Prima che l’attualità post ferragostana ci riporta a un surplus di articoli d’altro genere, anticipiamo di qualche giorno fa il ricordo di un vanto nocerino: Marco Levi Bianchini, morto a Nocera il 21 agosto di 63 anni fa. I calendari odierni appesi nelle case, al posto dei santi, ricordano l’umido, il secco, la plastica, la carta, il vetro e le ramaglie. È la civiltà che avanza con gli avanzi. Per carità, tutto giusto e rispettabile, tutto pulito e ambientalisticamente corretto. Ma occorrerebbe, accanto a quello dei santi, anche un calendario laico, così si troverebbero spiegazioni a interrogativi delle giovani generazioni. Chi era Marco Levi Bianchini ? Come mai a Nocera gli hanno intitolato una strada ?
Nacque a Rovigo il 28 agosto 1875 (quindi siamo sulla soglia del 150esimo anniversario), primogenito del banchiere Michelangelo Levi, appartenente a una agiata famiglia ebraica veneziana, e di Enrichetta Bianchini. Trasferitosi a Padova con la madre, che non si sarebbe mai più riconciliata con il marito, e i fratelli, completò in quella città i suoi studi conseguendo la laurea in medicina nel 1899. In quegli anni cominciò a soffrire di una forma anoressica-astenica che definì “neurosi reattiva vegetale” e dalla quale, a suo dire, sarebbe completamente guarito dopo il suo incontro con la psicoanalisi. Attratto dalle scienze neuropsichiatriche, subito dopo la laure, frequentò la clinica psichiatrica di Firenze, ma le necessità economiche lo spinsero a cercare un’attività remunerata che gli garantisse la possibilità di mantenersi. Nel 1901 accettò allora, per uno stipendio di 6000 franchi belgi, la proposta di arruolamento come ufficiale medico al servizio del re Leopoldo II del Belgio e capo dello Stato indipendente del Congo, dal 1898 al 1910 dominio personale del sovrano. Il suo servizio come medico militare non ebbe, però, lunga durata, perché, contratta la malaria, ottenne il congedo anticipato.
In questo periodo pubblicò i suoi primi lavori riguardanti essenzialmente la patologia esotica e la neuropsichiatria, e in parte la psicologia: Ematuria tropicale fulminante, in Annali di medicina navale, VIII (1902), 1, pp. 599-611; Meningite cerebro-spinale nei neri dell’Africa centrale: osservazione di patologia esotica, in La Riforma medica, XIX (1903), pp. 1327-1329; Nel centro dell’Africa: perizia medico-legale in un caso di supposto avvelenamento, in Riv. mensile di psichiatria forense, VI (1903), pp. 281-285; Sull’età di comparsa e sull’influenza dell’ereditarietà nella patogenesi della demenza primitiva o precoce, in Riv. sperimentale di freniatria e medicina legale delle alienazioni mentali, XXIX (1903), pp. 559-575; La psicologia della colonizzazione nell’Africa periequatoriale, in Riv. di psicologia applicata alla pedagogia e alla psicopatologia, II (1906), pp. 395-403.
Tornato in Italia, dopo aver esercitato per breve tempo come medico condotto a Cervia e ad Adria, prestò la sua opera dapprima presso la clinica medica dell’Università di Padova, poi nel manicomio di Ferrara. Avviatosi decisamente alla carriera ospedaliera psichiatrica, fu vicedirettore del manicomio provinciale di Catanzaro a Girifalco, poi assistente in quello di Nocera Inferiore. Conseguita nel 1913 presso l’Università di Napoli la libera docenza in clinica delle malattie nervose e mentali, fece un viaggio in Germania per studiarvi l’organizzazione e l’ordinamento dei principali istituti psichiatrici. Chiamato alle armi allo scoppio del conflitto mondiale, diresse l’ospedale da campo n. 246 con il grado di tenente colonnello.
