Questa mattina, il Sindaco Paolo De Maio ha firmato, insieme agli assegnatari, i primi atti di regolarizzazione amministrativa per gli occupanti dei prefabbricati di Montevescovado. Si tratta di un lavoro iniziato nel 2020, con l’ausilio di una società esterna che ha verificato l’istruttoria delle 117 domande di regolarizzazione pervenute.
L’Amministrazione comunale darà priorità agli aventi diritto di via San Prisco 20, per l’imminente trasferimento nel nuovo prefabbricato. Un’attività necessaria per il progetto di riqualificazione dell’intero quartiere.
Le Vele a Scampia, tristemente tornate d’attualità nei giorni scorsi, e a Nocera Inferiore la triste vicenda di Montevescovado, simbolo ancora visibile di una ricostruzione post terremoto 1980 che avrebbe potuto cambiare la faccia d’una intera regione e che invece si trasformò in alcune zone in un affare da capogiro. A Nocera, Palazzo di Città, s’aggiravano in quegli anni, facciamo dal 1982 in poi, camorristi e faccendieri, persino personaggi dei servizi segreti deviati, oltre a camorristi amici o rivali. La politica, non tutta a dire il vero, oscillò tra spartizione (appalti, cemento, ruoli), complicità (pensieri, parole, opere e omissioni) e silenzio (facciamo finta che tutto funziona). Poi c’era la Cassa del Mezzogiorno da svuotare, le mazzette che crescevano fino a diventae tangenti. Fu così che Montevescovado diventò una nuova Scampia. Quelli che parlano bene d’arte, tirerebbero in ballo i princìpi delle unités d’habitation di Le Corbusier, alle strutture «a cavalletto» proposte da Kenzo Tange e più in generale ai modelli macrostrutturali. Fu il dramma dell’arte a prevalere, assieme allo stato dell’arte. La mancata realizzazione di un «nucleo di socializzazione» fu la concausa del suo clamoroso fallimento. Un terremoto in più: l’impossibilità di abitare non solo uno spazio ma un luogo, di doversi rassegnare al distacco dalla città e alla ghettizzazione voluta dall’altra parte della città e incassata dalla parte della città che soffriva Montevescovado rimarrà per sempre una ferita aperta. Ma stamattina, nello sguardo di De Maio mentre firmava e poi mentre spiegava, abbiamo colto un lampo di soddisfazione: il sindaco s’è speso parecchio per quella fetta di città, ora inizia sul serio il cambiamento, per una serie di circostanze favorevoli ma anche per il continuo avanti-indietro con Salerno e Napoli. I frutti veri saranno raccolti dall’amministrazione prossima, si chiama continuità amministrativa per chi facesse finta di dimenticarselo. Ma l’importante è che i frutti reali e tangibili vengano raccolti dalla gente di Montevescovado.
ROSALBA CANFORA