Parlando col mega direttore generale (alla Fantozzi) di politica di paese e di poesie inutili, vengo esortata a rendere pubbliche la mia persona e le mie competenze.
Mi balenano subito i numerosissimi colloqui di lavoro, i concorsi pubblici, i curricula inviati in tutto il mondo e le domande, spesso sciocche, che mi sono state rivolte nel corso degli anni.
Ho risposto al direttore che farei prima a pubblicare il mio curriculum vitae.
Come si fa a parlare di ciò che si è e si è imparato a fare nella vita mediante un articoletto sul giornale?
E soprattutto perché dovrei sbandierare al mondo le mie competenze?
Per narcisismo?
Per dire a quella tipa lí chi sono io e chi sei tu?
Oppure per chiedere all’assessora e a quella consigliera come abbiano fatto ad arrivare a ricoprire quel ruolo quando in realtà lo sanno tutti?
Oppure dovrei dire chi sono e che so fare per ricevere proposte di incarichi?
Niente di tutto ciò, scrivo di me perchè sono avvezza a dire la verità e non mi tireró indietro neppure stavolta.
Ho iniziato a scrivere del tutto gratuitamente sui giornali quando avevo 18 anni e tuttora lo faccio senza percepire alcun obolo o rimborso.
Ricordo che ero in procinto di prendere la maturità classica quando iniziai a collaborare per l’Osservatore dell’Agro, poi per Metropolis, poi per Cronache del Mezzogiorno, poi per Agorá notizie, per la Rotonda, una breve parentesi col Nuovo Nocera. Da quattro anni collaboro con Agrotoday in modo volontario e gratuito.
Ho anche gestito un Caf e un Patronato per il sindacato libero europeo, coordinato la Confesercenti a Cava, ma non starò qui ad elencare tutte le mie esperienze lavorative. Che noia!
Mi piace scrivere, anche brevi romanzi autobiografici e poesie che fanno schifo.
Lo faccio perché da sempre nella scrittura ritrovo me stessa, mi chiarisco le idee: ovviamente detesto ogni forma di censura e finché non ve ne saranno impiegherò parte del mio tempo senza nulla a pretendere.
Ho sempre fatto volontariato e foundraising, dalla mensa dei poveri di Nocera Inferiore ad ActionAid e ritengo che il bene si faccia in silenzio.
Quando la prof. Antonietta Greco suggeri ai miei genitori di iscrivermi al Liceo Classico, eravamo una famiglia monoreddito e mio padre era un operaio precario; in famiglia c’era un prof. di lingua inglese, che cercó di dissuadere i miei dal farlo: i libri, i dizionari di greco e di latino e l’università obbligatoria non erano cose per poveracci. Mi sarei aspettata tutt’altro da un uomo sí colto, omosessuale dichiarato, in un periodo storico non semplice, il secondo dopoguerra, vedevo in lui un vicino Pasolini, che delusione!
Mia madre non stette a sentirlo ed io studiai su vecchi libri di greco e di latino che mi regalò un prof. del liceo Sensale di Nocera Inferiore e che ancora conservo con amore. Grammata e Urbis et orbis sono ormai sdruciti e sottolineatissimi, ridotti a brandelli, ma ancora li prendo come guida durante le mie lezioni e non li getterò mai.
Era il 1997. Mi diplomai senza grosse difficoltà, e mi laureai nei tempi prestabiliti prendendo ogni anno la borsa di studio e studiando sulle fotocopie prestate e regalate da amici e compagni della facoltà di sociologia a Fisciano.
Avevo 23 anni e la mia tesi di laurea, in sociologia politica, non scopiazzata, scritta prima a penna e poi al PC donatomi da papà, aveva un titolo inequivocabile: Pessimismo dell’intelligenza, ottimismo della volontà: gli intellettuali italiani e il PCI dal dopoguerra ad oggi.
Antonio Santucci, mio relatore e compagno indimenticabile di vita, dopo aver letto il primo capitolo sulla Quistione meridionale, affermò in Dipartimento: oh, però Lisetta scrive bene. Insomma cosa credeva? Che fossi solo piume di struzzo rosa in sede d’esame?
La mia passione per la politica nacque proprio ai tempi dell’ Universitá, all’associazione Futura, di sinistra, ma già dalla prima infanzia mi battevo, mettendoci la faccia, per i più deboli e per la giustizia: questo mi ha portato a pagare in prima persona, non sono mai scesa a compromessi, mai ceduto alle avances dei politici per ottenere incarichi e soldi.
Poi cominciai a lavorare ovunque capitasse e nel frattempo continuavo a seguire corsi di specializzazione di ogni tipo.