Terminata la guerra, fece ritorno a Nocera Inferiore, dove assunse la direzione del manicomio. Trasferito a Teramo con l’incarico di direttore del locale manicomio nel gennaio 1924, nel 1931 tornò nuovamente a dirigere quello di Nocera Inferiore. Si era intanto definitivamente plasmata la personalità clinico-scientifica: originariamente psichiatra e neuropatologo. Si era formato alla scuola psichiatrica italiana seguendone di necessità l’indirizzo positivista e organicista impresso da Lombroso. Tuttavia, già aperto allo studio della psicologia, quando verso la fine della prima decade del secolo cominciò a interessarsi alla psicoanalisi, aderì entusiasticamente alle dottrine di Freud, col quale intrattenne un rapporto epistolare, e promosse valide iniziative per favorirne la conoscenza e la diffusione in Italia, resa difficile da ostacoli filosofico-religiosi, scientifici e politici: fondò nel 1915 la Biblioteca psichiatrica internazionale, che dal 1921 denominò Biblioteca psicoanalitica italiana, e nel 1920 trasformò il periodico Il Manicomio in Archivio generale di neurologia e psichiatria, dall’anno successivo Archivio generale di neurologia, psichiatria e psicoanalisi, che sarebbe divenuto l’organo ufficiale della Società psicoanalitica italiana; nel 1925 dette vita a Teramo alla Società italiana di psicoanalisi, con il carattere generico di un’associazione di medici interessati alla psicoanalisi, della quale fu segretario fino al 1931. Non fu (e non poteva essere, per la sua formazione) un analista puro, tuttavia, intuita la fondatezza e la profondità della concezione freudiana, recò validi contributi alla psicoanalisi, di cui divenne uno dei primi e più significativi esponenti italiani, pur nei limiti di una estremamente personale impostazione (tendenza all’introduzione di nuovi termini, originale approccio al paziente).
Fu autore di numerosi articoli, molti dei quali riguardarono argomenti psicoanalitici, tra i quali Negativismo mnesico e negativismo fasico – Contributo allo studio psicoanalitico della “conversione” nelle demenze endogene (primitive), in Archivio generale di neurologia e psichiatria, I (1920), pp. 169-194; La psicoanalisi nella fantasia creatrice ed il pensiero autistico nell’arte e nelle psicosi, in Arch. generale di neurologia, psichiatria e psicoanalisi, III (1922), pp. 19-39, 73-76; La dinamica dei psichismi secondo la psicoanalisi e lo stato attuale di questa scienza in Italia, ibid., pp. 40-58; Gli istinti nel sistema dei psichismi umani, ibid., IV-V (1923-24), pp. 109-124; La simbolistica sessuale nel sogno mistico e profano, ibid., VI (1925), pp. 1-25; La meccanica del sogno e l’ambivalenza del psichismo neurotico, ibid., pp. 173-205; Freud e la psicoanalisi, ibid., VII (1926), pp. 103-120; Alcune idee psicologiche e psicoanalitiche sui criteri dell’uomo, ibid., VIII (1927), pp. 133-151; Il narcisismo catatonico nella schizofrenia e la sua estrema espressione: la posizione embrionale (saggio di interpretazione psicoanalitica della catatonia schizofrenica), ibid., XI (1930), pp. 43-60; La morte neurotica e la morte psicotica (catatonica), ibid., XVII (1936), pp. 194-222. Del L. debbono ancora essere ricordate le traduzioni delle opere di Freud (Sulla psicoanalisi: cinque conferenze, Nocera Inferiore 1915; Il sogno, ibid. 1919; Tre contributi alla teoria sessuale, Napoli 1922), di O. Rank (Il mito della nascita degli eroi: saggio di una interpretazione psicologica del mito, ibid. 1921), di C. Frank (Afasia e mutismo, ibid. 1921) e di O. Pfister (Pedagogia e psicoanalisi, ibid. 1927).
Nel 1938, alla promulgazione delle leggi razziali, pur avendo aderito al regime fascista e contribuito alla costituzione del fascio di Teramo, dovette lasciare la direzione del manicomio. In quegli anni restò in Italia e al termine del conflitto poté riprendere, sia pure per breve tempo, il suo posto al manicomio di Nocera Inferiore. Lasciato l’incarico per raggiunti limiti di età, assunse la direzione del periodico Rivista di psicopatologia, neuropsichiatria e psicoanalisi e si adoperò per la ricostituzione della Società italiana di psicoanalisi della quale fu nominato presidente onorario. Pubblicò ancora, fino a età avanzata, numerosi lavori (come Le nevrosi epilettiche o epilessie psicogene e la costituzione mesencefalica o biofrenica, Salerno 1945; Igiene mentale e urbanismo nella civiltà attuale, ibid. 1946; Difesa della psicoanalisi di fronte alla neurosi cristiana antifreudiana, in Arch. di neuropsichiatria e psicoanalisi, II [1955], pp. 269-302; Commemorazione del centenario della nascita di S. Freud, ibid., III [1956], pp. 421-428; La fonte della vita ovvero Il bisogno di essere amati, ibid., V [1958], pp. 49-99) e nel 1956 fu chiamato a presiedere la commemorazione solenne del centenario della nascita di Freud all’Università di Milano. Aveva raccolto una biblioteca privata ricca di oltre 12.000 volumi dei quali circa un migliaio furono acquistati, col consenso degli eredi, dalla Società psicoanalitica italiana, che ne fece il primo nucleo della sua biblioteca romana.