomo Qualunque più che altro per il fatto di essere diventato genero di Giannini) anche se amava ricordare di quando, intasato nel traffico di Piazza Venezia, sorpassò furibondo una Astura entrandoci anche in contatto. Qualche ora dopo fu raggiunto a casa dalla polizia, scoprendo che a bordo di quella macchina c’era il Duce Benito Mussolini, che si stava dirigendo alla stazione Termini per un incontro col premier francese Lavai. Era difficile riottenere la patente ma alla fine il dottore è riuscito anche in quest’impresa. Fu però costretto a disputare un doppio a tennis a Villa Torlonia contro “sua eccellenza”, ovviamente perdendo. Come diceva Schonberg la differenza tra il talento e il genio è che il primo impara, il secondo evolve (m.m.)
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