Presi la patente di guida coi soldi che guadagnai andando a cucinare e a sbrigare faccende domestiche a casa del Signor Carmine, un vecchietto malato di cancro ai polmoni che viveva solo e che aveva ricoperto la carica di Direttore alle Generali di Milano. La casa era piena di libri e mentre mi accingevo a preparare gnocchi e orate al mio datore di lavoro, a spazzare, riempire la lavatrice e pulire bidet, potevo anche colloquiare con un uomo colto, con esperienze bellissime e soprattutto potevo continuare a leggere, mantenendo la promessa fatta ad Antonio Santucci il giorno prima della discussione di laurea. La mia libreria avrà di sicuro qualche libro del Signor Carmine.
Andai anche a lavorare nella fabbrica di pomodori vicino casa mia: dovevo scartare, sul tappeto su cui eravamo in tante, i pomodori gialli e non maturi da quelli rossi e buoni.
Non ci volevano una laurea, un master, dei corsi specifici ed esperienze pregresse ed io ce la misi tutta, come sempre, come in tutto ciò che ho sempre fatto con le mie sole ed uniche forze : alla fine della faticosa giornata uno dei proprietari chiamò sette di noi e ci disse che l’indomani non saremmo dovute tornare al lavoro. Solo io chiesi spiegazioni a questo signore ma non ne ricevetti e da allora compresi cosa fosse il più bieco Capitalismo che tanto avevo studiato sui libri e cosa comportasse il riciclaggio di manodopera giornaliera.
Il servizio civile svolto presso la biblioteca provinciale di Salerno resta il lavoro più bello della mia vita, se posso considerare lavoro la meraviglia del catalogare libri antichi e moderni e scoprire il meccanismo degli scambi librari internazionale: percepivo 433€ al mese e mi pagai la parte d’aula del master in Economia della progettazione sociale nel non profit. Imparai a scrivere progetti europei in inglese, con la parte finanziaria dettagliata e pendevo dalle labbra dei docenti di economia, Mosca e Musella, camminando a piedi da Piazza Garibaldi a Via Mezzocannone: intanto nel grembo cresceva mia figlia Gloria.
Nel frattempo andai a vivere col mio compagno, tuttora è lo stesso, lavorando per una cooperativa sociale come responsabile del servizio domiciliare agli anziani, nella nostra splendida Costiera amalfitana.
Era il 2005 e cominciai a fare politica attiva, candidandomi alle Comunali di Cava de’ Tirreni, dato che a Nocera Superiore non vi erano sedi di partito in cui si faceva davvero politica.
Presi solo 14 voti perché non mi portava nessuno e capii cosa servisse per fare carriera.
Vale ancora oggi ciò che imparai allora. Intanto continuavo a scrivere gratis e divenni mediatrice culturale nella Consulta dei popoli, sempre a Cava.
Partecipai ad una selezione per il Parco scientifico e tecnologico di Salerno, temendo il solito meccanismo delle raccomandazioni, ma con somma sorpresa venni assunta per un anno, per una work experience sulle politiche di genere.
Feci una bella ricerca qualitativa e quantitativa al Comune di Cava e volai a Parigi per presentarla, poi a Pisa e a Roma in qualità di esperta di pari opportunità.
Questo incarico mi diede la possibilità di assistere e prendere la parola nei consigli comunali del tempo e di comprendere i meccanismi taciti e palesi di un parlamentino.
Conobbi tanti politici, anche di livello nazionale, imparai il lavoro degli assessori facendo la segretaria dell’Assessorato alle politiche sociali, continuavo le mie interviste da inviata per Radio MPA con sede a Palomonte.
Il sindaco Luigi Gravagnuolo, filosofo e persona stimatissima, leggendo il mio curriculum vitae esclamò: E una come te che ci fa ancora qui, precaria e sfruttata?
Così mi fu proposto di seguire un corso formativo che poi mi ha segnato tantissimo, presso la Nostra Famiglia di Rotolo, frazione di Cava. Grazie alla conoscenza dell’ICF, Classificazione internazionale del funzionamento, della disabilità e della salute, divenni responsabile dell’ufficio Cild, centro per l’inserimento lavorativo dei disabili, sempre al Comune della cittá metelliana. Era tutto finanziato dai fondi dell’Unione Europea e finiti quelli, dopo 3 anni, andai a casa, ancora una volta disoccupata.
Intanto era il 2009 e aspettavo il mio secondogenito, Alessandro.
Non mi persi d’animo e iniziai ad insegnare a San Prisco di Caserta, con lettere d’incarico, per alcuni master post universitari nell’ambito delle risorse umane. Che bello era preparare lezioni frontali! Divenni espertissima col pacchetto office e le presentazioni in Power point, ma la cosa più entusiasmante è che ancora oggi sono in contatto coi miei allievi.
Ecco, i miei allievi: ne ho avuti tanti, perché per me insegnare è donare un pezzo di me stessa agli altri: italiano, greco, latino, storia, filosofia, economia, sociologia, psicologia, pedagogia, antropologia: tutte cose belle da trasmettere insieme al tanto aiuto elargito per le tesi di laurea nel corso degli anni!
Intanto facevo altri corsi, pure uno come agente di commercio, perchè anche fare l’hostess per i convegni o la promoter al super mi serviva. Avevo già due figli da mantenere.
L’Informagiovani di Nocera Inferiore mi propose di somministrare questionari mirati per una ricerca sociologica dell’Università Cattolica di Milano: non sono mia stata raccomandata e quando mi capitavano queste botte di fortuna le prendevo al volo.
Avevo 33 anni e volevo la mia stabilità lavorativa: m’ imbattei nelle scuole paritarie, facevo la docente, l’assistente amministrativa, l’animatrice, la baby sitter e all’occorrenza la collaboratrice scolastica. Mi davano 150€ al mese per un part-time ma almeno promettevano di versarmi i contributi: per questa faccenda ho ancora dei problemi da risolvere e che non sono dipesi dalla sottoscritta. Insomma al Sud, lo sapevo già, oltre al danno la beffa se non sei figlio di dottori, notai, avvocati, politici, ecc …
Inoltre non ho mai considerato variabili importanti il reddito, le proprietà e i beni materiali del mio partner: ricordo bene tante amiche e conoscenti quanto lo notassero, invece, non solo Ucraine, Moldave e Rumene accusate di togliere mariti alle Italiane.
E conosco pure i viatici per diventare consigliera, assessora, dirigente: poco mi tange, ognuna può farne ciò che vuole della propria dignità, io ho sempre pensato che se vali, nello studio e nel lavoro, non hai bisogno nè di andare a letto con quel tizio potente, nè di sborsare soldi.
Figuriamoci se andavo a sposare un colonnello dell’esercito o un ingegnere ricco, oppure uno che ha case al mare o in città su cui speculare; per questo sono sempre stata ritenuta una sciocca idealista, sognatrice.
Fino al 2017 ho vissuto in Campania, poi sono andata a Trezzano sul Naviglio, la Milano che avevo sempre sognato fin da bambina, anche per amore calcistico, ora era la mia nuova casa. Ho cominciato a fare l’assistente amministrativa a scuola, ad insegnare sempre per passione, ma il Provveditorato mi affidó l’incarico di direttrice dei servizi amministrativi e generali in un Comprensivo di Gaggiano.
Da quell’ esperienza ho imparato tantissimo, in senso pratico proprio, grazie a Mariarosa, DSGA navigata, ed oggi so fare un bilancio, una determina (decisione a contrarre), allocare risorse nei vari aggregati o capitoli, che dir si voglia, (ero già stata consigliera e segretaria verbalizzante nel consiglio di circolo a scuola), prestabilire un piano di lavoro, rispettare scadenze e prevedere entrate e uscite: insomma ho imparato un mucchio di cose, con la stessa sete di conoscenza con cui divoravo libri e guardavo film o ascoltavo musica.
Superati i 40 anni finalmente mi sentivo soddisfatta, continuando sempre a scrivere per i giornali e ad insegnare.
A 43 anni, età avanzata per un figlio, decisi di averne un altro, il terzo e l’ultimo: il mio desiderio venne subito esaudito e decisi di rientrare a Nocera Superiore, con la mia famiglia ovviamente.
Non posso fare a meno di ricordare i momenti più duri della mia esistenza e riconoscere la pochezza d’animo delle persone, specialmente quelle che arrivano ad occupare posizioni immeritatissime: quando, io e mio marito non avevamo più un reddito e chiesi aiuto ad un sindaco, che mi rimise nelle mani di un’assessora, la quale, pur essendosi laureata dopo di me, aveva coltivato le amicizie giuste, non ricevetti alcun aiuto.
Insomma la politica è sporca, ma a Nocera Superiore è stata finora lercia: non so cosa accadrà in futuro, io non mi aspetto nulla di personale, infatti chi mi conosce sa che ho rifiutato ogni proposta di candidatura proprio perche qui valgono i detti: salti chi può, chi ha più polvere spari.
Insomma non so se sia stato utile, piacevole e avvincente questo piccolo resoconto della mia vita, ma ho accettato la proposta del mio direttore.
Oltre alle gambe c’è di più, oltre alle piume di struzzo c’era già di più. Anche a me piace fare sarcasmo ma divento estremamente seria quando passo per quella che scrive solo poesie, che ha tre figli, che ha preso 14 voti.
Non critico chi scopiazza articoli dal web, chi si fa il filler alle labbra, chi prende la laurea on line, chi diventa assessora concedendosi carnalmente, chi prende voti grazie al politico che la porta, chi non conosce la parola umiltà.
Io m’indigno soltanto per non poter dare la mia prestazione d’opera, anche gratuita, alla mia città, pur avendone competenze, volontà, coscienza, serietà.
Annalisa Capaldo